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Libia e le menzogne dei media. Testimoni raggiunti telefonicamente ci raccontano un’altra verità

Menzogne di una notte insonne (anche sotto il fortunato cielo italiano che nessuno bombarda dal 1945). Menzogne e arroganza fino all’ultimo in una guerra cominciata e continuata con notizie false, in cui i media hanno avuto il ruolo dell’aiuto carnefice. Solo la tivù russa Rt e quella venezuelana Telesur spiegano che è una vittoria dovuta alla carneficina compiuta dalla Nato anche con droni ed elicotteri Apache soprattutto negli ultimi giorni. L'obiettivo è è quella democrazia che il popolo libico merita, dice il premier britannico Cameron. Peccato che in tutti i mesi scorsi proprio la Nato e i “ribelli” avessero sempre lasciato cadere le proposte di libere elezioni con controllo internazionale avanzate dal governo libico.

Cosa dicono i soliti media

La Nato fa strage a Tripoli bombardando di tutto e uccidendo 1.300 persone in poche ore come denuncia Tierry Meyssan del Réseau Voltaire; ma Repubblica on line scrive che Gheddafi bombarda la folla. Giusto un titolo, senza spiegazione, giusto un modo per non perdere l’allenamento. La stessa Repubblica che non si è mai degnata di chiamare soldati i membri – decimati — dell’esercito di un paese sovrano (erano sempre definiti “mercenari e miliziani”), adesso chiama “soldati del Cnt” i ribelli, tacciando invece di “pretoriani di Gheddafi” i superstiti soldati libici (quelli non decimati dalla Nato). (A proposito: uno del Cnt, Jibril, ha fatto appello ai suoi armatissimi “ragazzi” affinché diano prova di moderazione e non attacchino gli stranieri e chi non li appoggia (il rischio è certo visti i precedenti).

L’Unità scrive che Tripoli “è insorta”, quando in realtà è occupata dai cosiddetti ribelli con la copertura aerea della Nato e i civili cioè i disarmati se ne stanno rintanati nelle case (vedi le testimonianze ottenute al telefono). 

Il Corsera con il suo embedded sceso dalle montagne insieme ai ribelli spiega enfatico che dopo la “liberazione” di Zawya, “Tripoli si è sollevata” quando in realtà è stata piuttosto atterrata dai bombardamenti.

E Rai News 24? Peacelink protesta con la redazione: “Nel vostro servizio avete nascosto il ruolo dei bombardamenti Nato, presentando i ribelli che libravano la Libia soli e festanti, per acclamazione popolare; alterato il senso della risoluzione 1973 che non prevedeva l’appoggio militare Nato agli insorti; taciuto il massacro in corso a Tripoli; presentato prevalentemente il punto di vista Nato (e sempre ripetono la storia dei mercenari neri e dei cecchini).

Anche il Fatto ci casca: “L’avanzata del Cnt rallentata dal traffico e dal caos e da centinaia di libici che inneggiano alla fine del regime”; “I tripolini sono usciti per festeggiare l’arrivo dei ribelli”. Ma centinaia di persone sono tante, in una metropoli? E comunque la foto della festa viene da Bengasi…

Tivù e media vari pubblicano foto di feste in piazza. Ma solo alcuni dicono che non si riferiscono a Tripoli ma a Bengasi appunto (da dove comunque decine di migliaia di abitanti sono fuggiti nei mesi scorsi e non più tornati nel regno degli uomini e dei bambini armati). Lo fa rilevare Peacelink osservando questa galleriaA Tripoli, sono i soli armati ribelli a festeggiare. Ma il fatto che si mescolino le cose nella stessa galleria non è casuale.

Per dare l’idea di festeggiamenti che non ci sono, Cnn mette foto di festeggiamenti non datati a Bengasi. Mentre la reporter dice “vedo strade vuote, le immagini sono di folle festanti con bandiera monarchica, però evocano Tripoli. In un altro collegamento, la elmettata reporter spiega – non senza ripetere la solfa del pericolo di cecchini di Gheddafi — che assolutamente nessun civile nelle strade…allora chi sta festeggiando? Gli armati. E sempre il titolo è “la Nato teme che Gheddafi possa colpire i civili”. Quindi pronti al tiro al piccione.

La cronista di Al Jazeera con elmetto dalla Piazza verde (il nome è già stato cancellato), parla di festa (e di paura per i soliti cecchini di Gheddafi…) del popolo libico, “vedete centinaia di persone” (in una città con milioni di abitanti)…alle sue spalle si pressano con la bandiera monarchica i ribelli armati, ma per lei sono i civili, il “popolo”, “you can see how people are excited, now they are in control of the capital”. La confusione voluta fra civili e amati ha fato da leit motiv di questa guerra. Anche a Baghdad, il giorno della caduta della statua di Saddam a opera di due marine Usa, gli iracheni presenti si contavano in qualche decina…Un film già visto.

La mattina la Cnn parla al telefono con la solita plurintervistata ottimo inglese libica diciannovenne che dice che dopo 42 anni sono liberi di parlare al telefono (ricordo però che gli oppositori a Gheddafi più che la mancanza di libertà mi evocavano, settimane fa, “gli ospedali che non funzionano e le scuole dove non si studia bene l’inglese”!); la tivù le chiede: “ma non c’è gente in strada, solo fighters?” e lei conferma. Allora, le folle festanti?

Anche la Reuters scrive: “I ribelli entrano in Tripoli, la folla celebra”. Quale folla? Non c’è nessun video né foto!

Intanto nessuno parla degli ospedali, che dovrebbero essere al collasso per troppi clienti.

Parlano i testimoni

Molti telefoni di persone incontrate a Tripoli poche settimane fa non rispondono (“out of order”). Per esempio Rafika, tunisina, ottimo italiano, che lavorava alla mensa dell’ospedale Tebbe, chissà quanti feriti ci sono adesso là.

