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Lettera aperta al Comune di Roma. "Stop alla segregazione dei rom"

In una lettera aperta sottoscritta da European Roma Rights Centre (con sede a Budapest) e Associazione 21 luglio, le due organizzazioni ricordano che nei prossimi giorni il Comune di Roma porterà a termine i lavori per la costruzione del «villaggio attrezzato» per le comunità rom e sinte situato a Roma nella località periferica denominata La Barbuta. La struttura, lontana dal contesto urbano, recintata, videosorvegliata, destinata ad accogliere circa 650 persone rom, è il primo "campo nomadi" di tale grandezza costruito ex novo a Roma negli ultimi 7 anni. Nei prossimi giorni verranno ultimati i lavori prima di procedere all'assegnazione dei moduli abitativi alle famiglie rom e sinte che qui verranno trasferite.

 

Lettera aperta al Comune di Roma

"Nei prossimi giorni il Comune di Roma porterà a termine i lavori per la costruzione del «villaggio attrezzato» per le comunità rom e sinte situato a Roma nella località periferica denominata La Barbuta. La struttura, collocata tra il Grande Raccordo Anulare, la linea ferroviaria Roma-Cassino e l'aeroporto "G.B. Pastine" di Ciampino, è lontana dal contesto urbano, recintata, videosorvegliata, destinata ad accogliere circa 650 persone rom.

Il «villaggio attrezzato» La Barbuta è il primo "campo nomadi" di tale grandezza costruito ex novo a Roma negli ultimi 7 anni. Alcune organizzazioni internazionali, tra le quali European Roma Rights Centre (Centro Europeo per i Diritti dei rom), hanno più volte riconosciuto come «l’Italia è il solo paese in Europa a promuovere un sistema di ghetti, organizzato e sostenuto pubblicamente, con lo scopo di privare i rom di una piena partecipazione alla vita italiana, o addirittura di avere un contatto e dei rapporti con essa. Questi rom vivono, secondo il gergo italiano, in “campi” o squallidi ghetti, questi “autorizzati"» (Il paese dei campi, ERRC, 2000).

Negli ultimi anni tale specificità italiana fondata sul «sistema dei ghetti» è stata evidenziata da diversi organismi internazionali, a partire dal 2000, quando il Comitato per l'Eliminazione della Discriminazione Razziale delle Nazioni Unite nella General Recommendations n. 27 sulla discriminazione contro i rom, ha raccomandato all'Italia «di astenersi dal confinare i rom in campi fuori dalle aree residenziali, isolati e senza accesso all'assistenza sanitaria e ad altri servizi base» (raccomandazione reiterata nel 2008 nelle Osservazioni conclusive sull'Italia). Recentemente il Comitato Europeo dei Diritti Sociali (Centre on Housing Rights and Evictions c. Italy, Rec. 58/2009) ha condannato la politica abitativa dell'Italia relativa alle comunità rom, «in particolare perchè basata sui "campi rom", che si ritiene non garantiscano le condizioni minime essenziali per una vita dignitosa». Lo stesso Comitato ha dichiarato lo Stato Italiano colpevole della «condizione di segregazione vissuta nei "campi nomadi"».

L'anno dopo, nel 2011, la Commissione Straordinaria per la Tutela e la Promozione dei Diritti Umani del Senato ha affermato nel Rapporto conclusivo dell'indagine sulla condizione di Rom, Sinti e Camminanti in Italia: «L'esperienza del Piano Nomadi di Roma mette in luce tutta una serie di criticità che suggeriscono come, per risolvere la questione rom in modo efficace sia sotto il profilo della sicurezza sia dell'integrazione, sia utile provare ad esplorare nuove strade e nuove soluzioni che vadano al di là della cosiddetta campizzazione» suggerendo di seguire l'esempio di altre città italiane che «hanno scelto di chiudere i campi rom».

Nel febbraio 2012 il governo Monti ha sottolineato, all'interno della Strategia Nazionale d'inclusione dei rom, dei sinti e dei camminanti, inviata alla Commissione Europea la «necessità di superamento del modello dei campi per combattere l'isolamento e favorire percorsi di interrelazione sociale». «La politica amministrativa dei “campi nomadi” - sostiene la Strategia - ha alimentato negli anni il disagio abitativo fino a divenire da conseguenza, essa stessa presupposto e causa della marginalità spaziale e dell’esclusione sociale per coloro che subivano e subiscono una simile modalità abitativa».

A fronte di una civiltà giuridica che si è sviluppata nelle norme e nelle sensibilità italiane e europee, il prefetto-commissario di Roma, Giuseppe Pecoraro, ha deciso, nel settembre 2011, di iniziare la costruzione di un nuovo «villaggio attrezzato» per le comunità rom in località La Barbuta. La realizzazione dell'insediamento verrà portata a termine dal Comune di Roma nei prossimi giorni prima di procedere all'assegnazione dei moduli abitativi alle famiglie rom e sinte che qui verranno trasferite.

