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Marina Serafini

Dottore in filosofia e dottore in scienze della formazione, ho conseguito diversi master e corsi di specializzazione in comunicazione, formazione, selezione del personale e project management. Affascinata dal mondo del web marketing e dello storytelling management. Da anni impegnata nella gestione di Risorse Umane, in area didattica e nel problem solving aziendale. Mi piace dire qualcosa parlando di altro, mi piace parlare dell'uomo...
 

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  • Primo articolo venerdì 08 Agosto 2016
  • Moderatore da domenica 09 Settembre 2016
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Ultimi commenti

  • Di Marina Serafini (---.---.---.208) 18 agosto 2017 17:03
    Marina Serafini

    Ciao... Si, concordo pienamente! Una realizzazione geniale, incisiva e tremendamente strana.

  • Di Marina Serafini (---.---.---.208) 18 agosto 2017 16:58
    Marina Serafini

    Possiamo usarle tutti...Dobbiamo solo riscoprirle!!!

  • Di Marina Serafini (---.---.---.37) 18 agosto 2017 09:41
    Marina Serafini

    Diego Fusaro: un robotico ripetitore di teorie elaborate da altri in contesti specifici. Onnipresente, noioso, fazioso e intellettualmente scorretto. Si vende negli spazi sociali più disparati; ho assistito ad una sua "performance" anche in un sedicente centro di formazione che derubava ignari curiosi con manovre da multilevel. E lui lì a sparlare di Platone e di Heidegger, e della globalizzazione economica. Sciorinava termini tecnici "per soli addetti"( tra la noia di tutti) esibendo il tesserino che gli fa attribuire dall’anonimo sociale il titolo di "filosofo". Ma essere filosofo é ben altro che conoscere nozioni di storia della filosofia e qualche sistema di pensiero del passato. Esser filosofo significa essere amante della saggezza, avere la capacità di esercitare il pensiero critico sugli eventi della nostra vita, e la capacità di parlare a proposito. Ma questo, la società anonima non lo sa, e nemmeno se ne cura, abituata com’è a bearsi di show fanfaroni e stereoscopici. E individui come Fusaro sono ospiti perfetti per foraggiare l’illusione della cultura della cultura, per confondere e accreditare, per rimescolare un po’ quel pastone che ci viene propinato di continuo. Vetri articolari multicolori: incuriosiscono, affascinano, forse, per un pó, e poi vengono buttati in un angolo fino alla dimenticanza. Giocattoli di nessuna utilità.

  • Di Marina Serafini (---.---.---.37) 18 agosto 2017 08:34
    Marina Serafini

    Questa escalation di privazioni e limitazione del potenziale umano dilaga giá da tempo, purtroppo. Anche le università, in Italia, si sono adeguate, facendo dello studente un mero cliente, uno che paga, e che se si sente scontento va altrove. Giusto in teoria, ma in pratica questi clienti vengono abituati ad ottenere riconoscimenti privi di valore effettivo, gratificazioni teatrali in cambio del minimo sforzo, quindi é necessario regalargli le caramelle per evitare che i giocattoli, vada a comprarli altrove. Tutta la "cultura" corrente concorre in questo: il sistema scolastico, la educazione in famiglia, i messaggi e gli input che arrivano martellanti da un marketing sfrenato, che educa alla dispersione, alla mancanza di regole, ad una libertá suicida perché irrispettosa - di se stessi come degli altri. Lo strumento piú criticato oggi é proprio quello che invece potrebbe e dovrebbe aiutare a trovare soluzioni utili, ed é il web. Ma ne viene stravolta l’utilità, utilizzato come veicolo principale per la dispersione e per fomentare l’anonimato di quella generazione che ha un disperato bisogno di affermarsi. Ragazzi che vogliono dire di esserci, ma lo fanno in modo distruttivo, non evolutivo. Le molte distrazioni, l’invito alla superficialità, acquistare a tutti i costi, essere bombardati da miriadi di informazioni banali ed eterogenee che saturano e stancano i processi del pensiero. Rumore, tanto rumore e tanta sporcizia. Vedo una umanità sempre più confusa, più sola, una umanità che si fa poche domande, e che si lascia vivere, un po’ rassegnata, un po’ perduta. Una povera umanità che si presta - a volte con ingenuo entusiasmo - ad essere considerata merce, e che si fa brutta, sempre più brutta. Brutta perché snaturata. Ecco che allora il contenitore sociale in cui agisce, quello che ne orienta i modi, si plasma per accogliere il nuovo prodotto: le scuole, il mondo del lavoro...Le istituzioni si adeguano: i polli da batteria richiedono un sistema ben organizzato per il loro utilizzo! Ma a differenza dei polli, siamo dotati di creatività, ed è ciò che nella storia dei tempi ci é sempre venuto in soccorso per uscire da situazioni difficili. Ma ce la stanno oscurando, ci stanno convincendo che non l’abbiamo. Non bisogna crederci: questa è solo manipolazione! Scuotiamoci e ripartiamo dal pensiero analogico, dalle intuizioni. Ricominciamo a dare ascolto ai nostri sogni, e impariamo di nuovo a decodificarli. Ripartiamo dalle immagini che generiamo noi stessi, non da quelle che altri, per altrui interessi, ci mettono addosso.

  • Di Marina Serafini (---.---.---.37) 18 agosto 2017 01:17
    Marina Serafini

    Un grande film, un regista magistrale.

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