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Maradona ct della nazionale: i 3 motivi della scelta

Ieri, nel giorno del suo 48esimo compleanno, c’è stato l’annuncio ufficiale: Diego Armando Maradona è il nuovo commissario tecnico dell’Argentina. E, senza trascinarsi dietro chincaglierie diplomatiche, alla prima intervista ha affermato di avere esperienza e competenze per questo incarico.

 

La lotta di potere tra Carlos Bianchi e Sergio Batista ha fatto uscire il più tradizionale terzo incomodo: Bianchi lo volevano i caporioni della squadra e quelli che venivano dal River; Batista lo voleva la Federazione, che lo pagava meno, e i giovani olimpionici da lui guidati in Cina; Maradona forse non lo voleva nessuno, ma alla fine si siederà sulla panchina più calda dell’Argentina (se non del mondo; in Argentina c’è una sorta di detto: “ Se sei cabron o fai il Ct della nazionale o il Presidente della Repubblica).

 

Il ritorno di Maradona nel calcio vero è stato uno scoppio che davvero in pochi si aspettavano, ma i motivi di questa scelta sono almeno tre.

 

Prima di tutto serviva un allenatore stimato se non temuto dal gruppo, un totem inattaccabile. Per la teoria del cabron di cui sopra, tutti coloro che hanno guidato l’Argentina hanno fatto una brutta fine in quanto a stima personale. Questa Argentina poi, con così tanti galli nel pollaio e le armonie di squadra che sotto Basile si stavano sfaldando aveva bisogno di un monumento di personalità inavvicinabile. E solo Maradona può esserlo.

 

Il secondo motivo riguarda la piccola faida interna tra i giovani (Messi, Aguero, Banega, Mascherano) che vogliono spazio fisso e copertine e i vecchi (Zanetti, Cruz, Cambiasso) che vogliono il timone e la voce in capitolo in fase di convocazione (ad esempio tenere sempre un posto caldo  per l’amico Crespo).

 

In terzo luogo, l’AFA (Fedrazione argentina) ha cercato di prendere il meno peggio nel raffronto qualità-prezzo. Se fosse stato scelto Carlos Bianchi, l’ingaggio suo e dei suoi collaboratori sarebbe stato di sicuro molto alto, in quanto l’ex tecnico della Roma in patria è una sorta di genio nazionale, un allenatore vincente e carismatico. Se fosse stato scelto Batista, le spese sarebbero state minori, ma la piazza avrebbe subito evidenziato la difficoltà di mantenere lo spogliatoio da parte di un allenatore con nessuna esperienza forte alle spalle.

 

Si è scelto Maradona perché non viene pagato molto (le sue finanze sono alla frutta), si porta dietro Bilardo che lo guiderà nella gestione tattica delle partite e altri collaboratori economici come Troglio che cureranno la parte atletica. Diego servirà a tenere la squadra in cambusa mentre lui, da capitano coraggioso, sfiderà i taccuini e le telecamere. In Sudafrica chi parlerà delle notti di Palacio, della vita non irreprensibile di Messi e della ruggine tra Mascherano e Cambiasso? Tutti gli occhi saranno puntati su Diego che parlerà di tutto cercando di depistare il mondo intero.

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