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Mostra e spazio personale: una stanza tutta per se



Dal 2 aprile al 18 gennaio 2009 Marcella Beccaria propone "Una stanza tutta per se" la mostra che ha curato al Castello di Rivoli, noto museo di arte contemporanea della prima cintura Torinese. Un modo per gli artisti presenti di rielaborare il loro concetto di "spazio interiore" e spazio necessario ad ognuno di noi, esprimendosi attraverso installazioni visive e auditive, sculture o semplici scritte su muri spogli. Molte delle opere sono realizzate appositamente per il luogo che le ospita, il resto fa parte della collezione permanente della Fondazione CRT.

Il percorso è interessante dalla prima all’ultima stanza, alcuni progetti catturano subito l’attenzione e si svelano al primo sguardo, altri senza didascalia sono poco immediati e hanno bisogno di uno studio profondo e del trafiletto di nota dell’autore, quello nell’angolo con cornice bianca, come molta dell’arte contemporanea in generale. Personalmente adoro l’interattività, trovo che stimoli il pensiero e la genialità quindi è apprezzabile tutto quello che fa collaborare artista e visitatore, senza bisogno di intermediari. Di questa particolare esposizione parlerei di stanze principalmente atte a scuotere il torpore della classica visita osservante : Respirare l’ombra del 1999 (sala 19) è una gigantesca griglia che prende tre pareti in cui sono rinchiuse migliaia di foglie d’alloro. Il respiro di chi entra nella stanza è subito messo alla prova dal profumo delle foglie, il polmone di bronzo che vi è posto davanti è un chiaro segnale di come la fragranza risvegli diverse sensazioni a seconda della persona che ne viene a contatto. In sala 32 Cinquanta cinquanta - installazione per un parcheggio (2000) la videocamera di Pipilotti Rist proietta un corto a ripetizione, con immagini di solitudine quotidiana e surreale: l’artista stessa intenta a guardare da una finestra, un uomo che corre nudo ignorato da tutti. Francesco Vezzoli sceglie la stimolazione dell’udito in una piccola stanza-bunker in Greatest Hits – Milva canta Bruce Nauman "Vattene dalla mia mente! Vattene da questa stanza! (Get Out of My Mind! Get Out of This Room!) del 2005 in cui la frase di Nauman contro chi tentava di disturbarlo in un lavoro sonoro del 1968 diventa un monito angosciante reinterpretato dalla teatralità di Milva, con voce crescente. L’opera in assoluto più interessante anche a livello di coup de theatre è quella di Massimo Bartolini Testa n.2- Lo studio (1997-1998) stanza asettica concepita per una persona alla volta, dipinta completamente di un giallo accecante e smussata da tutti gli angoli. All’interno la sensazione è quella di uno straniamento improvviso e della perdita immediata del senso di spazio tanto che gli occhi non riescono più a scorgere né pareti né muri. L’unico elemento esterno è dato da un tavolo di legno su cui è proiettato il movimento stellare dell’universo. La vera stanza della solitudine è questa, in cui niente ti circonda e niente ti insegue, nulla ricorda chi sei e niente ti disturba. Dopo cinque minuti la voglia è quella di rimanere ancora lì, protetti dal mondo esterno e da confini sempre troppo definiti. Anche per raccontare chi sei.



www.castellodirivoli.org





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