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Martina Levato e Achille: la magistratura ammette (implicitamente) l’inutilità del carcere

La “coppia dell’acido” ha avuto un bambino.

Lo possono tenere o bisogna toglierlo a loro ed alle loro famiglie?

Benché non ami le storie mediatiche, ad ogni servizio del TG su questa vicenda, rimango perplessa e la mia testa comincia a lavorare, anche se non voglio: nonostante la poca stima che posso provare per questi due, io sono certa che non sia giusto togliere un figlio ad una madre, con qualunque tipo di forza, anche con la legge.

Di questa vicenda, non mi interessa tanto stabilire se questi due ragazzi siano o meno in grado di fare i genitori, quanto piuttosto l’opinione che lo Stato ha di sé stesso.

Martina e Alexander sono stai condannati a rimanere in carcere per 14 anni, sotto la tutela dello Stato, che se li è presi in carico, come le altre decine di migliaia di detenuti, per tenerli li fermi, a contar giorni e studiare la maniera per uscire il prima possibile, come le altre decine di migliaia di detenuti.

Lo Stato e la magistratura, dicendo che questa coppia non è adatta ai compiti genitoriali, tra le righe, ha detto un’altra cosa: “Il carcere non serve a niente”.

Nella prospettiva dei prossimi 14 anni, i magistrati sanno benissimo che queste due persone non potranno mai uscire migliori di come sono entrate, ma al limite peggiori. Quindi se oggi, 19 Agosto 2015, Martina ed Alexander non sono in grado di essere genitori, lo saranno ancor meno il 19 Agosto del 2029, quando avranno terminato la loro pena (probabilmente prima di questa data).

E l’affermazione che il bambino subirà uno shock, nel crescere con dei genitori in carcere, dimostra la posizione di chi il carcere lo conosce solo come il luogo in cui, in nome della legge, manda gli altri.

Questa preoccupazione viene contraddetta dalla realtà dei fatti: quanti bambini mi è capitato di vedere ai colloqui, in questi anni? Subire le stesse torture degli adulti? Dalle attese, alle perquisizioni? Fino a dover vedere il proprio padre da dietro un muretto invalicabile? O poterlo sentire per pochi minuti alla settimana al telefono?

Cosa differenzia questo neonato, da tutti gli altri bambini che dividono la loro giovane vita, per anni, tra scuola, catechismo e carcere?

Ma la magistratura, ipotizzando la possibilità di dare in adozione il bambino, ha semplicemente detto: “Il carcere è disumano, illegale, una scuola cattiva, capace solo di esacerbare gli animi di chi ci finisce dentro. Da qui a 14 anni, non solo queste due persone saranno peggiori di oggi, ma ci sarà un’altra persona, il piccolo Achille, avvelenato dal carico d’odio a cui verrà esposto, nel periodo di detenzione dei suoi genitori”.

Tutto vero. Ma nessun giudice avrà mai il coraggio di scrivere queste parole in una sua sentenza.

Piuttosto che aprire un dibattito legittimo, sul metodo di esecuzione penale, inutile e dannoso, di questo Stato, la magistratura si limita ad ammetterne i limiti, non con le parole, ma con il frutto delle sue decisioni. Lasciando che le cose continuino ad essere sempre uguali.

Facendo pagare l’incompetenza istituzionale, al malcapitato di turno, che può solo attendere una carta bollata, con firma del magistrato, per scoprire cosa ne sarà del suo futuro.

Questo articolo è stato pubblicato qui

Commenti all'articolo

  • Di Emilia Urso Anfuso (---.---.---.110) 19 agosto 2015 19:34
    Emilia Urso Anfuso

    Mi spiace dissentire: nel caso in questione, la decisione di togliere il neonato a questi due genitori è determinata dalla loro pericolosità, dall’abiezione psichica, dal fatto - anche - di non essersi mai pentiti dei loro gesti insani.

    Lei preferirebbe che questo figlio crescesse in queste mani? Perchè non prova invece a riflettere sui tanti casi di figli minori tolti alle famiglie solo perchè poco abbienti?

    Credo che si stia davvero facendo una campagna nazionale buonista dove davvero non sarebbe il caso.

