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Mondiali di nuoto. Alemanno: "Roma non sarà parte civile contro gli abusi"

Il sindaco fa depositare un atto in cui diffida il segretario dei radicali dal costituirsi parte civile per conto del Comune al processo contro i presunti abusi edilizi dei mondiali di nuoto 2009. Lui replica: "Alemanno sta dalla parte dei potenti. Lo denuncerò alla Corte dei Conti". Per la giunta comunale quegli impianti sportivi hanno diritto a non pagare le concessioni perché svolgono una funzione pubblica, ma per il pm sono esercizi commerciali. Alemanno li aveva già difesi in Procura nei mesi passati e ieri, con quel documento, è tornato di nuovo in soccorso degli imputati. 


ROMA – Gianni Alemanno non vuole che il Comune di Roma si costituisca parte civile nel processo sui presunti mega abusi edilizi realizzati in occasione dei mondiali di nuoto del 2009. È questa la notizia che ieri, durante la seconda udienza del processo a Claudio Rinaldi, Angelo Balducci (commissari straordinari per quei mondiali di nuoto) e altri 32 imputati, ha lasciato sorpresi tutti i presenti in aula.

All’udienza del 5 aprile aveva richiesto di costituirsi parte civile, in nome del Comune, Mario Staderini, segretario del Partito Radicale, che con l’avvocato Giuseppe Rossodivita, consigliere radicale del Lazio, ha proposto un’azione popolare. Lo consente l’articolo 9 del testo unico degli enti locali: «ciascun elettore può far valere in giudizio le azioni e i ricorsi che spettano al comune e alla provincia» a condizione che in caso di soccombenza le spese sono a carico del cittadino che ha proposto l’azione.

Avvertito dal Tribunale dell’iniziativa di Staderini, il Comune ha inviato in aula, all’udienza di ieri, l’avvocato Nicola Sabato che ha depositato al giudice un atto firmato dal sindaco in cui Alemanno scrive di avere deciso di proposito «di non costituire l’Amministrazione comunale parte civile nel processo (…) e di non aderire all’iniziativa processuale assunta dal Sig. Staderini, di cui si chiede quindi venga dichiarata l’inammissibilità». Un atto, che lo stesso avvocato del Comune ha definito «politico-amministrativo», con cui il sindaco prova a neutralizzare l’iniziativa di Staderini, perché il cittadino-elettore può chiedere il risarcimento dei danni per conto del comune solo in caso d’inerzia della pubblica amministrazione. 

Al termine dell’udienza Staderini ha dichiarato indignato ad AgoraVox: «Il tentativo del sindaco Alemanno ha dell’incredibile: non solo non si è voluto costituire parte civile, ma vuole impedire a un cittadino di farlo a nome del Comune. È chiaro da che parte vuole stare Alemanno: quella dei potenti anziché quella dei cittadini». Un’interpretazione maligna quella del segretario radicale, che accusa il primo cittadino di collusione con gli imprenditori spregiudicati legati alla “cricca”. Eppure Alemanno quegli imprenditori li ha sempre difesi.

Il 22 luglio scorso andò a testimoniare in Procura in qualità di persona informata sui fatti e ribadì ai magistrati che quei permessi straordinari rilasciati dal Comune «sono stati ispirati dalla valutazione della natura pubblica delle opere eseguite e del conseguente interesse della città al mantenimento delle stesse». Si tratta di due atti amministrativi: il procedimento amministrativo avviato dal IX dipartimento lo scorso inverno per concedere permessi a costruire in sanatoria e la delibera 196 con cui sono stati esentati dal pagamento degli oneri concessori quattro circoli (Roma Team Sport, Sport 2000, A.D. Polisportiva città futura e Circolo canottieri Aniene).

Quando il pm Sergio Colaicco chiese conto ad Alemanno di queste strane agevolazioni, il sindaco rispose: «Il problema non è che non si vogliono far pagare gli oneri», ma se a questi centri si riconosce il valore di opera pubblica, allora gli oneri non devono essere versati. Che questi impianti siano opere pubbliche «è stata la nostra valutazione. Potrà essere una valutazione sbagliata, ma non ha secondi o terzi fini. Poi se chiaramente da parte dell'autorità giudiziaria emerge che non è un'opera pubblica allora cambierà completamente la situazione». Poi i giudici hanno stabilito che anziché l’interesse pubblico, questi centri perseguono interessi commerciali privati. Ma per il sindaco la situazione non è cambiata.

