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Ma quanto è facile uscire dall’euro

Chiunque pensi che uno o più paesi possano uscire dalla moneta unica senza che ciò causi un effetto equivalente ad un evento bellico, è un folle o semplicemente uno sprovveduto, che vive a pieno titolo nella società dell’”opinione pubblica globale”. Quella che pensa bastino i social network per avere il mondo in mano.

Mesi addietro Lord Wolfson, amministratore delegato del retailer inglese Next, offrì una “taglia” di 250.000 sterline a chi avesse prodotto suggerimenti operativi per giungere alla ordinata fuoriuscita di uno o più stati dall’euro. Di fatto, si trattava di un tentativo di sistematizzare il modo in cui dissolvere l’Eurozona riducendo la devastazione che ciò implicherebbe, con buona pace di tutti gli scienziati che “è facile, basta uscire dall’euro e svalutare”, con frasi di complemento del tipo “si può fare come l’Argentina, no?”

Ebbene, in questi giorni si stanno tirando le somme di quell’invito, e possiamo dire di avere conferma di tutti i nostri sospetti: l’operazione è tutt’altro che semplice, per usare un eufemismo. Tanto per cominciare con le banalità, servirebbe una bank holiday molto lunga, per impedire corse agli sportelli del paese in uscita (poveri illusi). Ma questa sarebbe solo condizione necessaria, ed assai poco sufficiente. Sul piano procedurale, poiché l’uscita dall’euro non è codificata, si ipotizza di poter ricorrere ad una “procedura di revisione semplificata”, dei trattati, per la quale servirebbe comunque unanimità dei paesi. Inoltre, secondo i suggerimenti finora pervenuti alla giuria del premio (riportati sul blog della Frankfurter Allgemeine Zeitung), ipotizzare l’uscita di un solo paese sarebbe troppo pericoloso, perché scatenerebbe un effetto contagio che travolgerebbe tutti gli anelli deboli della catena.

Servirebbe dunque, contestualmente a blocco delle banche e controlli valutari alle frontiere, anche l’introduzione di una nuova moneta unica, destinata ai paesi del “blocco del Marco”, per neutralizzare gli spalloni che riuscissero comunque a valicare la frontiera e a tentare di raggiungere Monaco con bauli di euro. Come scrive il blog della FAZ, semplificando brutalmente, una nuova valuta servirebbe “per distinguere il contante tedesco da quello greco”. E provare con i vopos?

Dopo aver introdotto le nuove banconote, occorrerebbe poi modificare tutti i distributori automatici. Chi ricorda il tempo richiesto per queste operazioni nella transizione all’euro sa perfettamente che l’operazione inversa, che avverrebbe in modo caotico e panicato, provocherebbe un collasso dell’attività economica.

Poi ci sarebbero gli effetti distributivi della conversione, che coinvolgerebbero privati e (soprattutto) aziende, molte delle quali sarebbero dissestate dal nuovo sistema valutario. Le multinazionali tendono ad avere una sussidiaria di tesoreria, che gestisce l’indebitamento in modo centralizzato. Spesso la giurisdizione delle passività è quella olandese, e l’Olanda finirebbe nel gruppo dell’euro-marco. Ciò vorrebbe dire un enorme aumento dell’onere del debito per le imprese coinvolte. Servirebbero quindi degli imponenti salvataggi: il sistema, lasciato a sé stesso, finirebbe travolto dalla illiquidità e da dispute legali sulla giurisdizione nazionale di attività e passività. La stessa Bundesbank, che ad oggi vanta crediti di circa 500 miliardi di euro verso i paesi deboli dell’Eurozona per effetto degli afflussi di depositi verso le banche commerciali tedesche, si ritroverebbe con minusvalenze pressoché equivalenti ai propri cosiddetti “attivi” contabilizzati nel sistema Target 2, ed andrebbe ricapitalizzata per mano del governo federale.

Da questa prima rapida ricognizione (che è tutto fuorché una sorpresa, per chi legge questo sito), siete ancora convinti che “basta uscire dall’euro, e svalutare la nuova moneta”? Se la risposta è affermativa, siete in ottima compagnia visionaria. Anche i falchi della FAZ lo credono. Come commentano nel post.

«Una uscita dall’euro è davvero difficile e costosa, ma è possibile. Che la riforma alla fine paghi dipenderà da come si stimano i costi di salvataggio dell’euro»

E hai detto niente. Ma c’è anche la valutazione “politica”:

«Una cosa è chiara: l’unione valutaria appare condannata e dobbiamo iniziare a cercare alternative»

Su questo (almeno) concordiamo pienamente. Ma chiunque pensi che uno o più paesi possano uscire dalla moneta unica senza che ciò causi un effetto equivalente ad un evento bellico, è un folle o semplicemente uno sprovveduto, che vive a pieno titolo nella società dell’”opinione pubblica globale”. Quella che pensa bastino i social network per avere il mondo in mano.


