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Napoli, un intero popolo prepara la festa

La città di Napoli pregusta l'appuntamento con la storia! Dopo 33 anni Parthenope si accinge ad accogliere con giubilo uno Scudetto atteso troppo a lungo...

 

Ormai manca soltanto il timbro regio a decretarne l'ufficialità, e dovrebbe giungere nel volgere di pochissime settimane. Il Napoli di L. Spalletti, del fuoriclasse georgiano K. Kvaratskhelia e di bomber V. Osimhen, dopo 33 anni di mistica attesa si appropinqua a brindare al terzo Scudetto della propria storia. In questo spropositato lasso di tempo ne sono accadute d'ogni genere. Si è passati dall'addio alla maglia azzurra di dio Maradona all'umiliante retrocessione in Serie C, dalla gloria all'oblio, dalle ceneri alla rinascita. Ed è mutato pure il Mondo, transitato dal crollo dell'URSS all'invenzione di Internet, dalla guerra fredda al surriscaldamento globale, dalla liberazione di Nelson Mandela alla condanna a morte di Saddam Hussein, dalla crisi del dollaro alla crisi climatica, dall'AIDS al Covid-19, dalla Regina Elisabetta II a Carlo III. Eh già, è cambiato proprio tutto. Anche in Italia, in cui si è transitati dal dominio della Sinistra all'auge dell'Estrema Destra, da Mani Pulite alle “toghe sporche”, dalle quote rosa a quota cento, dal reddito di sussistenza al reddito di cittadinanza.

UNA SPERANZA MAI SOPITA

A ben pensarci una sola cosa è rimasta inalterata negli anni: la speranza del popolo partenopeo di tornare prima o poi a sognare, di rindossare i panni regali, di riscattare mediante il calcio una città che non sempre riesce ad ospitare tra le proprie mura la letizia, e che ha spesso dovuto districarsi tra problematiche ed avversità di varia natura che ne hanno scalfito, a volte persino oltraggiato, l'identità, l'anima, ma mai l'ardore, mai il cuore ardente di passione, la voglia matta di rivalsa, la smania incontrollata di rivincita, il vivo desiderio di gioire, l'innata predisposizione alla festa. Per un ammasso dorato di qualità caratteriali, senza eguali al Mondo, che incarna lo spirito di Napoli. E che unisce un intero popolo. Tutti insieme appassionatamente. “E tu sai ca' non si sulo” cantava non a caso il grande Pino Daniele. Già, perchè quando il Napoli vince, è un'occasione di giubilo e di smisurato orgoglio per tutti. Un'unità di eccitazione surreale che coinvolge l'intera città come in un abbraccio colossale.

UN TRIONFO SIN TROPPO PREVISTO

Il trionfo è ormai dietro l'angolo, lo si tocca quasi con mano, se ne scorge la sagoma, se ne avverte il profumo, se ne coglie l'essenza. Un'apoteosi che paradossalmente - contraddizioni della vita - avrà l'unica pecca all'interno di quello che dovrebbe essere il merito cardine dell'impresa partenopea, ovvero lo strapotere del team di Spalletti, che ha polverizzato la concorrenza. Già, quando la vittoria giunge con un lungo preavviso, facendosi annunciare troppo presto sulla soglia della celebrità, inevitabilmente si affievoliscono le emozioni, si smorzano gli entusiasmi, si raffredda il fervore. Viene meno la magia dell'improvviso, dell'inatteso, si calma il brivido dell'incertezza. Questo Napoli è stato troppo forte, e questo suo dominio totalitario, senza eguali nella storia del calcio italiano moderno, ha dilazionato in comode rate il gaudio, il tripudio, l'eccitazione. Tutte sensazioni che approderanno nei cuori dei supporters napoletani già attenuate dai numerosi preannunci di gloria, dalle incalcolabili previsioni di beatitudine. Forse i tifosi avrebbero goduto maggiormente per uno Scudetto ottenuto all'ultimo respiro, si sarebbero esaltati decisamente di più dopo un estenuante testa a testa con la Juventus o col Milan da decidersi magari in una volata sul filo del fotofinish. Infatti, è innegabile che se non c'è rischio ci si diverte molto meno. Salvo che a rischiare a volte ci si può lasciare la pelle. Ed allora per il Napoli e per Napoli sarà stato meglio così. D'altronde delle emozioni prima o poi si perde il ricordo e non ne rimane più traccia. La storia, invece, resta immutata nel tempo. Per sempre.

Alberto Sigona

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