Spetterà al Comune di Roma dimostrare ai cittadini romani che i 10 milioni di euro già spesi per la costruzione del nuovo «villaggio attrezzato», più quelli che dovrà erogare a tempo indeterminato per adempiere ai compiti di gestione e vigilanza (circa 3 milioni di euro l'anno), sono da considerarsi un investimento proporzionale ad accogliere i 650 rom in una condizione di esclusione sociale e segregazione piuttosto che disporre altre soluzioni più economiche e valide per cittadini italiani e stranieri, rom e non rom. In vari ambiti, accademici e politici, nazionali ed europei, è ormai consolidata la convinzione che ogni amministrazione locale dovrebbe rispondere alle esigenze abitative di questa parte della comunità rom, quella presente negli insediamenti formali e informali, con le stesse misure di politica dell'alloggio poste in essere per qualunque altro cittadino italiano, comunitario ed extracomunitario presente sul territorio. D'altra parte a nessuno potrebbe apparire adeguata una soluzione abitativa escludente e segregativa, concepita, per esempio, per soli cittadini asiatici, africani o magari ebrei.

Secondo European Roma Rights Centre e Associazione 21 luglio il Comune di Roma nel voler portare a termine la costruzione del nuovo "campo nomadi", sta reiterando il già citato «sistema dei ghetti», optando così per una scelta antistoricaantieconomica e discriminatoria che pone la città di Roma al di fuori di una politica in linea con le strategie, le raccomandazioni e le norme europee e internazionali. European Roma Rights Centre e Associazione 21 luglio invitano pertanto l'amministrazione romana a fare un passo indietro, sospendendo i lavori e l'assegnazione delle unità abitative del nuovo "campo nomadi" e istituendo un tavolo tecnico il cui obiettivo potrà essere quello di individuare le misure più idonee per una "riconversione di uso" dell'area de La Barbuta".

Associazione 21 Luglio
European Roma Rights Centre

Commenti all'articolo

  • Di (---.---.---.210) 29 maggio 2012 15:40

    Purtroppo a Roma la situazione dei rom non è facilmente gestibile.

    C’è molta gente per bene all’interno dei campi, ma che allo stesso tempo non è in grado di contrastare la minoranza che delinque quotidianamente con furti, commercio di droga ed armi e per non finire incendi di materiale plastico che avvelena l’aria.
    L’integrazione può e deve avvenire solo in questo modo, monitorando queste minoranze per permettere a noi cittadini che paghiamo le tasse e quindi anche il loro sostentamento di vivere più sereni.
    Abito a 100 metri dal campo nomadi di tor de cenci e vi assicuro che la convivenza è impossibile. Ogni giorno nel capo nomadi si bruciano rifiuti, copertoni e materiale plastico vario con conseguente emissione di diossina e altre sostanze cancerogene nell’aria che si depositano nell’organismo e nel terreno. Abbiamo interessato televisioni, giornali, ministri competenti, prefetti, sindaco e le cooperative sociali e ne è emerso una situazione da far accapponare la pelle.
    Come al solito girano troppi quattrini per gestire questa gente e le cooperative sociali che se ne occupano nascondono spesso le reali intenzioni dei rom, troppo spesso utilizzati come merce di scambio per ottenere i contributi europei in base al loro numero.
    In quello di tor de cenci, i rom hanno chiesto loro il trasferimento perchè esausti di subire le angherie della minoranza che crea problemi e non vuole essere spostata/controllata; le cooperative sociali che prendono TANTI TANTI SOLDI per la gestione dei campi se ne fregano di risolvere il problema. 
    Il risultato? i cittadini residenti ed i rom "per bene" sono scontenti, mentre chi ne giova sono ancora una volta quelli che delinquono e le cooperative sociali.
    Che facciamo vogliamo risolverla questa situazione una volta per tutte e mettere tutti sotto controllo? 
    Cara GUARDIA DI FINANZA che non ti sfugge niente....lo vuoi fare un controllino su queste cooperative per capire come mai con tutti i soldi ricevuti i nomadi di tor de cenci, e non solo, versano in queste condizioni? 
    Se avete dubbi intervistate i rappresentanti dei campi rom a roma, incontrati più volte, e verificherete che non aspettano altro che il trasferimento.

    Grazie dell’attenzione


    • Di (---.---.---.241) 29 maggio 2012 18:41

      Capisco molto bene la tua situazione di "vicino" del campo di Tor de’ Cenci.

