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Lyra McKee, gli indipendentisti della New Ira ammettono le colpe e chiedono scusa

L'ammissione del coinvolgimento del gruppo terroristico filo-irlandese è apparsa sulle pagine di un quotidiano locale. Alle sbarre la presunta assassina.

Si stringe il cerchio attorno all’uccisione della giovane giornalista Lyra McKee. Secondo quanto apparso sul quotidiano irlandese “Irish Times”, poche ore fa, martedì, una donna di 57 anni sarebbe stata arrestata dalla polizia dell'Irlanda del Nord (PSNI), assieme ad altre due persone non meglio identificate. Al contempo due ragazzi sono stati rilasciati ieri senza nessun capo di accusa formale. La donna, secondo quanto emerso dall’account Twitter ufficiale della Polizia nord Irlandese, è sospettata di esser l’attivista che ha compiuto le attività terroristiche per conto della “New Ira”, un’organizzazione nata dalle ceneri dell’Irish Republican Army, un gruppo armato attivo in Irlanda del Nord dagli anni 70 agli anni ’90.

A fugare ogni dubbio che dietro al proiettile, mortale, che giovedì 18 aprile ha trafitto alla testa uccidendo la giovane Lyra McKee, 29 anni, originaria di Belfast, ci sia la “New Ira”, c'è anche la rivendicazione del gruppo armato, apparsa su “Irish News”. 

Lyra era lì, a Fanad Drive, accanto ad una pattuglia della polizia, come sempre in prima linea per appurare la verità e raccontarla nei suoi articoli. Seppur giovane Lyra è stata descritta come una stella emergente del giornalismo anglosassone, forte della sua esperienza proprio nei conflitti nord irlandesi. Da giorni l’atmosfera a Derry era tornata pesante. Il sabato precedente una bomba era esplosa nelle vicinanze del tribunale e in città i controlli delle forze dell’ordine fervevano. Proprio durante gli scontri tra gli indipendentisti e le forze di polizia del Regno Unito è avvenuta la morte. Un tragico errore, per cui il gruppo armato avrebbe offerto “le scuse sincere” alla famiglia, alla compagna e agli amici, con annessa promessa di essere più attenti in futuro.

Derry è già stata in passato protagonista di uno degli episodi più cruenti durante della storia nord-irlandesi: il “Bloody Sunday”, quando il 30 gennaio 1972 morirono più di 14 persone, uccise dai soldati del Primo Battaglione del Reggimento Paracadutisti dell’esercito britannico, che colpirono alla cieca alcuni manifestanti disarmati, molti alle spalle perché si erano dati alla fuga, durante una manifestazione in cui chiedevano il rispetto di alcuni diritti civili sulla carcerazione. Fu proprio da quegli scontri, esacerbati dai dissidi tra i filo-inglesi unionisti e gli indipendentisti, che si consolidò l’ascesa e il supporto ai terroristi-separatisti dell’Ira.

Oggi dalle proteste sul backstop nordirlandese, e dall'assenza di un governo locale dettata dallo stallo politico tra il partito Dup, di destra e filo britannico e Sinn Féin, di sinistra e filo-irlandese, si levano nuove tensioni. Nell’attesa i cittadini ricordano il coraggio e la tenacia della giovane giornalista morta, apostrofando il dolore con la vernice: “not in my name. Rip Lyra”. Una scritta impressa su uno dei monumenti-icona di Derry, quello che riporta le celebri parole di Liam Hillen scritte sui muri del quartiere di Bogside, quando nel 1969, per noia e per intimidazione verso il nemico che stava sopraggiungendo, scrisse “stai entrando nella Derry libera”.

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