Ma qualcuno risponde.

Mohamed, giovane del Niger che vive a Tripoli da 3 anni (lavorava con i cinesi) e che si arrovellava settimane fa su come spiegare al mondo la verità, adesso è rintanato in casa: “Siamo impotenti anche noi. Chi è disarmato non può avventurarsi fuori, dove tutti sono armati e si combatte. E’ terribile ma non possiamo che aspettare. Spero che non ci sia un’altra carneficina”. Ieri diceva “hanno bombardato intensamente anche vicino a casa mia, si è levata una grande polvere, impossibile respirare. Stiamo in casa, e preghiamo, è il ramadan”. L’altro ieri, prima degli ultimi sviluppi, chiedeva: “MA si sono viste lì le immagini della strage di 85 civili a Mejer, sotto le bombe della Nato fra l’8 e il 9 agosto? Sono sconvolto, anche perché qui i media internazionali non ne hanno parlato”.

Era impaurito sabato sera il cristiano pakistano Nathaniel, che già settimane fa si chiedeva dove sarebbe andato con la famiglia dopo 21 anni in Libia se gli islamisti fossero arrivati: “My sister qui bombardano di continuo, e sembra che i ribelli siano vicini… non so cosa fare, dove andare, chi ci proteggerà? Starò in contato con la cattedrale”. Oggi il suo cellulare non sembra aver copertura.

Se Nathaniel sapesse che forse è stata saccheggiata la chiesa a Dara (e monsignor Martinelli è in Italia). Così dice la statunitense JoAnne, da mesi a Tripoli con suo marito per documentare negli Usa i crimini di guerra della Nato e dei ribelli: “Siamo chiusi nell’hotel Corynthia, al centro di Tripoli. Nessuno si avventura fuori. Gli Apache hanno ucciso molte persone e i ribelli hanno armi pesanti… Doveva partire una nave proveniente da Malta, per evacuare gli stranieri ma i ribelli l’hanno bloccata”. Chiusa in casa anche Tiziana Gamannossi, imprenditrice italiana, l’unica rimasta a Tripoli, dove vive a Tajura: “Sto in casa, non si chiude occhio. I festeggiamenti per l’entrata dei ribelli? Ma se non c’è nessuno per strada, ho faticato a trovare un amico che mi riportasse a casa ieri. La disinformazione continua”.

Anche Hana, libica che lavorava per una compagnia petrolifera, è chiusa in casa, da parenti: “Ci siamo spostati perché la nostra casa è troppo vicina a Bab El Azyzya”, qui è tranquillo ma nelle strade non c’è nessuno. Mi hanno detto che volavano anche gli Apache, io non li ho visti vicino a casa. Sì, abbiamo l’acqua e la luce e cibo abbastanza. Stiamo ancora digiunando per il ramadan… fino a fine mese. Non avrei mai pensato che finisse così”.

Lizzie Phelan, giovane giornalista inglese indipendente, aveva un blog che le è stato bloccato: “Poco prima avevo denunciato alla tivù russa RT il fatto che Al Qaeda sia ben presente fra i ribelli arrivati a Tripoli. Qui intorno al Rixos la situazione sembra adesso calma. Ma non si sa come evolverà. Aspettiamo di andare, noi stranieri, in un’ambasciata, forse quella russa”.

Non risponde il telefono di Zinati, quarantenne libico che da mesi “abitava” con il suo computer su un tavolo all’hotel Rixos cercando di aiutare il portavoce Mussa Ibrahim nei difficili rapporti con i giornalisti e con le delegazioni: “Ero tornato qui in febbraio per sistemare delle cose e ripartire per il Canada dove vivo da anni; invece sono rimasto, non potevo lasciarli così” diceva settimane fa. 

La guerra Nato in Libia, la quinta alla quale l’Italia ha partecipato in venti anni, a cento anni dall’avventura coloniale in Libia, continua com’è iniziata: con grandi menzogne e una continua mistificazione, anche grossolana. Ignorando le vere cause. E con nessun rispetto per le vittime, tante.La Norvegia — paese più civile — si è ritirata. L’Italia, serva in passato e ora, no.

 

Marinella Correggia 

 

I commenti più votati

  • Di Claudio Paudice (---.---.---.163) 23 agosto 2011 11:57

    Ottimo articolo basato piuttosto che su fonti, su delle insinuazioni. Auguriamoci che quanto vi sia scritto sia se non del tutto vero, perlomeno in parte. Altrimenti, ci troveremo di fronte all’ennesima sconfitta non tanto di Gheddafi, quanto dell’informazione partecipativa. Un po’ come quando, subito dopo la morte di Bin Laden, la rete levò il suo coro di protesta: "E’ una menzogna mediatica" dicevano. Oggi, coloro che sono rimasti di quella opinione sono davvero pochi. E quelli che hanno chiesto scusa ancora meno.

  • Di illupodeicieli (---.---.---.92) 23 agosto 2011 11:43

    Finalmente qualche altra campana. Mi sono sempre chiesto dove sono finiti gli scudi umani formati da chi è contrario alla guerra come risoluzioni di controversie. E non vale solo per gli "occidentali" perchè se è vero che la democrazia è stata esportata per esempio in Iraq, come mai non ci sono iracheni a dire "no alla guerra contro la Libia"?O i tunisini o gli egiziani, che dicono di questa aggressione?Quanto a chi sarebbe frustrato, direi che rischia depressione chi perde delle opportunità di lavoro. Ne so qualcosa ma questa è un’altra storia personale. In ogni caso nei tg nazionali ho notato assenza di critica: del resto non sarebbero i tg nazionali se non fossero di parte.