      Su questo insediamento ci sono alcune cose che andrebbero svelate.
      Nella primavera del 2008 l’amministrazione comunale decise uno stanziamento di 550 mila euro per tre anni per riqualificare il campo. Si mise su anche un gruppo di lavoro composto da 6 tecnici, tra cui architetti e urbanisti. Con l’insediamento della nuova giunta (aprile 2008) arrivò l’ordine dell’assessore Belviso (cresciuta elettoralmente a Spinaceto - Tor de’ Cenci e che aveva fatto dello sgombero del campo il cavallo di battaglia nel periodo elettorale) di rendere "invisibile" il campo, abbandonando il progetto di riqualificazione e sciogliendo il gruppo di lavoro. La mossa politica del Comune di Roma, come è stato per Casilino 900 e La Martora è quella di "abbandonare" un campo, lasciandolo al degrado volontariamente per provocare l’esasperazione degli abitanti rom e dei vicini non rom. Tu hai ragione. I rom vogliono andarsene e voi vicini siete esasperati dalla loro presenza. In realtà i responsabile di questa situazione non sono nè i rom nè i "vicini di casa" del campo. Sono gli amministratori locali che hanno volutamente provocato questa situazione di degrado igienico-sanitario e sociale.

  • Di (---.---.---.107) 30 maggio 2012 22:12

    quello che non è ancora chiaro ,è che qui non si discute di soldi droga armi e tutto lo schifo che noi gente per bene neanche sappiamo ma di VITA .Si, perchè se non ci risolvono il problema degli incendi quotidiani che ci fanno ogni GIORNO UNA BELLA FLEBO DI VELENO noi , i nostri figli piccoli medi grandi i nonni gli zii i vicini di casa , le maestre dei nostri figli il pizzicagnolo piuttosto che il fioraio o il macellaio del vicino mercato saranno le "cavie" degli esperimenti chimici già tristemente noti al nostro Paese (proprio un Bel Paese)!!!!!!!!!

  • Di (---.---.---.204) 4 giugno 2012 05:18

    I nomadi sono un’altra occasione per rubare fondi pubblici. Se volessimo risolvere il problema, non solo dei nomadi, ma degli stranieri e dei meridionali al nord (Intendo dire notoriamente infelici, emarginati, in crisi d’identita’) si dovrebbere parlare in modo onesto. Se i problemi sociali si risolvono mandando le comunita’ scomode dai vicini, come faceva la francia, la spagna e l’inghilterra, inviando piantagrane e delinquenti negli altri continenti, creiamo le condizioni per nuovi olocausti. Quanti ormai se liberi di scegliere si libererebbero di intrusi scomodi anche a costo di divenire mostri nazisti del 21mo secolo? Paghiamo di tasca nostra l’Alitalia perche’ rimpatri tutti, inclusi gli asociali del sud che vivono al nord. E cosi’, i falsi umanisti che non sono mai usciti dai loro decadenti sgabuzzini pieni di libri, parlano di intolleranza e addirittura di una parola che non definisce nulla "razzismo". Gli amministratori del sud, della romania, del nord africa e della musulmana albania, si tengano i loro giovani disoccupati, onesti o no a noi non deve interessare.
    Siamo onesti con noi stessi e con loro, se hanno problemi in questi paesi e nelle regioni del sud, dove governano i peggiori cittadini nella quasi totalita’ dei casi, ebbene sono affari loro! Che al sud, come all’estero smettano di rubare, delinquere con la cravatta e si mettano a lavorare! Mandino tutti questi "sfortunati" a zappare la terra!

  • Di (---.---.---.58) 1 febbraio 2014 15:32

    LASCIO VOLENTIERI UN COMMENTO............NON VOGLIAMO I ROM NEL NOSTRO PAESE NON PER RAZZISMO, MA PERCHE’ SONO SOLITI COME MINIMO RUBARE...E GIRARE AL VOLANTE DI AUTO POTENTISSIME SENZA PATENTE.........E QUESTO LO DICE LA STORIA DEGLI ULTIMI VENTI ANNI E NON IO...........SE UNO STRANIERO LAVORA ONESTAMENTE, E NON ABUSA DEL PAESE DOVE E’ OSPITATO...........CHE SIA IL BENVENUTO.............MA NON PUO’ VENIRE A CASA NOSTRA E FAR DA PADRONE.............QUESTO E’ CONSENTITO SOLO IN ITALIA DOVE EVIDENTEMENTE I GOVERNI PASSATI E NON SO FUTURI.............NON CI PROTEGGONO............E SE CONDIDERERETE IL MIO COMMENTO PERICOLOSO O RAZZISTA.ALLORA I RAZZISTI SARETE VOI NEI MIEI CONFRONTI.RIPETO SIA BENVENUTO COLUI CHE NEL NOSTRO PAESE LAVORA CON ONESTA.......... MA FUORI I DELINQUENTI ED I LADRI..COSI’ DOVREBBE ESSERE.GRAZIE

     

     

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