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"Matrimonio alla napoletana": e la chiamano crisi!

Un breve ritratto sulla "matrimonio alla napoletana": tra antichi valori e crisi economiche attuali. Il matrimonio come il "tutto", e il "tutto" come stile di vita; la crisi economica c’è ma non si vede, se di mezzo c’è il matrimonio.

Un detto napoletano, per descrivere in poche parole il matrimonio, così recita: ‘O SPUSALIZIO SE FA CU’ E CUNFIETTE , NO’ CU’ ‘E FICUSECCHE! ( - Per far le cose ci vogliono i soldi - cfr. "I Proverbi di Napoli - Vittorio Gleijeses - Ed. S.E.N.).
La traduzione letteraria dello "spusalizio" sarebbero il "matrimonio" appunto, ma nel caso dei proverbi partenopei non ci si può soffermare alla semplice e superficiale traduzione letteraria e meccanica, bisogna eseguire un attento lavoro ermeneutico di ricerca dei diversi significati intrinsechi in quella che ai più appare come una semplice massima, ma che ai napoletani è una vera e propria lezione di vita.

Il matrimonio quindi è inteso come il tutto, nel senso che il matrimonio è lo scopo della vita, non c’è spazio per l’ipotesi di nubilato o celibato (insomma la vita da single, a voler essere moderni), e non solo per i tempi in cui il proverbio sarebbe ipoteticamente nato. Infatti ancora oggi, è ben radicata in molte famiglie del sud l’idea che la donna si deve sposare, se prima dei 25-30 anni meglio ancora, e una decisione diversa dal matrimonio è da scartarsi a priori, anzi non è nemmeno discutibile in quanto arrecherebbe un disonore insopportabile alla famiglia tutta.
Ovviamente si parla di famiglie appartenenti ad un ceto sociale ma soprattutto culturale medio - basso, in cui la modernità (convivenza, indipendenza familiare ecc.) è vista come un qualcosa di estraneo al "clan" patriarcale o matriarcale che sia.

Difatti la famiglia partenopea non ha regole precise in fatto di figura familiare dominante, il cosiddetto PATER FAMILIAS può essere tranquillamente sostituito da una MATER FAMILIAS, questo perché da sempre le donne hanno assunto in diversi casi il comando della famiglia influenzando le scelte economiche, sociali e matrimoniali appunto.

Quindi è più che scontato che nella maggior parte delle famiglie del sud siano le madri a supervisionare i preparativi del matrimonio, spesso entrando in contrasto tra di loro e dando spunto ad artisti come Totò, Eduardo De Filippo, Vittorio De Sica e altri illustri personaggi della commedia napoletana, per siparietti storici ed irripetibili come nel famoso "NATALE IN CASA CUPIELLO" dove si può apprezzare il battibecco tra una madre (Pupella Maggio) e la propria figlia promessa sposa (Lina Sastri) per un suo rifiuto al matrimonio, idea quest’ultima considerata da "SVERGOGNATA", certo è da ribadire che anche in quel caso l’ambientazione storica è molto influente sui dialoghi e modi di pensare, ma è altrettanto importante ribadire che qualcosa è cambiato da quella filosofia di vita dei primi del 900 ad oggi, ma non tutto.

Oggi la convivenza è vista come una delle caratteristiche che ci differenzia dal Nord, dai "libertini" e per questo ancora bandita dalle famiglie partenopee.
Dopo questa lunga introduzione, che, oltre a fare un rapido riassunto della visione "sudista" in fatto di matrimonio, e a voler strappare qualche sorriso pensando al variopinto mondo partenopeo, intendeva rendere più semplice la comprensione del contenuto di quest’articolo e delle relative interviste in esso riassunte, è da precisare che il lavoro svolto nella ricerca di opinioni, idee, e quant’altro è puramente approssimativo ma in ogni caso utile a ritrarre una breve immagine delle idee dei giovani d’oggi, di Napoli e del Meridione tutto.

Infatti sono state sottoposte domande generiche o precise in merito al matrimonio e al suo significato a livello personale, e inerenti all’idea di "beni di prima necessità", a giovani dai 20 ai 33 anni.


Il risultato è stato paradossale più che sorprendente, in quanto vi si può notare un vero e proprio "muro di Berlino" che separa i giovani dai 20 ai 25 anni e quelli dai 26 ai 33 anni.

