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Messico: la guerra dei Narcos

Mazatlan è una città con un quartiere coloniale bellissimo, da tempo è abitata da canadesi e yankee che vengono qui a svernare. 
 
Ha una spiaggia lunga 25 km., un paio di isole di fronte, delfini e balene che transitano al largo. L'ho frequentata per giorni, sono andato a dormire in un quartiere un po' così e lì ho vissuto giornate "intense".
 
Al mattino il sole non ammette che tu poltrisca nel letto, è forte, caldo e mette addosso voglia di muoversi. C'è l'abitudine di vendere i giornali con lo strillone che, in pratica, ti fa l'elenco delle notizie più importanti. E qui sono per lo più notizie di morte.
 
L'esercito pattuglia la città costantemente, così fa la polizia federale, quella comunale e quelli addetti alla prevenzione del crimine. Li vedi girare sulle loro camionette scoperte, con le mitragliatrici sul tetto ed i mitra nella tua direzione. La pretesa è quella di rassicurarti, la voglia che ti viene è di scappare via.
 
Quando sono sceso, un giorno, per il consueto tragitto alla ricerca di un "collettivo" ho beccato qualche macchina posteggiata in modo strano. Mi sono avvicinato ed i buchi sulle fiancate così come il sangue all'interno hanno spiegato meglio del giornale quello che era successo la sera prima.
 

Spettacolo impressionante, ma mai come quello dei 15 corpi decapitati trovati sulla spiaggia ad Acapulco il 19 gennaio di quest'anno. Mercoledì scorso nella stessa città un gruppo di persone armate ha mandato a fuoco un centro commerciale, è arrivato l'esercito ed alla fine tre sono rimasti sul terreno. Due teste senza corpo sono state trovate da un'altra parte mentre nello stesso stato (Guerrero) sei poliziotti venivano uccisi in un agguato, tutto nello stesso giorno.

Il giorno in cui sono partito da Mazatlan i vari regolamenti di conti hanno fatto 17 morti. Un'intera famiglia sterminata e buttata in un canale, cinque ragazzi rapiti al pomeriggio e fatti ritrovare avvolti in sacchi di plastica, sette in un pueblo sulla sierra. 
 
In quest'ultimo posto l'azione è stata di tipo militare ed il commando era composto da circa 40 elementi. Prima di intervenire l'esercito e la polizia federale hanno dovuto organizzare una colonna che li garantisse da eventuali agguati.

 
Il presidente del Mexico ha detto che il suo paese è impegnato in una guerra senza tregua e che la situazione va migliorando, ha sciorinato dati sui flussi turistici mostrando ottimismo sul corso degli eventi.

Parlando di quanti muoiono in scontri a fuoco, vittime innocenti capitate nel posto sbagliato, lo stesso presidente ha detto che si tratta di danni collaterali e che come tali devono essere giudicati. Durante un'intervista televisiva uno dei generali, impegnato in questa guerra, ha raccontato come lui ed i suoi uomini non stiano a perdere tempo con i sospettati: "Li uccidiamo e basta".
 
Negli ultimi cinque anni le statistiche raccontano di 40.000 morti solo per questi fatti. Le stesse statistiche non contemplano un altro genere di violenza, quella che si consuma in altro modo sulle donne. Uno dei pochi settimanali che si occupa di questo è PROCESO, in un recente articolo tratta di questo tema e lo fa non risparmiando dati e fotografie. In una di queste ciò che è successo a Gabriela Muniz uccisa dopo essere stata torturata e lasciata penzolare seminuda dal cavalcavia di una strada. 
 



Il Mexico, con i suoi paesaggi fantastici e le spiagge lunghe km lungo le quali puoi passeggiare senza incontrare anima viva.
 
Un posto da sogno che si e' trasformato in un inferno per tanta gente.
 
Ho chiesto le ragioni di tutto questo ad Alvarez un delegato sindacale dello SME, il sindacato che da quasi due anni occupa con una tendopoli la piazza di fronte al parlamento Mexicano per protestare contro il licenziamento di 45.000 lavoratori del settore e la privatizzazione dell'azienda.
 
"Una volta la droga transitava da qui dalla Colombia e raggiungeva gli Stati Uniti. Oggi i cartelli non si occupano più solo della distribuzione ma anche della produzione"
"Come è accaduto?" gli chiedo
"Oggi un contadino non ha interesse a produrre quello che produceva una volta, il latifondo e le grandi aziende vincono la guerra dei prezzi, impongono le loro politiche e scelgono quello che devi coltivare. 
Questo passaggio ha fatto sì che i signori della droga avessero mano libera nel proporre un tipo di coltivazione che rende molto di più. Questo spiega anche la ferocia di certe azioni, specie nella sierra".
 
Parlando della stessa cosa Warren Campbell, un americano che vive a San Blas, mi ha detto: "Gli USA durante la seconda guerra mondiale imposero ai messicani di rendere disponibile una parte delle coltivazioni per produrre quanto necessario per fare la morfina. L'occupazione del triangolo d'oro da parte dei giapponesi li aveva messi in crisi e loro ne avevano bisogno per curare i loro soldati".
 
Penso per un attimo al corso degli eventi, alle trasformazioni che avvengono ed all'impatto che hanno sul corpo di una nazione. Alla cecità della politica ed alla pretesa dell'economia di pensare ad altro che non alle conseguenze dirette ed indirette del proprio sviluppo.
 
Penso a questa gente, a come ci tengono a fermi sapere che non era così un po' di tempo fa. A come soffrono. Penso anche all'assenza di notizie su questi fatti, alla volontà di spiegare gli eventi.
 
Penso a quanto sarà dura uscire da questa situazione in questo sistema e con questi valori.
 
 
Nota: foto dell'autore (per l'uso chiedere prima)

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