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Mondiali di Sci | Fede Gigante

Per l'Italia si è conclusa una kermesse da ricordare... La veterana Federica Brignone è stata il simbolo della nostra rassegna iridata.

La parabola standard di un atleta prevede che questi raggiunga l'apice del proprio rendimento, ed eventualmente della celebrità, fra i 26 ed i 30-31 anni d'età (anche se a dire il vero negli ultimi lustri l'età media del picco di “produttività” sta tendendo a spostarsi un pochino più avanti...). Ma ovviamente, come in ogni precetto di madre natura, non scarseggia l'eccezione. E l'evoluzione di Federica Brignone ne rappresenta un valido esempio. La carabiniera lombarda ricorda il vino, che migliora invecchiando. Lei, infatti, sino alla soglia dei 30 anni disponeva di un palmares poco più che modesto, con sporadiche affermazioni in Coppa del Mondo, e quasi il nulla nelle altre grandi manifestazioni internazionali come Mondiali od Olimpiadi, per un gruzzolo complessivo che ne faceva un'atleta sì di buon livello, ma senza spingersi oltre il discreto. Ma di lì a poco la ragazza milanese, grazie ad una grande dose di tenacia e ad un notevole spirito di sacrificio, sarebbe riuscita a trovare quella continuità inedita volta a farle mutare in meglio il proprio status, per un inatteso crescendo rossiniano che l'avrebbe condotta su inesplorate vette auliche. Proprio nella fase agonistica in cui in genere ci si accinge a riporre in baule ogni desiderio, e magari s'iniziano a tirare le somme della propria carriera, la Brignone ha avviato una vera e propria svolta al suo percorso professionale, indorandolo non poco. Ritagliandosi un considerevole spazio nella storia dello Sci Alpino e naturalmente dell'intero sport italiano. Il mutamento ebbe inizio 5 anni fa, nell'anno pandemico 2020. In quella stagione sarebbe arrivata, infatti, la storica conquista della Coppa del Mondo Generale, prima azzurra a riuscirci, per un'impresa che a suo tempo era sfuggita persino alla leggendaria Deborah Compagnoni, e che in assoluto, uomini compresi, non si registrava dal lontano 1995, quando un certo Alberto Tomba iscriveva il suo nome nell'Albo d'Oro. Sempre nel 2020 arrivavano pure 2 Coppe di specialità (Gigante e Combinata). Nel 2022, al termine di un'altra stagione di alto livello, riusciva a portare a casa la Coppa di Super Gigante. L'anno successivo, a consacrarne la nuova statura, sarebbe arrivato il primo Oro iridato (in Combinata), lei, che sino ad allora si era fermata ad un solo Argento, abbrancato molti anni prima (in Gigante), nel 2011, a soli 20 anni, quando si potevano a mala pena intuire le sembianze da futura campionessa. Nel frattempo le vittorie, i podi ed i piazzamenti onorevoli in Coppa del Mondo sarebbero aumentati di frequenza in maniera esponenziale, attestandosi di diritto fra le grandi star del circo bianco. Nel 2024, a dispetto dell'avanzare impietoso dell'età, ormai 34enne, eccola ancora in auge, intenta a frantumare ogni primato di longevità, alzando l'asticella delle possibilità agonistiche sempre più in alto, ponendola su quote innovative. Frattanto le vittorie in Coppa sarebbero diventate 32, per un bottino regale che al momento le permette di occupare la prima posizione fra le italiane all time, la seconda in assoluto dietro il sommo Tomba (che comanda dall'alto dei suoi 50 trionfi).

In questi Mondiali, sulle nevi austriache di Saalbach, la “tigre” lombarda ha toccato probabilmente la cuspide della propria scalata professionale. Dapprima si è fregiata dell'Argento in Super Gigante, portando a quota 4 le proprie medaglie iridate in carriera; quindi pochi giorni dopo, al termine di una gara magistrale, eccola svettare imperiosamente nello Slalom Gigante (in cui non vincevamo proprio dai tempi della succitata Compagnoni, ovvero da quasi 30 anni...), conquistando un prestigioso Titolo volto a suggellare un curriculum opulento, in grado di proiettarla fra le étoile più luccicanti di sempre del firmamento tricolore. È certamente lei il simbolo azzurro di questi Campionati del Mondo, in cui l'Italia, pur con qualche delusione sul groppone (come quella concernente il nostro faro Sofia Goggia, anche stavolta giunta a questo torneo in condizioni approssimative), è riuscita a farsi onore, vincendo anche il Titolo a squadre miste, ponendosi ai primi posti di un medagliere che come da copione ha visto prevalere ancora una volta la maestosa Svizzera (davanti ad Austria, Italia e USA), con ben 5 Ori, in una kermesse in cui le sorprese hanno di gran lunga sopravanzato le premesse. Basti pensare al successo del tutto estraneo ad ogni preventivo dell'outsider austriaco Raphael Haaser (27 anni), che sulle montagne di casa ha... giganteggiato (è proprio il caso di dirlo, vista la specialità in cui si è imposto) in Slalom Gigante, lui che prima d'ora non aveva mai vinto una gara di Coppa del Mondo (con soli 4 podi complessivi), un po' come l'emergente svizzero 23enne F. Von Allmen, 1° in Discesa Libera con alle spalle una sola affermazione in World Cup (5 podi totali). In ambito donne fra le rivelazioni occorre citare l'americana Breezy Johnson, che a 29 anni ha finalmente ottenuto il primo successo di rilievo in carriera, conquistando la Discesa femminile. Gli unici a non smentire i pronostici (a parte la nostra Fede) sono stati lo svizzero Marco Odermatt - il fuoriclasse più atteso, che nel SuperG, sfoderando l'ennesima performance magistrale, ha regolato diligentemente la concorrenza (anche se da lui ci si sarebbe aspettato almeno un altro Oro... magari in Discesa) - e l'altra elvetica Camille Rast (1^ in Slalom Speciale). Fra coloro che hanno colpevolmente dato buca all'appuntamento prefissato con la gloria citiamo al volo il norvegese Henrik Kristoffersen, il francese Clement Noel e l'austriaco Vincent Kriechmayr, mentre fra le donne hanno schivato le aspettative la svizzera Lara Gut, la padrona di casa Cornelia Hutter e la svedese Sara Hector. E ovviamente la già citata Sofia Goggia, alle prese da sempre con una sorta di maledizione iridata che le preclude ogni gioia. Per delle defaillances più o meno eclatanti che confermano appieno come spesso le previsioni non trovino riscontro nella realtà, concedendo asilo all'inimmaginabile. A volte, come asseriva lo scrittore americano George Leonard, “La previsione più sicura che possiamo fare sul futuro è... che ci sorprenderà”.

Alberto Sigona

Foto Wikipedia

 

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