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Lo stratagemma per far passare una manovra iniqua

Spesa pubblica” uguale “sprechi e privilegi”. È questo l’assioma utilizzato dal governo per nascondere costi di una manovra finanziaria che ricadrà sul ceto medio e sulle fasce più deboli della popolazione.

Un argomento che, insieme agli altri due assi nella manica dei tagli ai costi della politica e dei contributi di solidarietà, costituisce il perno dello stratagemma comunicativo messo in atto per far passare la manovra senza troppe polemiche. Si tratta, infatti, di temi che incontrano il favore di un’opinione pubblica drogata dalla disinformazione imperante e con la mente già in vacanza, considerato il periodo in cui ci troviamo. Provate a chiedere ad un italiano cosa ne pensa della manovra economica approvata dal governo alla vigilia di ferragosto! Chi si trova sulla spiaggia probabilmente risponderà con un boh!? Mentre chi ha visto il Tg1 o letto “il Giornale” parlerà dell’abolizione di alcune province, dell’accorpamento dei comuni, del contributo che dovranno versare coloro che guadagnano più di 90 mila euro. Qualcuno, inoltre, dirà che finalmente è stata colpita anche la casta politica siciliana con le indennità più alte d’Italia e i privilegi più impensabili, come se nelle altre Regioni i Consiglieri regionali tirino la cinghia.

Ma questi provvedimenti coprono a malapena il 5% dell’intera manovra. E il restante 95% da dove proviene? Dalla spesa pubblica.

Questo cosa vuol dire? Vuol dire che da quest’anno e fino al 2014 le Regioni, le Province e i Comuni non avranno più a disposizione 40 miliardi di euro circa di trasferimento dallo Stato. Allora, delle due l’una: o gli Enti locali dovranno aumentare tasse e imposte ai cittadini e alle imprese o dovranno rinunciare a realizzare infrastrutture ed erogare servizi. Infatti, è fatta di queste cose la spesa pubblica tagliata dal governo. Con buona pace di chi al ritorno dalle ferie scoprirà che il biglietto dell’autobus è aumentato del 50%, che l'asilo nido pubblico ha chiuso per mancanza di fondi e col ghigno dei tanti milionari evasori che hanno goduto dello scudo fiscale al 5% per far rientrare i capitali portati illecitamente all’estero.

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