Lettera a un cumulo di Monnezza
Egregio cumulo di Monnezza, da circa un anno hai abbandonato l’uscio di casa mia in via STE Cirillo 17, a cento metri dal Municipio di Boscoreale, perché l’Amministrazione ha assoldato uno dei grandi killer dei cumuli di Monnezza, e cioè la raccolta porta a porta.
In un primo momento ho tirato un sospiro di sollievo, perché finalmente dopo tanti anni di convivenza forzata e puzzolenta, non ti trovavo più fuori dal mio portone.
Purtroppo però, dopo qualche giorno, quando ho tirato un altro sospiro, questo non era più di sollievo perché respirando avvertivo un forte fetore nauseabondo, che faceva vomitare e bruciare il naso e la gola.
A causare questo fetore erano i tuoi parenti che venivano uccisi in altri comuni, dove però il killer usava un'altra arma e cioè eliminava i cumuli di Monnezza, senza fare nessuna distinzione, raccoglieva tutto mischiato e lo caricava sul camion che poi si dirigeva nel cimitero della Monnezza, realizzato a poche centinaia di metri dalla mia casa e il cui nome è cava S.A.R.I. (Sito Accumulo Rifiuti Indifferenziati).
La scelta di un luogo in prossimità di terre coltivate, di ristoranti, di in-civili abitazioni, è stata approvata da circa 800 uomini, tutta gente di rispetto, che per non inquinare l’aria della Campania con gli scarichi dei camion, hanno cercato di deporre una merce, la Monnezza, che per loro è più preziosa dell’oro, in un buco non molto distante dal luogo di produzione, diciamo che l’hanno fatto a fin di bene, il loro e dei loro comparielli che posseggono le Ditte di raccolta rifiuti.
In quel cimitero, già martoriato da prepotenti senza scrupoli, dove in passato vi sono stati seppelliti dei tuoi parenti, a volte anche più velenosi e tossici, donati in parte da tante regioni d’Italia, proprio lì, il dolce profumo dei pini e delle ginestre è stato coperto dai quei miasmi emanati dalle viscere putride del grande buco che li emette a intervalli irregolari, come se si trattasse di tante grandi scorregge puzzolenti.
Questi fetori stanno ammorbando e avvelenando i cafoni delle terre vesuviane, che per gli 800 uomini di rispetto, non contano nulla, non hanno nessun diritto né di vivere in un ambiente salubre né di vedere un futuro per le loro terre.
Questi bifolchi, sorprendendo i governanti, all’improvviso si sono ribellati, ma lo Stato che dovrebbe proteggere il popolo, ha prontamente messo in campo tutte le forze necessarie ed equipaggiate per soffocare la protesta, schierandosi così dalla parte del malaffare, contro i suoi figli, tramutandosi così in patrigno.
Durante le tante proteste, molti bifolchi sono stati picchiati anche a sangue, perché pur di spartirsi la grande torta della Monnezza, gli 800 uomini di rispetto passerebbero anche sul cadavere dei loro cari, figurarsi se si fermavano davanti a donne, vecchi e bambini.
Il cimitero della Monnezza è quasi pieno, la grande torta S.A.R.I. è quasi finita, e l’unica cosa che resta ai cafoni, martiri vesuviani di Stato, per far diventare ogni boccone di quella grande torta, amaro, tossico e indigesto, per molti dei commensali, è quella di astenersi dalle urne elettorali per i prossimi dieci anni.
Se hanno ucciso un popolo, il popolo dovrebbe far sparire tutti i suoi rappresentanti nelle Istituzioni di quello Stato che ha cessato di essere
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