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Lettera Fli al Corriere, “Siamo laici, non laicisti”: ma non si placano polemiche nel centrodestra

In una lettera inviata ieri al Corriere della Sera e sottoscritta da diversi parlamentari di Futuro e Libertà, si ribadisce che la “vocazione laica, da destra europea di Fli” non può essere “tacciata di laicismo”. Tra i firmatari, i parlamentari Andrea Ronchi, Roberto Menia, Pasquale Viespoli, Antonio Bonfiglio, Daniele Toto, Giuseppe Scalia, Angelo Pollina e Roberto Rosso – questi già autore del manifesto dei “laici credenti” (Ultimissima del 4 dicembre).

Fli ha l’ambizione di interpretare nella “modernità i valori cattolici di cui è intrisa la nostra comune identità nazionale”, si legge. Un “patrimonio di valori che ha nella fede cristiana un solido ancoraggio, come ha riconosciuto lo stesso Gianfranco Fini a Bastia Umbra”. La lettera se la prende con “l’esposizione mediatica” che “rischia di fare apparire come cultura prevalente posizioni legittime ma non ampiamente condivise”. Il “giusto richiamo alla laicità dello Stato” non deve “scivolare nel fondamentalismo laicista”, di cui sarebbe espressione la volontà di estendere del matrimonio alle coppie gay.

“Dobbiamo essere vigili rispetto alle trappole del relativismo etico”, “fenomeno figlio anche di quella immaturità che l’Europa dimostrò quando decise di omettere ogni riferimento alle comuni radici giudaico-cristiane nei valori della Convenzione Europea, nonostante gli sforzi compiuti in tal senso da Gianfranco Fini” (Ultimissima del 19 dicembre), continua la lettera. Perché “difendere le nostre radici vuole dire difendere la nostra cultura, i diritti civili e il grado di libertà di cui godiamo”. Riprendendo le parole di Robert Schumann secondo cui “la democrazia deve la sua origine e il suo sviluppo al cristianesimo”, i parlamentari Fli sostengono che “negare questo presupposto vorrebbe dire costringere la nostra società al declino e alla progressiva cancellazione”. Non manca poi il riferimento al richiamo del card. Bagnasco sul “lento suicidio demografico” del Paese, che va combattuto con “politiche per la natalità e la famiglia”. Ma bisogna anche “misurarsi col tema della cittadinanza ai figli degli immigrati nati sul suolo italiano”, sottolineano i firmatari, in polemica con “movimenti e culture che evocano i valori cattolici” ma “praticano l’egoismo e la discriminazione”.

La lettera non ha mancato di suscitare polemiche nel centrodestra. Daniele Priori, segretario dell’associazione di centrodestra Gaylib, ha risposto accusando le “colombe” di Fli di “gioco al massaro dei gay per elemosinare un voto in più dai cattolici”. Precisa che a Fli, cui diversi gay di centrodestra si sono avvicinati sperando in posizioni più aperte, “non ha proposto il riconoscimento del matrimonio omosessuale tanto temuto”, ma “l’unione omoaffettiva sulla scorta dei modelli già in atto in nazioni vicine e amiche come la Svizzera e l’Austria”. Le “colombe pseudo futuriste volino fino a Londra, Berlino e Parigi dai loro colleghi di centrodestra europei e dicano, se ci riescono”, ironizza Priori, “che queste nazioni socialmente e culturalmente più evolute della nostra, sono a rischio di estinzione”. Da segnalare anche una intervista a Benedetto Della Vedova, esponente Fli, che così commenta la “differenza” tra “laico e laicista”: “per me è un mistero”, “io mi considero laico, ma vengo definito ‘laicista’ solo perché, ad esempio, vorrei una legge che tuteli le coppie di fatto”.

Anche Maurizio Gasparri, capogruppo Pdl al Senato, afferma che Gianfranco Fini “si è definito più volte ateo e ha ostacolato tutte le norme a tutela della vita”, come già aveva fatto (Ultimissima del 7 settembre). Ritiene interessante la lettera dei parlamentari di Futuro e Libertà, ma chiarisce che “contano di più i fatti”: “la Camera si pronunci finalmente sul testamento biologico”. “Chi si professa cattolico, firmando scritti, sconfessi le posizioni di Fini, che ha boicottato in ogni modo e in ogni fase il nostro impegno per la vita”, continua. Sulle ipotesi di un Terzo Polo, afferma: “Casini non potrà seguire la deriva finiana superlaicista”.

Valentino Salvatore

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