  • Di Annalisa Melandri (---.---.---.148) 24 agosto 2011 13:45
    Annalisa Melandri

    mi dispiace contraddirvi, ma internet e il complottismo c´entrano poco. Marinella Correggia in Libia c´é stata fino a pochi giorni fa e a differenza dei giornalisti embedded non era pagata da nessuno. L´ingenuitá di molti di voi che credono che una guerra non venga supportata dai media o che non vi siano direttive di governo a quello che i giornali (tutti) scrivono, é sconcertante.


  • Di yepbo (---.---.---.122) 23 agosto 2011 23:02

    Chi ha scritto quest’articolo, probabilmente ha una certa conoscenza della Libia e dei Libici, Lei no.

Commenti all'articolo

  • Di gianluca (---.---.---.237) 23 agosto 2011 11:30
    gianluca

    Ah, beh, se lo dice Tierry Meyssan ...

    Per non parlare poi dell’attendibile stampa di Chavez. Finalmente un po’ di informazione libera ed attendibile!

    Tacciamo poi della Signora Gamannossi, e della sua rabbia da Imprenditrice frustrata.

    Complimenti splendido articolo e splendide fonti!

  • Di illupodeicieli (---.---.---.92) 23 agosto 2011 11:43

    Finalmente qualche altra campana. Mi sono sempre chiesto dove sono finiti gli scudi umani formati da chi è contrario alla guerra come risoluzioni di controversie. E non vale solo per gli "occidentali" perchè se è vero che la democrazia è stata esportata per esempio in Iraq, come mai non ci sono iracheni a dire "no alla guerra contro la Libia"?O i tunisini o gli egiziani, che dicono di questa aggressione?Quanto a chi sarebbe frustrato, direi che rischia depressione chi perde delle opportunità di lavoro. Ne so qualcosa ma questa è un’altra storia personale. In ogni caso nei tg nazionali ho notato assenza di critica: del resto non sarebbero i tg nazionali se non fossero di parte.

  • Di Claudio Paudice (---.---.---.163) 23 agosto 2011 11:57

    Ottimo articolo basato piuttosto che su fonti, su delle insinuazioni. Auguriamoci che quanto vi sia scritto sia se non del tutto vero, perlomeno in parte. Altrimenti, ci troveremo di fronte all’ennesima sconfitta non tanto di Gheddafi, quanto dell’informazione partecipativa. Un po’ come quando, subito dopo la morte di Bin Laden, la rete levò il suo coro di protesta: "E’ una menzogna mediatica" dicevano. Oggi, coloro che sono rimasti di quella opinione sono davvero pochi. E quelli che hanno chiesto scusa ancora meno.

  • Di Damiano Mazzotti (---.---.---.237) 23 agosto 2011 12:16
    Damiano Mazzotti

    Bin Laden secondo me l’hanno venduto da morto o da moribondo perchè era l’unico modo per guadagnare senza rischiare e poi anche per evitare i casini dei funerali, che così sono stati fatti a spese degli Stati Uniti che ci hanno fatto pure bella figura... Come mai non è stata fatta e pubblicata una regolare autopsia? Bin Laden era un uomo molto malato e molto appiedato e molto sorvegliato e per me non ce l’hanno raccontata giusta... 

  • Di pint74 (---.---.---.180) 23 agosto 2011 17:29
    pint74

    Sappiamo bene che gran parte dei media sono dispensatori di mezze verità o di palesi invenzioni,quindi ,se i media ripetono che i ribelli sono nel giusto ed i cattivi sono quelli del regime,il dubbio è lecito...
    Diciamo,senza mezzi termini,che le grandi lobby della guerra e dell’energia si sono arricchite con questo conflitto vendendo armi e guadagnandosi una nazione che,distrutta e senza governo,sarà preda dei soliti noti che la spolperanno fino all’osso.Con buona pace di chi crede nelle guerre giuste...
    Immaginate che vita paradisiaca spetterà ai libici d’ora in poi...
    Bella la democrazia e la libertà da esportazione...

  • Di Annalisa Melandri (---.---.---.148) 23 agosto 2011 18:25
    Annalisa Melandri

    Ringrazio Marinella per aver offerto una visione differente di quanto sta accadendo in Libia. In questa guerra in particolare sono stati usati i mezzi di informazione mainstream, sia di destra che di sinistra come vere e proprie armi. Sono stati utilizzati per difendere una invasione indifendibile e per farlo hanno utilizzato tutte le panzane classiche di repertorio, le fosse comuni a Tripoli inesistenti, i 10mila morti all´inizio del conflitto, i bambini uccisi dai cecchini di Gheddafi di ieri. La Repubblica in questo si é superata ieri. Rispetto a Bin Laden sono d´accordo con Damiano che approfitto per salutare, qualcosa non torna , probabilmente é stato giustiziato e questo in aperta violazione del Diritto Umanitario Internazionale. Il corpo é stato fatto sparire o venduto per non avere problemi con la sua sepoltura o forse ceduto. La notizia della sua morte probabilmente é riuscita a mettere d´accordo piú di qualcuno. Saluti a tutti 

