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Mango a Sassari, il rock dolce del poeta buono

Il calore dei sassaresi ha stretto il cantautore di Lagonegro.

Mango a Sassari, il rock dolce del poeta buono

"…Abbiamo avuto occasioni, non rimpiargele mai…" Il refrain de "La stagione dell’amore" sublime brano di Franco Battiato, sfuma nel caricato arrangiamento del discepolo lucano. Che sembra attuare proprio le parole che canta, in questa nuova tourneè 2010, partita pochi giorni fa da Palermo. Intitolata "Gli amori son finestre" come il suo ultimo album edito lo scorso anno, il tour di Pino Mango, fa tappa in Sardegna. A Sassari il concerto (giovedì 18 marzo) attira un folto pubblico al teatro Verdi, con l’allestimento curato dall’associazione Le ragazze terribili. Sull’isola era assente da circa quattro anni. La gran parte dei suoi caldissimi sostenitori presenti al Verdi, aveva riempito il palasport di piazzale Segni (nel settembre 2006) quando il cantautore di Lagonegro cantava l’ultimo vero album d’inediti "Ti amo così".

Da allora sembra essersi fermato il tempo, per la voce dall’ugola d’oro, ma proprio perché il tempo è avanzato, lasciando inevitabilmente ricordi ed esperienze alle spalle, lo spettacolo può dirsi un successo, superando le consuete e più rosee aspettative.

La "novità" del nuovo live di Mango è che non ci sono novità. Ovvero quelle che s’intravvedono, confermano solo l’avanzata anagrafica, compensata comunque da una scenografia e da un lavoro apprezzabile di squadra. Immutata quella dei musicisti: Carlo De Bei e Carlo Fimiani formano un duo acustico, affiatato e difficilmente superabile alle chitarre, Nello Giudice al basso, Rocco Petruzzi (tastiere e programmazione), Giancarlo Ippolito alla batteria sono i partner indissolubili di Mango. La sua voce, lunga e penetrante, è sorretta e collegata (nelle più evidenti e frequenti pause di respirazione) da Rosa Lembo. La bionda e bella vocalist, dal timbro possente e fine, è garanzia indispensabile per gli oltre 150 minuti di musica ed emozioni.

Un po’ forzate e dense nel déjà vu di un repertorio, riveduto in piccoli correttivi che non guastano ne arricchiscono il collaudato palinsesto sonoro. Iniziato con un ingresso trionfale dal fondo della platea intorno alle 21.00 con una cover in inglese, la prima di una cospicua serie, in omaggio anche a John Lennon, spesso evocato durante lo show. L’attacco alla scaletta della sua produzione è"Nella mia città", accompagnata da una suggestiva luna piena, proiettata sul fondale alle spalle dei musicisti. "Contro tutti i pronostici", è la vera novità della serata (un po’ poco in uno spazio comunque abbondante che arriva a sfiorare la mezzanotte). Il brano è uno degli inediti tratto dal nuovo album, l’omonimo che titola il tour e raccoglie un’’antologia delle canzoni più belle e realizzate dal vivo.

Cavalli di battaglia affidabili che lo resero grande e continuano a renderlo speciale, nel caloroso rapporto con i fans. Così "Mediterraneo" è il primo di una serie di remake che producono applausi e pause dove il poeta si sostituisce al cantante. Le riflessioni scambiate con il pubblico, molto più coinvolto durante i brani, sembrano assecondare più il solista che la platea.

Questa si scioglie nella seconda parte dello show, quando Mango estrae il meglio di sé. "Come l’acqua", "Oro", "Lei verrà" sono cantate da tutti e il tempo questa volta sembra riavvolgersi di almeno un ventennio. I virtuosismi acustici delle chitarre accentuano tendenze rock che si mescolano ai suoni etnici del mediterraneo, dove le armoniche vocali di Mango creano l’atmosfera voluta. C’è uno spazio intimo, solo al piano, dove oltre "Oro", Mango esegue una struggente "Mia madre". "La rosa dell’inverno" e "Monna Lisa", precedono un finale davvero generoso. Il bagno di folla è l’epilogo che accontenta tutti, anche i più giovani che non sono pochi in sala. Il poeta rock del Novecento canta l’amore puro nel terzo millennio. Una sfida antica e sincera che non tramonta.

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