    Un saluto

    EAU

    • Di Carcere Verità (---.---.---.10) 20 agosto 2015 16:26
      Carcere Verità

      Buongiorno, sono l’autrice dell’articolo. La ringrazio per aver dissentito in maniera così educata: mi soddisfa di più, quando desto critiche, perché stimolano la discussione.

      Nell’articolo dico tra cose:

      1. nessuna forza ha il diritto di strappare un figlio alla propria madre (anche con pretesi "fin di bene")

      2. non mi interessa stabilire se loro due possano o meno fare i genitori

      3. la più importante: lo Stato è il primo a credere di non essere in grado di migliorare le persone che arresta e condanna.

      Il mio blog nasce proprio per denunciare l’inutilità del carcere e questo fatto di cronaca dimostra come gli stessi magistrati siano i primi a non credere nel ruolo sociale del carcere (la Costituzione affida alla pena il compito di rieducare...non dimentichiamolo).

      Ma invece che dirlo apertamente, celano il loro pensiero dietro questi provvedimenti, che tra le righe dicono: anche se rimarranno 14 anni sotto la tutela dello Stato, questi due non miglioreranno di certo, come persone.

      Per finire, "buonista", per me è come "perbenista", sono due aggettivi che non mi si addicono: sono convinta e lo ripeto: nessuna forza ha il diritto di strappare un figlio alla madre. E’ semplice umanità e non buonismo.

      La ringrazio ancora per il commento e spero di leggerne altri, in futuro.

      Emanuela

    • Di roberto basile (---.---.---.123) 22 agosto 2015 03:20

      Mi permetto di aggiungere due considerazioni:

      1) il punto di vista del minore: che porta a dire che non è bello togliere i genitori ad un bambino (non solo la madre, quindi!) , a meno di comprovato comportamento deleterio per il bambino stesso e rischio per la sua stessa incolumità fisica;
      2) forse il carcere non redime, anche se non ne farei una regola generale e assoluta, certamente però le responsabilità genitoriali possono fare moltissimo per indurre chi ha commesso errori, anche gravi, ad uno sforzo di comprensione per i bisogni altrui. Doversi prendere cura di qualcuno che dipende completamente da noi, costringe volenti o nolenti mettere in discussione i propri egoismi, primo e decisivo passo per migliorarsi.
      Naturalmente, neppure questa può essere una regola assoluta, ci sono sempre le eccezioni: quei due sciagurati costituiscono un’eccezione?

      Comunque, tutta questa storia mi puzza tanto di gossip e di accanimento mediatico pruriginoso, e giornali e i palinsesti ci campano la famiglia. Ed il solito schieramento tra intransigenti e buonisti, mi lascia poche speranze che ci sia un reale interesse umano verso questi tre sventurati. E per finire, mi piacerebbe chiedere a chi sta prendendo queste decisioni, pubblicizzandole adeguatamente per avere il proprio quarto d’ora di notorietà, se non crede che sia il caso di indagare a fondo e togliere la prole anche a famiglie notoriamente mafiose, o camorriste, malavitose in genere: certo, se i legami di sangue non sono più al primo posto e ciò che conta è assicurare ad un bambino genitori brave persone ed un ambiente dove possano essere educati per diventare in futuro onesti cittadini (secondo il giudizio di vari "esperti"), una famiglia di mafiosi non è il posto ideale per crescere.
      Ed ho forti dubbi anche sulle famiglie di zingari, di mussulmani integralisti e, in genere, su tutti quelle che non ci appaiono come "normali".
      A quando i test attitudinali per stabilire il grado di "adeguatezza" ad essere genitori?
      Questa società più mette regole e paletti per scongiurare il male, più diviene disumana.
  • Di Carcere Verità (---.---.---.10) 23 agosto 2015 23:19
    Carcere Verità

    Il carcere non redime: non è una regola generale. Ma la "redenzione" dipende più da un’attitudine personale e soggettiva, che da un sistema ben organizzato.

    Le iniziative encomiabili del carcere esistono e hanno già il loro spazio nell’informazione pubblica. Non si può dire altrettanto delle violazioni (sovraffollamento a parte). Vale la pena parlarne, perché il silenzio le copre e incoraggia.

    Mi è molto piaciuta la sua ultima frase:

    "Questa società più mette regole e paletti per scongiurare il male, più diviene disumana"

    Perché nel continuare a costruire regole, si dimentica dell’ideale umano, che dovrebbe ispirarle!

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