  • Di Claudio Paudice (---.---.---.163) 23 agosto 2011 19:30

    Sembra quasi che Repubblica, il FattoQuotidiano, il Corriere della Sera, la Stampa l’Ansa ecc abbiano degli interessi economici in Libia da salvaguardare, a causa dei quali si fanno "arma" del governo riportando i fatti in una certa versione, oppure siano sotto ricatto. Viene scartata a priori invece l’ipotesi che essi siano semplici giornalisti che, in assoluta buona fede, fanno il loro mestiere descrivendo ciò che vedono o ciò che sanno attraverso fonti ritenute affidabili. Non sto dicendo che l’informazione in Italia non abbia delle pecche. Ne ha eccome. Ma a liquidare sempre le vicende parlando di complotti, di interessi, di lobby che hanno le mani in pasta ovunque, di truffe mediatiche si travisa completamente la realtà.  A volte è ovvio si può sbagliare (es: si riteneva fosse stato catturato il figlio di Gheddafi Saif al Islam, invece risultato libero. I giornali hanno rettificato, affermando che persino la corte dell’Aja aveva diffuso la falsa notizia, che in un contesto di guerra ci può stare). Allora, partendo dalla "visione differente di quanto sta accadendo in Libia" bisogna prendere una posizione: I giornali dicono il falso perchè incompetenti o perchè in malafede? Delle due, l’una. Se perchè incompetenti, cari maestri del giornalismo on-line, insegnate voi come si esercita la professione. Voi che di esperienza e soprattutto di preparazione ne avete di meno dei giornalisti professionisti di testate affermate. Se perchè in malafede, beh, su questo ammetto di non saper rispondere. Perchè di fronte a una totale rimozione della realtà anche l’intento di esprimere un’opinione non può trovare una sorte diversa dal silenzio. 

     

    Sulla morte di Bin Laden non c’è da giocarci su: Morte fantasma, manovra mediatica, chi diceva:" Ma come proprio ora che Obama cala nei sondaggi" chi urlava al complotto, chi diceva che era scappato e via dicendo. L’informazione on-line si è data una bella coltellata da sola in quei giorni. Ma a parte questo, chi difende a spada tratta la cd. controinformazione non deve dimenticare un punto importante: ovvero che chi scrive non lo fa per se stesso, ma per una comunità, verso cui ha una RESPONSABILITA’ MORALE( almeno secondo la Carta dei Doveri, la legge 69/63, numerose sentenze della Consulta, la Costituzione e il Codice Penale). Se si scrive una cazzata il lettore crederà a quella cazzata. I giornalisti, quelli veri, ne rispondono sia sul piano disciplinare che su quello penale. I giornalisti "partecipi" invece no. Loro non hanno il dovere giuridico di rettifica, nè tantomeno quello morale di chiedere scusa. Loro sono al di sopra della legge. E solo loro sono mossi dai più illibati intenti. Sebbene si rivelino spesso degli incompetenti.  

  • Di Damiano Mazzotti (---.---.---.237) 23 agosto 2011 20:42
    Damiano Mazzotti

    La guerra è sempre un caos... inutile accusare destra e sinistra... staremo a vedere... e magari Gheddafi si sta già godendo caviale e champagne dopo una fuga molto pilotata in barchetta a vela, accuratamente non vista dagli italiani... ah, ah, ah... Avrà detto ai figli: "Ora tocca a voi rischiare il culo e le palle".

  • Di (---.---.---.151) 23 agosto 2011 21:41
    Chi ha scritto quest’articolo sembra essere convinto che in Libya ci vivano decine di milioni di persone, che sia una megalopoli punta sul fatto che centinaia o miliaia di persone non sia un numero rappresentativo......In Libya prima della guerra ci vivevano appena 6.5 milioni di persone. Controllate su qualunque fonte.

    Il pressappochismo delle fonti e la caricatura ideologica è tipica di un certo tipo di atteggiamento verso il mondo. Ad esempio, si cita Russia Today. La Russia è uno dei 3 paesi insieme a China e Venezuela (e per poco anche l’Italia) che non ha approvato la risoluzione ONU, per ragioni di natura commerciale. E guarda caso i loro media parlano di un’aggressione contro un paese sovrano e di stragi di civili da parte di al quaeda, non curanti del fatto che Geddafi è un dittatore terrorista con una soria sanguinaria di oltre 40 anni.

    Oggi il consiglio di transizione ha espressamente dichiarato che cesserà ogni scambio economico con i paesi che non hanno firmato la risoluzione dell’ONU e abbiamo assistito ad un dietrofront istantaneo da parte della Russia e della China. Non abbiamo notizie per ora dal Venezuela...

    Mi domando quando una certa "contro intellighenzia" la finirà di vivere nella paura dei complotti. Nella mia modesta esperienza chi ritiene che tutto sia un complotto, finisce sempre per ordire complotti....

    • Di yepbo (---.---.---.122) 23 agosto 2011 23:02

      Chi ha scritto quest’articolo, probabilmente ha una certa conoscenza della Libia e dei Libici, Lei no.

    • Di gianluca (---.---.---.222) 24 agosto 2011 03:58
      gianluca

      YEPBO, da cosa lo inferisce? e anche se ciò fosse vero: allora? perchè non usa testimonianze documentate e di prima mano, anzichè far ricorso a Thierry Messian (ma sapete chi è costui???), La tv dell’amico Chavez e la signora italiana con intrallazzi con ?l’ormai) ex regime?

      Davvero, questo credito che conferite alla sedicente "contro-informazione" presente su internet, per il solo fatto che contesta i media tradizionali, e magari corroborale nostre tesi, senza che la stessa faccia ricorso un briciolo di serietà e rigore, è davvero assurdo e inquietante

  • Di yepbo (---.---.---.198) 24 agosto 2011 10:15

    Gianluca, io non inferisco, lo deduco da quanto é stato scritto. Alcuni, pochi, hanno conoscenza diretta, personale, vissuta, di quello di cui scrivono, i più, troppi, ripetono le voci del coro. E questo sì che é inquietante. Personalmente, non conosco nè l’autrice, nè le persone citate nell’articolo, e nemmeno mi interessano le loro motivazioni. Mi interessa, che quanto scrivono corrisponda al vero. E, avendo vissuto in Libia, e con i Libici per un certo tempo, conoscendone discretamente la realtà, e conoscendo bene Tripoli, temo propio che tutto quanto riportato nell’articolo, corrisponda alla tragica cruda realtà dei fatti. E le assicuro che, in merito alla Libia, al tenore di vita, al Colonnello Gheddafi ecc. ecc., mai in vita mia, ho assistito ad una tale campagna di disinformazione e di stravolgimento della realtà. Vuole serietà e rigore, ottimo,faccia tesoro, della panzana di Hilary Clinton sul viagra, poi ritrattata. Personaggio serio e rigoroso Hilary Clinton, vero? Ne prenda spunto per meditare sull’attendibilità delle informazioni che le voci del coro propinano. 

