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Lettera aperta a Matteo Renzi. Tasse, sempre tasse, fortissimamente tasse

Egregio dottor Matteo Renzi

Presidente del Consiglio dei Ministri

 

Oggetto : Tasse, sempre tasse, fortissimamente tasse.

Egregio signor Presidente Renzi,

si avvicina il secondo pagamento IRPEF, quello di novembre, ed il cittadino può così contare i danni derivanti dagli interventi fiscali del governo Monti per l’anno in corso; interventi di cui si è del tutto disinteressato il Suo governo, tutto preso dall’affare degli ottanta Euro in busta paga.

Sappiamo tutti che il Paese sta vivendo una grave crisi economica e che le sue varie componenti sono chiamate a sostenerne i costi. Atteso che siamo dinanzi ad una grave crisi che investe tutta la nostra società, secondo giustizia dovrebbero essere chiamati a sostenerne maggiormente il peso quelle categorie che dal vivere sociale ricavano i maggiori vantaggi.

Qualcosa del genere mise in atto nella polis di Atene il legislatore Solone, il quale giunse a dire con orgoglio «Ho scritto leggi egualmente valide per gli umili e per i potenti, adattando a ciascuno la retta giustizia».

Ad esempio suddivise la popolazione in categorie fondate sulla ricchezza prodotta e stabilì per ognuna di esse quale contributo dovesse dare alle forze armate cittadine. A quel tempo le armi non venivano fornite dallo Stato ed era il singolo a doversele procurare a sua cura e spese. Così la classe degli hippeis (scaglione sino a 300 medimmi di grano prodotto) poteva permettersi un cavallo e doveva formare la cavalleria dell’esercito ateniese. La classe degli zeugitai (scaglione sino a 200 medimmi di grano prodotto) si doveva provvedere di scudo, di elmo, di spada e di lancia e doveva formare la fanteria pesante oplitica. Gli ultimi, i thetes, lavoratori salariati con reddito inferiore ai duecento medimmi di grano, erano esclusi dalla falange oplitica ed erano destinati a diventare rematori nella flotta ateniese in cambio di un migliore trattamento salariale.

Le leggi di Solone ebbero un colossale e lunghissimo successo presso gli ateniesi perché erano giuste. Possiamo adesso dire lo stesso delle leggi fiscali del governo Monti poi fatte proprie dal Suo governo? Forse no.

Non bisogna essere esperti di fiscalità per vedere che gran parte dell’importante incremento di carico fiscale dovuto alla crisi si è riversato sui proprietari di beni immobili destinati ad uso commerciale, dalle aree edificabili, agli studi professionali, alle unità destinate al commercio e così via. E’ questo un dato di fatto davanti al quasi raddoppio dell’imposizione fiscale su questo tipo di beni registrato dopo i due pagamenti IRPEF, quello già fatto a giugno e quello da fare a novembre. Il governo Monti ha ottenuto questo semplicemente togliendo tutte le detrazioni ed aumentando al 99 % l’acconto per l’anno in corso. Una cosa fatta bene, in gran silenzio, da autentico mago delle tasse.

Nessuna sostanziale differenza di incremento fiscale in base all’ammontare del reddito prodotto. Gli aumenti del governo Monti sono stati, come si suol dire, “lineari”. Insomma, Solone non li avrebbe mai adottati. Per di più è stato ben diverso il trattamento riservato ai proprietari di unità immobiliari destinati ad un uso residenziale, ai quali è stata concessa la possibilità di utilizzare la cedolare secca del 10 %.

Resta adesso da dimostrare che i proprietari di beni immobili destinati ad uso commerciale, anche di modesto valore, siano i soggetti che ricavano i maggiori vantaggi dal vivere sociale. Ebbene, signor Presidente, facendo un rapido paragone con notai e farmacisti, mi sembra arduo che si possa riuscire a dimostrarlo. Lo stesso vale prendendo a confronto i dipendenti della Regione Sicilia. Almeno così sembra ad un comune cittadino come me.

L’impressione che se ne ricava è che, nella suddivisione dei costi della crisi secondo giustizia, qualcosa non funzioni.

E poi questa fiscalità a posteriori!

Anche ad Atene vi era una raccolta fiscale con tanto di tassa sul patrimonio detta eisphorà. Vi erano tasse portuali e dazi. Vi erano le liturgie, riservate ai più ricchi (classe dei pentakosiomedimmoi per lo scaglione sino a 500 medimmi di grano), che consistevano nell’assumere a proprio carico determinati servizi pubblici per un solo anno. Ad esempio pagare il costo di allestimento delle tragedie. La più onerosa liturgia era di tipo militare e si chiamava trierarchia. Consisteva nell’allestire una triremi da guerra per la flotta cittadina.

Tutte queste tasse, però, non cambiavano facilmente ed erano ben note agli ateniesi, i quali potevano così fare i loro piani di vita in funzione di esse. Insomma, sapevano a priori quanto avrebbero dovuto pagare. Nel nostro Paese le tasse sono invece a posteriori: ognuno agisce all’oscuro del suo destino fiscale e, a cose fatte, il governo decide chi tassare e come. I cittadini, signor Presidente, si sentono come pecore annualmente soggette a tosatura. Tasse, sempre tasse, fortissimamente tasse!

Messina, li 30.09.2014

                                                Cordialità,

                                                  Bernardo Aiello

 

Foto: Palazzo Chigi, Flickr

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