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Mills, prescritto ma corrotto ugualmente

Alla fine è arrivata la prescrizione. Le sezioni unite della Cassazione ieri sera hanno stabilito che l’avvocato inglese David Mills è stato corrotto dal Premier Berlusconi, ma il reato è prescritto.

Mills, prescritto ma corrotto ugualmente

Un po’ la si aspettava questa prescrizione. Grazie alla legge n. 251 del 5 dicembre 2005, meglio nota come ex Cirielli o “legge salva-Previti”, il reato commesso da David Mills è caduto in prescrizione. La legge, infatti, fissa i termini di prescrizione di un reato al massimo della pena edittale, se superiore ai sei anni: oltre quel periodo il reato viene considerato estinto. E ha stabilito che i tempi per il reato di corruzione in atti giudiziari fossero di 10 anni e non più di 15.
 
Alla prescrizione del reato si è arrivati perché i giudici hanno ritenuto che la corruzione dell’imputato sia avvenuta non nel mese di febbraio del 2000 ma in quello di novembre del 1999. Son passati dieci anni da allora e quindi il colpevole non può più essere punito. Viene quindi annullata la pena di 4 anni e mezzo stabilita in Appello ma viene confermato il risarcimento di 250 mila euro alla Presidenza del Consiglio. Una beffa. L’altro imputato infatti, il presunto corruttore dell’avvocato inglese, è il Presidente del Consiglio. Era Romano Prodi il primo ministro quando Palazzo Chigi si costituì parte civile.
 
David Mills quindi si è salvato con la prescrizione ma rimane comunque colpevole per essere un corrotto che ha testimoniato il falso, nel novembre ‘97 e nal gennaio ’98, a favore di Berlusconi, imputato nei processi Fininvest-Gdf e All Iberian.
 
Nonostante in tutto questo periodo gli esponenti di centro destra e della stampa berlusconiana abbiano sbraitato per un processo che secondo loro si celebrava senza uno straccio di prova, è da ricordare come tutto sia nato da una lettera di Mills al suo commercialista, in cui, preoccupato dei possibili guai col fisco, confessò di aver ricevuto 600.000 dollari per quelle false testimonianze, un “regalo” che Mr. B. gli aveva fatto per averlo tenuto “fuori da un mare di guai”. Affermazioni che confermò successivamente durante l’interrogatorio del luglio 2004.
 
Ora, dato che se c’è un corrotto ci dev’essere per forza un corruttore, il Premier dovrà sbrigarsi a far approvare il temuto “processo breve”, in quanto domani a Milano riprende il suo processo e la sua prescrizione scatterà a febbraio 2011 (in quanto il Lodo Alfano ha bloccato il dibattimento per un po’), e c’è il tempo per una condanna in primo grado. Gli servirebbe l’approvazione della legge sul “processo breve” in quanto quella sul legittimo impedimento comporta il congelamento dei tempi di prescrizione e non riuscirebbe comunque a farla franca. 
 
Intanto è cominciato il solito teatrino col solito teorema “prescrizione=assoluzione”, l’attacco ai giudici politicizzati le cui “tesi creative sono state smontate” (Jole Santelli), ed è cominciata anche la gioia perché è stata “sconfitta la gestione di rito ambrosiamo della giustizia” (Cicchitto, dopo essersi tolto cappuccio e grembiule). E’ dai tempi della sentenza Andreotti che si tenta inutilmente di spiegare che la prescrizione certifica che il reato è stato commesso. “Commettere” nel dizionario significa “fare, compiere, specialmente cose non buone”. Inutili i tentativi di far assimilare questo concetto così complicato e astratto.
 
Titolone in prima pagina de Il Giornale: “Processi, vittoria di Berlusconi”. “Schiaffo della Cassazione ai pm”. “Mills è prescritto: la causa non doveva nemmeno essere celebrata”.
 
Intanto non si capisce perché la causa non doveva essere celebrata, dato che è stato giudicato colpevole, e ancora di meno si capisce il principio secondo il quale, anche se la condanna si dovesse tradurre in assoluzione (e questo non è proprio il caso), il processo non si dovrebbe neanche cominciare. Un processo prende il via perché ci sono delle prove che qualcuno ha commesso un reato, se poi i giudici stabiliscono che l’imputato è innocente, tanto meglio per l’imputato.
 
Ma la cosa che colpisce di più è come Feltri nel suo editoriale riesca a propinare ai suoi lettori una tale quantità di frottole e di ragionamenti con cui manco gli scrittori di fantascienza sarebbero in grado di reggere un confronto. “Il lettore si domanderà a questo punto che cosa c’entri il premier con il legale britannico praticamente assolto. C’entra, eccome se c’entra. Perché se il reato è prescritto per Mills lo sarà presto anche per il Cavaliere (fin qui non fa una piega) che, pertanto, Lodo Alfano o non Lodo Alfano, non dovrà presentarsi in tribunale per discolparsi (perché, quando mai si è presentato in tribunale?). Se non c’è più il corrotto (e dov’è finito?) non ci può essere neanche un corruttore (perfetto)”.
 
Da sottolineare l’uso dell’avverbio “praticamente”, da oggi entrato nella storia del lessico giornalistico italiano. “Praticamente assolto”, essendo Feltri “praticamente un giornalista”.
 
Nella seconda pagina lascia posto direttamente al capo che parla delle sue persecuzioni giudiziarie, il tutto tratto da un estratto dal libro di Bruno Vespa “Viaggio in un’Italia diversa”, in cui ovviamente si difende affermando di non aver mai conosciuto l’avvocato David Mills e dove attacca il giudice Gandus, attivista dell’estrema sinistra.
 
Monotono come un disco rotto, il premier comunque mostra una certa prudenza rispetto ai suoi giornalisti. Ieri ha dichiarato di essere “soddisfatto a metà”, ciò vuol dire che, non avendo ancora la demenza senile preso il sopravvento, sa benissimo che Mills è prescritto e colpevole, ma che lui dovrà mettere ancora a lavoro i suoi avvocati in parlamento, se vuole sperare di non prendersi una condanna almeno in primo grado. Ma siamo sicuri che il prode Ghedini riuscirà a sistemare tutto ancora una volta. I cavilli e le leggine ad hoc sono il suo pane quotidiano.
 
D’altronde, stanno lavorando per noi. 
 

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