Lucio Magri: ancora vilipendio dei defunti su Il Giornale

I primi due commenti alla notizia della morte di Magri su Il Giornale segnalano ancora un volta la redazione, che pre-modera i commenti, come un’avanguardia di quella civiltà giudaico-cristiana che tanto è stata sbandierata negli anni recenti. Un’idea di civiltà abbastanza rozza da poter essere strumentalizzata al fine di coltivare una base elettorale facilmente manipolabile a colpi di slogan e sufficientemente troglodita da identificare l’avversario politico come antropoligicamente diverso e malvagio, quindi degno e meritevole di ogni oltraggio, anche da morto.
Una base elettorale che poi si riduce così, perché se ad esercitare la funzione didattica ed esemplare propria delle classi dirigenti sono chiamati Bossi, Berlusconi e soci, il risultato non può che essere un orrore del genere.
Come nel caso della morte di D’Avanzo e di altri, la redazione consente e legittima l’insulto e il vilipendio a una persona appena deceduta, la danza sguaiata sul cadavere del nemico. Un comportamento troppo costante e sistematico per poter essere considerato accidentale, si tratta di un vero e proprio marchio di fabbrica, di una tipicità culturale orrenda che Sallusti e Feltri possono rivendicare con orgoglio, l’orgoglio degli sciacalli:
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