    Sa, come andrà a finire se cade Gheddafi? Avremo una situazione tipo Iraq od Afganistan...e così avremo democraticamente distrutto un paese bellissimo, pacifico, con gente cordiale e corretta e dove, si viveva affatto male.

  • Di Mazzetta (---.---.---.31) 24 agosto 2011 10:22
    Mazzetta

    Thierry Messyan, citato come fonte, non ha mai messo il naso fuori dall’albergo per giorni. Ora vi è tenuto in ostaggio dai lealisti assediati insieme ad altri 35 giornalisti. Russia Today copre da giorni la crisi libica dallo stesso Hotel e con la stessa libertà di movimento, sparando cretinate smentite dalle immagini che tutti hanno potuto vedere. ieri mattina dicevano ad esempio, e Messyan con loro, che Tripoli era nelle mani di Gheddafi e che ribelli non ce n’erano. Il blog della Phelam è ancora visibile qui http://lizziesliberation.wordpress.com/author/lizziephelan/ nessuno si è sognato di censurarlo o bloccarlo ("aveva un blog che le è stato bloccato"

  • Di gianluca (---.---.---.159) 24 agosto 2011 12:39
    gianluca

    Allora, capiamoci bene.
    Ci troviamo in una situazione di guerra civile, nella quale l’informazione, DA OGNI PARTE E SCHIERAMENTO, si confonde con la propaganda e che, a causa della difficoltà di reperire fonti TERZE e di muoversi con relativa sicurezza nelle zone di scontro, è arriva compromessa o distorta.
    Questo è assodato e non ci piove. ma come ciò vale per i POTENTI MEZZI dell’informazione mainstream, vale ancora di più per i blogger e le informazioni postate in rete.
    Inoltre il fatto di vivere la situazione sul campo, o peggio ancora di "aver trascorso in passato" la vita accanto alla popolazione locale, ha un’utilità piuttosto bassa.
    Ed il vivere in un determinato luogo ( o peggio ancora averci vissuto) non conferisce in alcun modo ad un individuo una onniscenza sui meccanismi e la realtà che lo circondano.
    Lei si sente di poter parlare con certezza dell’italia e dei problemi che l’affliggono? Pensi come può essere la percezione della realtà in un contesto di guerra da parte di un comune cittadino, o peggio, di un individuo condizionato da interessi particolari.
    Premesso ciò, mi ripeto e torno al dunque: CHI SE NE FREGA DELLA CONOSCENZA DIRETTA DELLA REALTà LOCALE SUA O DELL’AUTRICE.
    In questo articolo non viene in alcun modo utilizzata ma, piuttosto, pur di corroborare forzatamente ed in modo capzioso una tesi che si va pian piano smentendo attraverso le notizie che ci arrivano dal fronte, l’autrice fa ricorso a opinioni e pareri tratti da queste fonti:
    1- Messian:  stiamo parlando di un uomo che per far quattrini ha utilizzato delle foto truccate al fine di sostenere tesi complottistiche su ciò che è avvenuto l’’11 di settembre 2001 al pentagono. tesi talmente assurde che dopo anni di controprove e sberleffi sono state accantonate anche dai complottisti più pervicaci. Si attendono ancora le scuse.
    2- la TV di Chavez: perdonatemi, ma conoscete il grado di libertà e affidabilità della tv pubblica "appartenente"all’uomo che si appresta a dare rifugio a muhhamar gheddafi? MA STIAMO SCHERZANDO? vogliamo parlare poi della stampa di Putin?
    3- La signora Gamannossi: imprenditrice italiana nel settore import export di tecnologie petrolifere, tanto entusiasta degli affari che portava avanti con il vecchio regime, quanto frustrata da questo intervento militare che le ha rotto le uova nel paniere. attendibilissima!

    e tutto questo tragico miscuglio di complottisti dittatori e affaristi, per sostenere poi quale tesi?
    "CHE ESISTE NELLA STAMPA MAINSTREAM UN COMPLOTTO ORDITO DAL GOVERNO ITALIANO PER DISTORCERE L’INFORMAZIONE, AL FINE DI GIUSTIFICARE IL CONFLITTO E IL NOSTRO INTERVENTO"
    MA DOVE VIVETE????!!!!

    Quando mai il governo italiano si è espresso a favore di questo conflitto? Quando mai ha sostenuto l’intervento? Si è dovuto semplicemente piegare, con fortissimi mal di pancia al (più che sensato) volere europeo ed internazionale!
    Ma vi devo citare il Berlusconi del "non volevo disturbare il raìs", oppure frattini (purtroppo mio omonimo) del "La comunità internazionale non deve intervenire nel conflitto"?Vogliamo esplicitare quali erano gli interessi dell’ENI in libia e i contratti stipulati con Muhhamar?
    Ma leggete almeno Il Fatto Quotidiano?