Paradossale in quanto sarebbe quasi scontato il riscontrare una visione "terrona" in ragazzi poco più che ventenni che sono ancora in famiglia e che difficilmente abbiano avuto la possibilità di fare esperienze di vita in contesti diversi da quello meridionale, e di fatti escluso qualche caso isolato, nessuno degli under 25 intervistati ha vissuto realmente al di fuori della famiglia, qualcuno di loro studia in grandi metropoli ma sono davvero pochi. Mentre gli over 25 che almeno in teoria avrebbero potuto fare esperienze extra familiari, si riscoprono essere legati ancora alle vecchie concezioni, rispettabilissime, di vita e di matrimonio.

Anche in questo caso, fatto salvo sporadici casi di convivenza, tutti gli over 25 hanno dichiarato di vedere il matrimonio come un punto d’arrivo e non come una tappa della vita, e alla domanda "quali oggetti pensi siano da considerare beni di prima necessità" la risposta è stata molto spesso: cellulare, automobile (o mezzo di comunicazione proprio) necessariamente nuovo e dignitoso (la risposta più comune è stata "che dimostri il mio stato economico", quindi non sociale) e infine, ma non per ultima, una casa di proprietà (così ha risposto l’80% degli over 25 intervistati).

Ciò che attira l’attenzione più di ogni altra cosa è il desiderio di sposarsi di ognuno di loro, senza pensare alle possibilità finanziarie (questo avviene in famiglie di tutti i ceti sociali ed economici), disposti anche ad indebitarsi per acquistare la casa di proprietà (possibilmente grande, "altrimenti sembra che faccio un passo indietro rispetto al mio stile di vita"), e gli accessori di lusso con cui riempire la "casa nuova".

Altrettanto spesso gli "O-25" hanno dichiarato di non volere risparmiare sui "loro" beni di prima necessità, affermando che in seguito al matrimonio si possono fare sacrifici, anche grossi pur di mantenere lo stile di vita (seppur fittizio) acquisito, e alla domanda "saresti disposto a rinunciare per un anno intero a vacanze nel fine settimana (di tanto in tanto ovviamente) e a qualche cena, o anche pizza con gli amici, insomma ai divertimenti che ti concedevi prima del matrimonio, pur di acquistare il meglio per la "casa nuova" e i vestiti nuovi firmati (e rigorosamente costosi) per il primo anno di matrimonio?", tutti, ma proprio tutti, hanno risposto con un "SI" categorico, spesso giustificando che "IL MATRIMONIO E’ SACRIFICIO" e quindi è scontato che vi siano certe rinunce.

Questa è, anche se in maniera, palesemente approssimativa, dato che le domande sono state rivolte ad un campione di 200 giovani con un’età compresa tra i 20 ed i 33 anni, comunque un ritratto ipocrita dell’Italia, almeno di quella parte giovane, in quanto in tutti i casi si è accennato alla crisi economica che si sta attraversando, ma senza rendersi conto che il risparmio aiuterebbe almeno in parte a far fronte ai debiti che si accumulano per ciascuno di noi.

L’economia per poter ripartire ha bisogno che i singoli cittadini ritornino a spendere, così che i costi di produzione di ogni singolo bene non venga gonfiato per far fronte alla scarsa domanda in opposizione al crescente costo per i materiali di produzione.

Ma è pur vero che i cittadini, in qualche modo non hanno mai smesso di spendere, di fatti per tutti gli intervistati è stato dato per scontato l’utilizzo di finanziarie e prestiti vari, pur di acquistare il cellulare con tutte le funzioni (minimo 600 euro) o magari la macchina full optional, e se con i cerchi in lega meglio ancora. E allora c’è da chiedersi, se siamo con l’acqua alla gola grazie alla crisi, se siamo costretti a stringere la cinghia per campare, perché diveniamo così incoscienti quando si tratta di acquistare beni considerati da molti "di prima necessità"? Saranno valori sbagliati secondo alcuni, per altri è la riprova del consumismo che ci porta a compiere "insani gesti" come questi; non avremo mai una risposta unica e certa, possiamo intanto constatare come, almeno per il meridione i giovani Under 25 siano leggermente più propensi a fare sacrifici sulla "costruzione del matrimonio" pur di vivere più serenamente il primo anno, e magari anche i successivi, che si sa essere sempre il più duro da affrontare economicamente. E questo è paradossalmente una lezione che hanno dato ai coetanei più "adulti" degli Over 25. Sarà che questi U-25 si stiano "NORDICIZZANDO"? Il futuro sarà pur incerto, ma se i presupposti sono questi (per la formazione di una società meridionale un po’ più moderna) non ci resta che recitare il finale di un omonimo film mito della Wertmuller... "IO? SPERIAMO CHE ME LA CAVO!".

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