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Messico: 13 poliziotti accusati di omicidi e rapimenti

In un paese dove i crimini subiti non si denunciano perché della polizia non ci si fida, tredici membri delle forze dell'ordine sono ora sotto accusa per essere parte di una gang criminale. Gli agenti - pur giovani - sarebbero legati a sette omicidi e quattro rapimenti eseguiti dal gruppo.

Le accuse sono pesanti: omicidio, rapimento, possesso di droga e armi. Per questo sono finiti sotto il torchio degli investigatori tredici agenti della polizia messicana, e con essi cinque civili, tra i quali il capo della gang. Come spiega il Los Angeles Times il fatto alimenta la pessima fama delle forze dell'ordine locali, ma anche della città di Acapulco, "dove i cartelli della droga e altre gang criminali hanno permesso di rendere la città una delle più letali dell'emisfero". È infatti ad Acapulco che gli omicidi si sono svolti, una città da settantasette omicidi per 100mila abitanti.

Secondo quanto dichiarato dal portavoce del settore sicurezza del governo messicano Eduardo Sanchez, l'operazione dovrebbe essere vista dalla popolazione come un passo in avanti. Dovrebbe insomma permettere alla cittadinanza di avere una maggiore fiducia dell'autorità pubblica. Il portavoce cita al riguardo qualche dato, come quello che vede ottantuno poliziotti indagati per corruzione negli ultimi dieci mesi. Ciononostante lo stesso Los Angeles Times non può da parte sua non riportare l'aumento dei casi di estorsione e rapimento, anche se gli omicidi sono in diminuzione. Fatto che non può non confermare la fragilità del governo nazionale di fronte alle autorità locali e alla microcriminalità, testimoniato tendenzialmente - anche in altri paesi - proprio da rapimenti e relative richieste di riscatto (si pensi all'Afghanistan).

La vastità del fenomeno tra l'altro è testimoniata da dati di ben diversa portata. Un esempio chiave sono i cento milioni di dollari che le gang pagano ogni mese ai poliziotti corrotti. Ma basterebbero le immagini riportate dalla CBC in cui si vedono membri della polizia federale entrare armati in un hotel, mettendo a rischio quindi anche gli stranieri (analogamente a quanto segnalato per i poliziotti sotto indagine). Un elemento da non sottovalutare, se si considera come la cattiva fama di molte città messicane incida sul turismo.

Sicurezza e indotto sono quindi al vaglio negli equilibri (e nelle reciproche accuse) che hanno visto l'avvento del presidente Peña Nieto, il sostituto di Calderon che vorrebbe mettere fine al fenomeno e allo spargimento di sangue che ne consegue. Nessun effetto sembra tuttavia essere rilevabile, così come nessun effetto ha avuto la decisione di Calderon di inviare l'esercito per porre un limite ai cartelli della droga: dal 2007 si contano circa 80mila morti legati al traffico di droga. 

La tolleranza - spiega Sanchez - non è proprio prevista. Neanche una strategia che vada oltre la militarizzazione, a quanto pare. Una mossa, questa, che in Colombia è stata davvero efficace: ora i contadini devono avere paura sia delle Farc sia dei militari. Un colpo di genio, non c'è che dire.

 

Foto: Jorge Martinez/Yörch/Flickr

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