    Io questo anti-occidentalismo massimalista, senza riserve e con i paraocchi, che sfocia nel più becero dei complottismi mi inquieta e mi rattrista. Se questa è la stampa alternativa sono quasi meglio Sallusti, Sechi e Giannini

    • Di Claudio Paudice (---.---.---.32) 24 agosto 2011 13:25

      Ineccepibile. Purtroppo i danni di questo complottismo "sempre e comunque", e di cui la rete è la prima responsabile, rischiano di aumentare giorno dopo giorno. Tutti quelli che scrivono per la cosiddetta controinformazione rivendicano la qualifica di informazione vera, veritiera e attendibile per quanto pubblicano. La rete è senza censura, l’informazione che viene dal basso, noi non abbiamo padroni, questi sono i loro motti principali. Come se non fosse necessario, oltre a tutto questo, una preparazione, una formazione e una professionalità che raramente dimostrano di possedere. I sedicenti controinformatori (chiamarli giornalisti è una bestemmia) spesso si limitano a spiattellare qua e là delle notizie sulla base di fonti che LORO ritengono affidabili (e si vede con quale risultato) e poi, laddove si rivelino delle patacche, buttare tutto nel dimenticatoio, abbandonare l’argomento, non riprenderlo più. Niente rettifica, niente scuse. Nel frattempo però hanno messo in circolazione notizie false, inesatte o faziose, a cui qualcuno ha creduto. Se questi sono i valori su cui si fonda la controinformazione, è già bella che morta prima di nascere. Piuttosto che un’opportunità, diventa un pericolo da cui guardarsi. Perlomeno, quello che fate, non chiamatelo giornalismo. Chiamatelo cazzeggio. Perchè di cazzeggio si tratta. 

    • Di yepbo (---.---.---.130) 24 agosto 2011 18:52

      Gianluca, mi scusi, ma trovo raccpricciante il suo " chi se ne frega della conoscenza diretta della realtà locale". Divino! L’esaltazione dell’ignoranza intesa come non conoscenza, incredibile.

      Ed io che sino ad un attimo fa, ritenevo che per dissertare con cognizione di causa di un qualsiasi evento, nulla fosse meglio di una conoscenza personale, diretta e vissuta, di persone, realtà e luoghi ove l’evento si verifica! Pensa un pò.

      E’ mio parere che se gli USA e giullari, avessero avuto una vera conoscenza di Afganistan, Iraq ecc. se ne sarebbero rimasti a casa loro.

      Le faccio notare, che non é mio interesse difendere l’articolo, bensì in base alla mia modesta conoscenza ,affermare per l’ennesima volta che, in merito alla Libia, di verità ve ne hanno raccontate be poche. 

    • Di gianluca (---.---.---.151) 25 agosto 2011 03:13
      gianluca

      YEPBO(chiunque lei sia) la invito, nel momento in cui vuole contestare le mie parole, a leggere l’itero commento, e SOPRATTUTTO a cercare il filo conduttore LOGICO di quel che dico, e non ad estrapolare una frase dal contesto. 
      Il senso della frase da lei riportata era facile da comprendere ed era tutto ben esplicitato nel post, ma per ripulire il campo da ogni possibile fraintendimento glielo riporto integralmente:
      "In questo articolo non viene in alcun modo utilizzata [la conoscenza diretta] ma, piuttosto, pur di corroborare forzatamente ed in modo capzioso una tesi che si va pian piano smentendo attraverso le notizie che ci arrivano dal fronte, l’autrice fa ricorso a opinioni e pareri tratti da queste fonti: [segue puntuale analisi delle fonti citate]"


      E’ chiaro?
      Inoltre l’affermazione:
      "
      Ed io che sino ad un attimo fa, ritenevo che per dissertare con cognizione di causa di un qualsiasi evento, nulla fosse meglio di una conoscenza personale, diretta e vissuta, di persone, realtà e luoghi ove l’evento si verifica!" da lei fatta, è confutata da decenni di studi di psicologia cognitiva e di interviste a reduci da conflitti, affetti da sindrome post-traumatica da stress. La invito a leggersi qualche bel libro di Benjamin Libet sul tema delle dissonanze cognitive.
      Inoltre, in un successivo mio commento ( a cui segue persino una sua risposta!) porto una testimonianza PERSONALE sulla distorsione presente in alcuni racconti fatti da testimoni di scontri: quella dei miei parenti di Belgrado. La mia testimonianza non vale, mentre quella dell’industrialotta italiana che lavora in Libia si?

      POI, sul discorso che sulla Libia sono state dette delle menzogne e molto ci sia ancora da dire, mi trova perfettamente concorde, come avrebbe potuto facilmente evincere da altri miei precedenti commenti. Ciò che contesto è il metodo utilizzato in questo articolo e la mancanza di professionalità da parte di chi si affida a fonti NON ATTENDIBILI solo per giustificare una propria tesi.
      a tal riguardo la invito a dare una letta, anche veloce, a questo:
      http://www.facebook.com/l.php?u=htt...

  • Di Annalisa Melandri (---.---.---.148) 24 agosto 2011 13:45
    Annalisa Melandri

    mi dispiace contraddirvi, ma internet e il complottismo c´entrano poco. Marinella Correggia in Libia c´é stata fino a pochi giorni fa e a differenza dei giornalisti embedded non era pagata da nessuno. L´ingenuitá di molti di voi che credono che una guerra non venga supportata dai media o che non vi siano direttive di governo a quello che i giornali (tutti) scrivono, é sconcertante.


    • Di Claudio Paudice (---.---.---.32) 24 agosto 2011 13:53

      Allora ci scusi sig.ra Melandri. E’ tornato il fascismo e non ce ne eravamo accorti. Cordialità.

    • Di gianluca (---.---.---.247) 24 agosto 2011 14:06
      gianluca

      Ottimo a sapersi. A questo punto, butti nel cestino Messian, Chavez e affaristi di ogni sorta, e ci porti filmati, dati e testimonianze di prima mano, che corroborino le tesi e smentiscano questo gigantesco complotto "Giudaico-massonico-plutocratico" mondiale. La tecnologia e i social network lo permettono.


