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Marina Serafini

Dottore in filosofia e dottore in scienze della formazione, ho conseguito diversi master e corsi di specializzazione in comunicazione, formazione, selezione del personale e project management. Affascinata dal mondo del web marketing e dello storytelling management. Da anni impegnata nella gestione di Risorse Umane, in area didattica e nel problem solving aziendale. Mi piace dire qualcosa parlando di altro, mi piace parlare dell'uomo...
 

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  • Primo articolo venerdì 08 Agosto 2016
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Ultimi commenti

  • Di Marina Serafini (---.---.---.208) 20 agosto 2017 18:50
    Marina Serafini

    Salve, le rispondo solo ora perché le notifiche relative ai commenti non arrivano. Mi scuso, dunque. La mia nota non era un’accusa nei confronti di Hegel, ma una riflessione, forse un po’ appassionata, proprio su quanto lei andava scrivendo. Mi spiego meglio: oggi si parla di postverita’, di crisi della vera notizia, di manipolazione informativa..di ipnosi di massa, di storytelling, e chi più ne ha piú ne metta. Ed è tutto maledettamente vero: viviamo in una realtà raccontata, e raccontata con intenti spesso nutriti da forzosi interessi privati (e monetizzati). Personalmente non credo che in passato sia stato molto diverso. Dagli antichi miti alle Historiae dei romani, fino agli albori del moderno marketing, con Bernays, il famigerato padre della grande propaganda. Oppure basterebbe dare una scorsa al Breviario dei politici di Mazzarino, o alla Psicologia delle folle di Le Bon... L’uomo vive raccontando, ha detto qualcuno, e apprende dai racconti. E dietro ad un racconto esiste sempre un intento. Ieri come oggi. Quanto ad Hegel sono personalmente irritata con chi ha fatto il passo verso l’esistenza e poi se ne e’ ritratto "comodamente" verso l’assoluto. Un po’ come fece Heidegger nella sua Khere... Una fuga da quella storia che lui stesso voleva inizialmente far vivere coscientemente dall’interno, una rinuncia che ha pagato con la decadenza sconvolgente degli ultimi anni, quelli dei "quaderni neri". Fuggire dalla storicità é negare la propria stessa umanità - e con essa quella di ogni altro. A rileggerla presto.

  • Di Marina Serafini (---.---.---.208) 20 agosto 2017 18:09
    Marina Serafini

    Personalmente ritengo poco corretto separare la persona da quanto va comunicando. Un po’ come voler separare il modo in cui è scritto un testo dal suo contenuto: la forma appartiene al contenuto perché contribuisce a costituirlo. Ho ascoltato vari interventi di Fusaro e non mi sembra poi così innovativo e controcorrente: nelle sue parole emergono concetti un po’ triti, e l’esibizione di un certo narcisismo intellettuale, tipico di chi si sente parte di una elite culturale - dinamiche per altro già vissute in molte aule della facoltà di filosofia. Inoltre parlo di disonestà intellettuale perché - almeno in merito a quanto gli ho sentito disquisire - ho assistito ad alcune manovre manipolative e distorsive dell’altrui pensiero al fine di portare acqua al proprio mulino. Si che la filosofia ha molto a che fare con l’ermeneutica ed i processi interpretativi, ma quando si esagera scientemente c’è dolo! Ammetto comunque di non aver proseguito oltre la mia frequentazione.... Magari, da allora, qualcosa é cambiato.

  • Di Marina Serafini (---.---.---.208) 18 agosto 2017 17:03
    Marina Serafini

    Ciao... Si, concordo pienamente! Una realizzazione geniale, incisiva e tremendamente strana.

  • Di Marina Serafini (---.---.---.208) 18 agosto 2017 16:58
    Marina Serafini

    Possiamo usarle tutti...Dobbiamo solo riscoprirle!!!

  • Di Marina Serafini (---.---.---.37) 18 agosto 2017 09:41
    Marina Serafini

    Diego Fusaro: un robotico ripetitore di teorie elaborate da altri in contesti specifici. Onnipresente, noioso, fazioso e intellettualmente scorretto. Si vende negli spazi sociali più disparati; ho assistito ad una sua "performance" anche in un sedicente centro di formazione che derubava ignari curiosi con manovre da multilevel. E lui lì a sparlare di Platone e di Heidegger, e della globalizzazione economica. Sciorinava termini tecnici "per soli addetti"( tra la noia di tutti) esibendo il tesserino che gli fa attribuire dall’anonimo sociale il titolo di "filosofo". Ma essere filosofo é ben altro che conoscere nozioni di storia della filosofia e qualche sistema di pensiero del passato. Esser filosofo significa essere amante della saggezza, avere la capacità di esercitare il pensiero critico sugli eventi della nostra vita, e la capacità di parlare a proposito. Ma questo, la società anonima non lo sa, e nemmeno se ne cura, abituata com’è a bearsi di show fanfaroni e stereoscopici. E individui come Fusaro sono ospiti perfetti per foraggiare l’illusione della cultura della cultura, per confondere e accreditare, per rimescolare un po’ quel pastone che ci viene propinato di continuo. Vetri articolari multicolori: incuriosiscono, affascinano, forse, per un pó, e poi vengono buttati in un angolo fino alla dimenticanza. Giocattoli di nessuna utilità.

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