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Lo sfruttamento della prostituzione: sodalizio tra la mafia albanese e la ’ndrangheta (seconda parte)

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Le ragazze destinate a prostituirsi vengono prelevate dalla mafia albanese dalle famiglie con forza o tramite inganni "pubblicitari". Attraverso annunci ove si dice che possono procurare lavoro in Italia, oppure attraverso messaggi scritti sui muri dei vari paesi. Vengono trasferite in un'area controllata da loro e, come vedremo, con l'appoggio delle mafie tradizionali e in particolar modo la 'ndrangheta. Dopodiché le prostitute subiscono minacce e pressioni fisiche e psicologiche di ogni genere; spesso vengono rinchiuse per giorni in una camera, ove vedono soltanto i loro aguzzini che portano i pasti. Sono costrette a prostituirsi seguendo orari massacranti, dal primo mattino fino a tarda serata. Vengono controllate costantemente tramite appostamenti e se perdono il loro contatto visivo, allora le chiamano sul cellulare.

Addirittura, tramite delle intercettazioni telefoniche, emerge che i loro aguzzini imponevano alle donne di non perdere tempo nemmeno per mangiare. In maniera tale da fare più prestazioni possibili. Un metodo Marchionne all'ennesima potenza direi. Perché la mafia albanese si comporta con violenza inaudita nei confronti delle donne e le considera peggio di un oggetto da consumare e poi buttare? Questa mafia ha una struttura molto simile a quella della 'ndrangheta, non ha una cupola ed organizzata in maniera orizzontale, sono composte da più clan e sono uniti tramite legame di sangue. Inoltre sono vincenti perché si reggono tramite rituali e una forte tradizione. Esattamente come la 'ndrangheta e proprio come essa loro hanno pochi pentiti. Anzi, in Italia finora non c'è stato nessun mafioso albanese che si sia pentito. Il loro feroce sfruttamento delle donne senza un minimo di pietà è legato al loro rispetto dell'arcaico codice d'onore chiamato Kanun, una serie di norme trasmesse oralmente per secoli che si fanno risalire al XV secolo. Questo codice, e sia chiaro, non fa più parte della cultura dei cittadini albanesi ma viene rispettato solamente dalla mafia.

Esattamente come tutte le mafie italiane, per continuare ad esistere devono sottostare a determinati codici arcaici. Poi qui in Italia nemmeno così arcaici visto che il delitto d'onore è stato abolito dal codice penale italiano solamente nel 1981. Il codice Kanun considera la donna un essere inferiore che può essere picchiata e anche, per alcuni casi, uccisa. Perfino nei funerali la donna è considerata l'ultima ruota del carro e nessuno può lamentarsi della sua morte. Insomma neppure la morte rende uguali maschi e femmine. L'Albania è uno Stato dove la mafia si è consolidata subito dopo la caduta del comunismo e la politica intera è legata ad essa. Il Kossovo è diventato un terminale della mafia e il centro del traffico di prostituzione, droga e anche degli organi. I disordini di questi giorni sono dovuti anche dalla disperazione dei cittadini nei confronti della corruzione dilagante e della mafia istituzionalizzata che impoverisce sempre di più la popolazione nonostante lo sviluppo economico. Anche l'Italia è su quella stessa via, sta diventando un Paese corrotto e mafiosizzato come i Paesi dell'est. Le Istituzioni sono così colluse che perfino la Magistratura Italiana non riesce a trovare una collaborazione reale. La mafia albanese opera in tutte le regioni Italiane, in particolar modo l'Umbria, l'Abruzzo e la Calabria per quanto riguarda droga e prostituzione.

Nel prossimo capitolo vi parlerò dell'inchiesta denominata "Harem" dove si capisce il ruolo della 'ndrangheta in tutto ciò. Un ruolo predominante che sta facendo crescere la mafia albanese qui da noi, tanto è vero che per alcuni viene considerata la quinta mafia. Continua...

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