      P.S. una piccola nota personale: Sono per metà Serbo , e ho tutt’ora gran parte dei miei parenti a Belgrado. Mai avuto notizie più confuse e distorte come quelle provenienti dai miei stessi parenti durante il conflitto del nato in Serbia. Ciò è ovvio, ma pare che molti di voi della "stampa alternativa" non lo capiscano
    • Di Mazzetta (---.---.---.28) 24 agosto 2011 14:24
      Mazzetta

      nessuno l’ha accusata di essere pagata o complottista,io ho solo rilevato l’evidenza per la quale ha citato fonti chiuse in un albergo e molto squalificate e ha parlato di un blog bloccato che bloccato non è 


      quanto alle direttive governative per i giornali, nel nostro paese non esistono di certo, visto la grande varietà di opinioni e di baggianate che si sono lette sulla guerra in Libia

      qui di sconcertante c’è solo la difesa di un articolo che, a prescindere dalla buona fede, è del tutto irricevibile, ancora di più se proclama di diffondere la verità e invece riferisce voci de relato e platealmente smentite dalla realtà
  • Di gianluca (---.---.---.247) 24 agosto 2011 14:15
    gianluca

    se nel frattanto volete leggervi qualcosa di un po’ più solido e sensato ci sono:

    i reportage di Al-Jazeera (o è troppo filo occidentale per voi?) e le analisi (anche molto critiche) di Lucio Caracciolo

  • Di paolo (---.---.---.105) 26 agosto 2011 03:48

    la stragrande maggioranza dei giornalisti italiani , specialmente quelli delle testate più importanti, inviati nei teatri di guerra ,vanno all’Hotel riservato alla stampa internazionale ,accendono la tv satellitare e seguono le news ,intervistano il primo che capita a tiro , poi buttano giù i loro "pezzi " .

    Se stavano in Italia era più o meno la stessa cosa , ma in questo modo aumentano le loro referenze professionali. Diventano inviati di guerra.Poi capita che qualcuno rischi lo stesso ,perché dove si spara tutto può succedere , ma definirlo giornalismo di informazione mi sembra pleonastico .
    Questo avviene perché da noi il libero giornalismo d’inchiesta ,quello vero , è morto da un pezzo a vantaggio di una stampa solo portavoce di interessi .Ovviamente poi succede che sullo stesso fatto ci sono dieci versioni diverse .Quello dell’informazione in Italia è una faccenda molto seria se è vero che Freedom House ci classifica al 49 posto ,ultima tra i paesi europei ,ultima tra le democrazie moderne e dietro paesi considerati terzo mondo.E la classifica sta ulteriormente peggiorando .

    Quindi se qualcosa di vero si può sapere sulla Libia non è certamente dai nostri media.

  • Di giovanni (---.---.---.213) 27 agosto 2011 19:46

    "CHI SE NE FREGA DELLA CONOSCENZA DIRETTA DELLA REALTà LOCALE SUA O DELL’AUTRICE."
    guardi che si è capito benissimo che lei si vuole ciucciare la propaganda di regime senza inutili rompicoglioni che insinuano il dubbio che raconti solo balle....

    "Quando mai il governo italiano si è espresso a favore di questo conflitto? Quando mai ha sostenuto l’intervento?"

    la Libia la sta bombardando anche l’aviazione italiana, e questo lo dice pure la propaganda di regime. Qui siamo al negazionismo spinto.

  • Di giovanni (---.---.---.213) 27 agosto 2011 19:48

    signor Pauduce, è evidente che lei non ha mai aperto, neppure per sbaglio, un libro di storia. Perchè se l’avesse mai fatto, saprebbe che la propaganda di guerra è nata qualche millennio prima di Mussolini, e non è morta in piazzale Loreto. Ma capisco che chi crede che esista democrazia e che i mass media ufficiali racontino sempre la verità per il semplice fatto che gli permettono di mettere una croca su una scheda elettorale (in cui può scegliere solo persone già decise a tavolino da chi governa, ma lasciamo perdere le quisquile) ogni 5 anni, è dura ammettere l’esistenza della propaganda....

    • Di Claudio Paudice (---.---.---.250) 28 agosto 2011 04:27

      Caro Giovanni, mi duole confessarle che sì, l’ho letto qualche libro di storia. E li ho letti con molta più attenzione di lei, che crede di poter comprendere il mondo guardando male chi lo racconta. Già ho scritto che la stampa ha certamente le sue pecche, tuttavia il pensare che i giornali seguano le direttive del governo è fantascienza. Lei paragona l’epoca di Mussolini a quella attuale, ma lei che è certamente un esperto di storia, saprà che esisteva addirittura un Ministero (detto Minculpop) che gestiva l’informazione italiana. Tant’è che perfino l’agenzia di stampa nazionale, la Stefani, era soggetta alle direttive del fascismo. Oggi, checchè ne dicano i fantomatici esperti di storia come lei, questa situazione non esiste più. Lei, per quanto esperto, crede ancora alle favole demagogiche e populiste dei media tutti assoggettati al potere. Quando poi la Repubblica o il Fatto, per esempio, non chiederebbero altro che notizie come quelle in cui crede lei per sferrare un attacco al governo. Ma lei penserà probabilmente che il loro antagonismo sia tutta una messa in scena. Sinceramente non sono in grado di penetrare nella sua testa per comprendere gli astrusi pensieri attraverso i quali riesce a darsi a bere la verità a cui vuole credere. Ma le posso dire quello che comprendo da fuori: che lei di Storia ne sa ben poca. 