Questo articolo è stato pubblicato qui

Commenti all'articolo

  • Di (---.---.---.70) 3 febbraio 2012 13:12

    Finalmente qualcuno che dice le cose come stanno. Bravo.

    E ora attendiamo sereni la lapidazione da parte degli "indignados" o meglio dire ignorantes..
  • Di Geri Steve (---.---.---.59) 3 febbraio 2012 15:10

    Non e’ una novita’, ma siccome molti credono il contrario, e’ stato ottimo chiarirlo con questo articolo. Complimenti.

    Va detto che la faccenda sarebbe sempre sconvolgente, ma meno drammatica, se tutti i 17 paesi che adesso adottano l’euro ne uscissero contemporaneamente. Questo renderebbe necessario convertire tutti i titoli, i crediti e i debiti attualmente in euro in altri titoli, crediti e debiti in valute nazionali. Ma ci sarebbero lo stesso grandi contenziosi, fughe di capitali e insolvenze, con inevitabili crisi e fallimenti.

    L’euro e’ stato costruito male, e’ una trappola senza via d’uscita ed e’ difficila costruirla adesso.

    Forse si farebbe prima a ri-costruire bene l’euro, con una vera banca centrale ed un vero governo europeo, ma sono decenni che non se ne vede la volonta’

  • Di (---.---.---.236) 3 febbraio 2012 16:22

    signori, ma non basterebbe che la BCE possa prestare direttamente agli Stati e non comprare titoli nel mercato secondario, cioè dalle banche private, e che sia l’ecofin a decidere il tasso con cui la BCE presta moneta agli Stati? No perché senno’ come si puo’ accettare che una istituzione che rappresenta un popolo sovrano vada a chiedere soldi a istituzioni private? E poi la BCE se non ha un compito pubblico che ci sta a fare?

     
  • Di (---.---.---.52) 3 febbraio 2012 16:27

    beh ora anche la cina aiuta l’ euro..... quindi ce la fara....

    articolo vecchio

    ciao

  • Di (---.---.---.190) 4 febbraio 2012 13:24

    Tutto dipende da COME si esce dall’euro.
    E’ ovvio che per 2-3 anni si soffrirebbe, ma credo si soffri già abbastanza ora e si soffrirà ancora a lungo se rimaniamo dell’euro affinché valga la pena studiare realmente le procedure migliori per uscire dall’euro.

    L’Europa unita è un’utopia, un’ideolgia mondialistica che non rispecchia affatto la realtà. Dal Portogallo alla Romania, dall’Irlanda alla Grecia, con tanto di Germani e Francia messe in mezzo. Occorrerebbe un’unione politica, economica, fiscale ed anche culturale. Ciò significa distruggere (come già stanno facendo) le singole realtà locali e relative autonomie.

    Perché ad esempio aver fatto entrare la Romania?? Solo per delocalizzare le imprese e far sì che possano esportare negli altri paesi membri senza barriere doganali.
    Sino a che, nei paesi "vecchi" il costo del lavoro del lavoro sarà pià caro, sino a che le leggi e la burocrazia continuerà a stritolare le imprese, queste continueranno a spiccare il volo. A danno del nostro tessuto industriale e rendendoci sempre più dipendente negli approviggionamenti da paesi più poveri.

    E’ l’intero sistema mondialista, folle, che va rivisto!

    Non si può continuare a fare crepare di fame i nostri contadini, mentre importiamo le merci che qui potremmo produrre a metà prezzo dalla romania (latte ad esempio), dall’Africa, dalla cina e così via.

    L’Europa diventerà una mera società di servizi, dipendendente dai paesi più poveri, i cui ricchi saranno solo le multinazionali che fanno profitti sulla pelle dei poveracci e "giocando" , anzi speculando successivamente in borsa con l’ausilio dei finanzieri. Una follia.

    Ciò che conta è solo ed esclusivamente l’economia REALE, prodotta dai singoli paesi, che RISPETTANO i loro territori, le loro specificità e peculiarità, incentivandoli, conta la SOVRANITA’ in tema di politica e di finanza, espressa tramite il popolo.

    Non so voi, ma io non mi sento certo rappresentata da un Von Rompuy ho da un Barroso.

    Ma per favore, basta con questa ideologia europeistica da 4 soldi! Usciamo, paghiamone i lprezzo, e rilanciamo il paese a testa alta! Tanto se rimaniamo, finirà comunque male.


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