Il centro sportivo Acquaniene, tra i quindici sotto accusa, è il più famoso. Che quella nuova piscina per i mondiali di nuoto fosse “non essenziale” lo aveva detto ai pm anche Giovanni Malagò, allora presidente del circolo, oggi imputato nel processo. Nel capo d’imputazione il pm Colaicco contesta un mega abuso edilizio costituito da una foresteria, due piscine e un fabbricato di 4100 metri quadrati con tanto di esercizi commerciali, bar, ristorante, sala fitness e ludoteca.

Tutto costruito, secondo l’accusa, senza un titolo idoneo e in violazione dei vincoli paesaggistici. E alla storia dell’interesse pubblico di questo monumento all’abusivismo il pm non vuole credere: secondo la Procura l’Acquaniene, di cui Alemanno è socio onorario, «esercita in realtà un’attività commerciale altamente redditizia» ragion per cui «ne consegue che l’opera non sia destinata alla soddisfazione dell’interesse pubblico». Ma per il sindaco è giusto che non paghi.



Non solo. A gennaio, con il rimpasto di giunta, Alemanno ha anche nominato assessore alla mobilità Antonello Aurigemma, già presidente della commissione trasporti in consiglio comunale. Aurigemma, che non è imputato nel processo per abusivismo, è però coinvolto nell’indagine collegata della procura di Firenze sul “sistema gelatinoso” della Protezione Civile negli appalti per i Mondiali di nuoto.

Secondo i magistrati Aurigemma «ha potuto godere dell’effettuazione di lavori edili gratis presso un immobile nella sua disponibilità per avere prestato una particolare attenzione in un’attività amministrativa a beneficio del Centro Salaria Sport Village» di Diego Anemone, un altro dei centri sotto accusa nel processo. Lui nega tutto, ma già prima che il caso Anemone emergesse sui giornali sosteneva pubblicamente che l’allargamento del Salaria sarebbe stato «un fiore all’occhiello per il nostro territorio». Poi, il 25 maggio 2009, la magistratura romana pose lo Sport Village sotto sequestro per la violazione dei vincoli paesaggistici e ambientali, e Aurigemma parlò al telefono con Anemone lamentando che non fosse stato possibile intervenire in Comune per condonare le irregolarità.

Per tentare di mettere a tacere le polemiche che iniziavano a circolare negli ambienti politici della capitale, ieri sera il capo gabinetto di Alemanno, Sergio Basile (che non è parente di Maurizio Basile, l’ad dimissionario dell’Atac), ha rilasciato un comunicato stampa: «per quanto riguarda le cinque strutture realizzate in regime di concessione, le delibere di Giunta ne hanno riconosciuto la natura pubblica e il valore rispetto alle richieste della città». Ovvero, la Giunta assolve gli imputati, anche se secondo i magistrati la realizzazione di quelle strutture avrebbe danneggiato i cittadini.

«Per gli impianti restanti – continua il comunicato – se fossero ritenuti abusivi, nessun onere confessorio sarebbe dovuto, e all’amministrazione spetterebbe il compito di abbatterli o acquisirli. Non si configurerebbe dunque un danno patrimoniale. Nel caso in cui vi fosse invece un credito pubblico, il suo recupero avverrebbe mediante le ordinarie procedure amministrative».

Ma a Staderini non basta. E mentre il suo avvocato deposita al processo la sentenza di un precedente in cui l’azione popolare è stata ammessa in un processo penale nonostante il parere contrario del Comune, il segretario dei Radicali annuncia ad AgoraVox: «Se non verremo ammessi al processo in rappresentanza del Comune, denuncerò Alemanno alla Corte dei Conti per aver impedito alla città di vedersi riconosciuti i danni subiti».

Può darsi che Staderini abbia torto, che Alemanno non abbia firmato quell’atto per venire incontro agli imprenditori della “cricca delle piscine”. Ma quando l’avvocato del Comune ha depositato quel documento al giudice, gli avvocati, in aula, hanno esultato: non solo possono sperare che, in caso di condanna, i loro assistiti non dovranno risarcire anche il Comune, ma adesso il giudice dovrà dimostrare che sono stati commessi degli abusi a danno di una parte offesa, la vittima del reato, il Comune di Roma, che non si riconosce tale.

Che lo abbia fatto di proposito o meno, Alemanno a quei trentatré imputati eccellenti ha regalato una ciambella di salvataggio di tutto lusso. A spese dei romani.


Sulle costituzioni delle parti civili il giudice deciderà il 30 maggio.

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