    • Di giovanni (---.---.---.213) 28 agosto 2011 14:16

      Pauduce, lei non solo non conosce la storia, ma non legge nemmeno quello che si scrive. IO non ho MAI scritto che durante il fascismo non c’era il minculpop, io ho scritto un’altra cosa, che lei finge di non capire, ovvero che la propaganda di guerra, e con essa i mass media che la diffondono NON L’HA INVENTATA MUSSOLINI. E solo chi non conosce la storia può pensare che se non c’è il Minculpop allora non esiste la propaganda di guerra. Le cito la fonte più semplice da reperire sul web, wikipedia, legga con comodo, e poi ci dica se ci vuole il fascismo per fare propaganda di guerra....
      http://it.wikipedia.org/wiki/Propag...

    • Di Claudio Paudice (---.---.---.25) 28 agosto 2011 14:48

      Io la ringrazio per il suo richiamo alla fonte wikipedia, ma vedo che anche lei, come molti oggi, pensa di poter parlare di storia richiamandosi alle enciclopedie. Due mondi, ma lei che è esperto di storia lo sa benissimo, che sono di per sè inconciliabili (storiografia-enciclopedia). 

      Fatta questa inutile premessa, arriviamo al dunque. Parlare di propaganda di guerra, nel senso che i governi e le loro fonti istituzionali tendono a diffondere notizie della loro parte è un conto. Parlare di propaganda fascista ne è totalmente un altro. Totalmente. Lei sa, da esperto di storia, che in epoca fascista era vietata la pubblicazione di qualsiasi, dicasi qualsiasi, notizia che non andasse giù al partito. Si arrivava a casi di censura preventiva. Censura preventiva. Il fatto che oggi qualcuno, nella fattispecie lei, provi a mettere sullo STESSO piano propaganda di guerra e propaganda fascista è una bestemmia non solo storica ma anche biblica. E lei, checchè ne dica, non può inficiare questa sacrosanta verità. Che i governi, come quelli di oggi, dalle loro fonti istituzionali e dai loro uffici stampa diffondano una certa parte di notizie, è plausibile. Ma come lei sa, da esperto, nel mondo non esistono solo uffici stampa e fonti istituzionali, ma anche agenzie stampa libere private ed indipendenti (pensi in Italia, oltre all’Ansa, Adnkronos e le altre famose, ce ne sono altre 200, quindi nel mondo faccia un po’ lei il conto di quante sono) e giornali. Pensare che tutte queste fonti informative siano succubi dei poteri governativi degli stati è una fandonia bell’e buona, a cui solo gli allocchi possono credere. Lei ci  vuole credere, e ne sono lieto. Solo, la prego, tentando di convincermi della veridicità di quanto dice, di non offendere la mia intelligenza. Già offende la sua. 

  • Di giovanni (---.---.---.213) 27 agosto 2011 19:51

    "i reportage di Al-Jazeera (o è troppo filo occidentale per voi?) "

    non è filo occidentale, è solo di proprietà dell’emiro del Qatar, ovvero di uno degli stati che ha messo uomini e armi contro Gheddafi. E’ anche peggio che filo occidentale, è la tv di una parte combattente....

  • Di giovanni (---.---.---.213) 28 agosto 2011 16:07

    "Parlare di propaganda fascista ne è totalmente un altro."
    e infatti lo fa lei, o questa frase l’ha scritta qualcun altro?
    "E’ tornato il fascismo e non ce ne eravamo accorti. Cordialità."
    è lei che identifica propaganda e fascismo ,e continua a ripeterlo nonostante le abbia dimostrato che la propaganda di guerra E’ INDIPENDENTE dall’esistenza di regimi autoritari, ed esiste in democrazia come in dittatura. Se lei vuole negare l’evidenza, il problema è solo suo, che non è in grado di accettare che nel mondo reale le agenzie di stampa "indipendenti" fanno propaganda di guerra esattamente come nei regimi.

    • Di Claudio Paudice (---.---.---.25) 28 agosto 2011 16:25

      Mi aspettavo che mi rispondesse così. E in effetti ne sono molto deluso, pensavo di averla sottovalutata, invece no. Questa sua risposta non è altro che un trucchetto da quattro soldi. Il discorso del fascismo l’ho tirato io in ballo, è vero, ma solo in seguito alla risposta dell’autrice che ha scritto:L´ingenuitá di molti di voi che credono che una guerra non venga supportata dai media o che non vi siano direttive di governo a quello che i giornali (TUTTI) scrivono, é sconcertante". Quindi, data per buona la definizione di propaganda fascista di cui sopra, è evidente che è la stessa giornalista a richiamarsi ai metodi fascisti, sebbene non li definisca chiaramente. Tuttavia, e qui la delusione è aumentata non poco, sebbene attribuisca a me l’identificazione propaganda-fascismo, è proprio lei che se ne fa (non so a questo punto se consciamente o inconsciamente) difensore quando conclude dicendo:"le agenzie di stampa "indipendenti" fanno propaganda di guerra esattamente come nei regimi". Purtroppo, già lo avevo detto prima, non mi è possibile controbattere a chi fa della rimozione della realtà il suo strumento per comprenderla, o meglio adeguarla ai propri preconcetti ideologici.Quando ci porterà dati, fonti e informazioni attendibili su questo grande complotto mediatico mondiale, le daremo credito. Nel frattempo si tenga la qualifica di ciarlatano. 

  • Di giovanni (---.---.---.213) 28 agosto 2011 17:26

    "è evidente che è la stessa giornalista a richiamarsi ai metodi fascisti,"
    no, questa è la sua deduzione derivante dal fatto che lei continua a ripetere che solo i fascisti danno direttive di governo alla stampa. Lei è un ignorante, nel senso che non sa PERCHE’ NON VUOLE SAPERE, perchè è terrorizzato dall’idea che in "democrazia" la stampa, quando parla di guerra, suona tutta lo stesso spartito anche se non c’è un minculpop a mandare le veline. E la sua ignoranza è tanto più grave quanto lei, come me, vive in un paese in cui c’è un monopolio mediatico evidente anche senza bisogno di mettere su nessun minculpop.

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