• AgoraVox su Twitter
  • RSS
  • Agoravox Mobile

 Home page > Tempo Libero > Sport > Leggende Azzurre: sesta puntata

Leggende Azzurre: sesta puntata

30 GIUSEPPE MEAZZA (1910) CALCIO

È considerato da molti esperti il più grande giocatore italiano di tutti i tempi e uno dei più grandi in assoluto. Disse di lui Gianni Brera “Grandi giocatori esistevano già al Mondo, magari più tosti e continui di lui, però non pareva a noi che si potesse andar oltre le sue invenzioni improvvise, gli scatti geniali, i dribbling perentori e tuttavia mai irridenti, le fughe solitarie verso la sua smarrita vittima di sempre, il portiere avversario”. Fu la più grande stella della storia dell’Inter (giocava da centravanti e mezzala), la cui maglia indossò dal 1927 al 1940, e poi nella stagione ’46-’47, l’ultima della sua carriera, pregiudicata attorno ai trent’anni da un problema di circolazione ad un piede. Meazza con la maglia nerazzurra segnò 282 reti su circa 400 match, stabilendo un record, ovvero diventando il più prolifico goleador di una squadra italiana: nessuno, infatti, prima di lui aveva fatto tanti gol con un solo club. E solo Alex Del Piero negli anni Duemila (e poi Francesco Totti) riuscirà appena a superarlo. Meazza al tramonto della carriera giocò anche col Milan (42-11 in due anni), Juventus (27-10 in una sola stagione), Varese (20-7 nel 1944), Atalanta (14-2 nel ’45-’46), per un totale coi club di 477-308 (in A è il 4° marcatore in assoluto con 216 gol su 367 match, 59% di media). In tutto vanta 338 reti (5 in una partita), che ne fanno, mentre scrivo, il terzo marcatore italiano all time dopo Piola (364) e Del Piero (344), davanti a Toni (324), Totti (319), Baggio (318), Inzaghi (316) ecc. Capitolo trofei: 2 Scudetti (1930 e 1938, con l’Inter) e poco più (3 volte capocannoniere della Coppa Europa Centrale). Il giornalista Adalberto Bortolotti, nella sua classifica de “I 50 del secolo” (pubblicata sul Guerin Sportivo durante il 1999), lo inserì al 5° posto di sempre. Per colui che scrive è stato una sorta di Roberto Baggio ante litteram, forse persino più completo tatticamente, nonchè il più grande prodotto degli anni Trenta dopo Zamora.

In Nazionale con 53-33 (62%) è tuttora il secondo marcatore di sempre, uno dei pochi ad essersi fregiato di 2 Campionati Mondiali (3 gol), perdipiù consecutivi, sfoderando nei momenti topici prestazioni da leggenda internazionale che gli consentono di essere tuttora famoso in tutto il globo. Vinse anche un paio di Coppe Internazionali.

 

29 ANTONIO ROSSI (1968) CANOA

 

Antonio Rossi la sua leggenda l’ha costruita principalmente alle Olimpiadi, dove vanta 3 Ori (un paio ad Atlanta 1996 rispettivamente nel k1 500 e nel k2 1000 ed uno a Sydney 2000 nel k2 1000), un Argento (Atene 2004) ed un Bronzo (Barcellona 1992). Ai Mondiali ottenne 3 Ori (’95, ’97 e ’98 sempre nel k2 1000), 3 Argenti ed 1 Bronzo. Agli Europei vinse un Oro e due Bronzi. È stato anche portabandiera nelle Olimpiadi 2008.

 

28 RENZO DE VECCHI (1894) CALCIO

Soprannominato “Il figlio di Dio”, per la sua immensa classe (sia in fase di copertura che di rilancio) e le notevolissime doti carismatiche può essere ritenuto uno dei difensori (era terzino sinistro) più forti di sempre nonchè il calciatore italiano più grande di ogni epoca (se si esclude l’oriundo Omar Sivori). Per via della sua grandezza De Vecchi divenne uno dei primi idoli delle folle, il primo calciatore nostrano ad essere popolare come nessuno mai prima d’allora (non a caso sarà il primo calciatore testimonial pubblicitario). In Italia inaugurò il calciomercato (e la nascita di fatto del professionismo) col suo storico trasferimento a 19 anni (per cifra record di 24.000 lire, mascherata con un impiego fasullo in una banca, visto che era consentito cambiare squadra solo per motivi di lavoro o studio) dal Milan (64-7, esordì a 15 anni) al Genoa (218-31), di cui fu un’autentica bandiera leggendaria e con il quale vinse 3 Scudetti. De Vecchi vide transitare il calcio dal pionierismo al professionismo, rimanendo sempre in auge. Anzi, fu proprio grazie a giocatori come lui se il calcio divenne in breve tempo un fenomeno di massa. Si ritirò a quasi 35 anni, un’età che ai tempi veniva considerata quasi proibitiva.

In Nazionale giocò dal 1910 al 1925 per 43 volte, tantissimo per l’epoca. Rimane tuttora il più giovane esordiente in Nazionale, a 16 anni, 3 mesi e 23 giorni.

 

27 ANTONELLO RIVA (1962) BASKET

 

E' stato il più grande cestista italiano di ogni epoca. Bandiera di Cantù, ha vestito 213 volte la maglia della Nazionale con la quale si è fregiato di un Oro (vinto da protagonista) e un Argento agli Europei, collezionando ben 3.785 punti in carriera (media 18 a gara), record assoluto (vanta anche il primato di punti in una singola partita, 46 contro la Svizzera nel 1987). Occupava il ruolo di guardia e ala piccola. A livello di club si è fregiato in primis di 1 Scudetto, 2 Coppe dei Campioni, 3 Coppe delle Coppe ed una Coppa Intercontinentale. Detiene sinora il record di punti in A1 (14.397, media di 18,36). Si è ritirato nel 2005.

 

 

26 ANGELO SCHIAVIO (1905)CALCIO

È stato uno dei più forti centravanti che l’Italia abbia mai avuto. Bruno Roghi disse di lui: <<Fu il palleggio sicuro ad agevolarne la sua azione di centravanti di sfondamento. Camminava e correva ondeggiando lievemente, sì che l'avversario non sapeva più da che parte prenderlo. Lo scatto pronto, autoritario. L'azione potente e veloce. Aveva un dribbling stretto, secco, imperioso. Il suo tiro era una fucilata>>. In tutta la carriera giocò nella massima serie solamente con la maglia del Bologna, senza mai cambiare squadra nelle sue 16 stagioni da professionista (dal ’22 al ’38). Il suo score pre e post girone unico parla di ben 243 gol segnati con la casacca rossoblu in 348 partite di campionato disputate (69% di media gol). È il primatista assoluto nella storia del Bologna per reti segnate e il quarto realizzatore di tutti i tempi nella storia del campionato italiano, dietro ai soli Silvio Piola (290 reti), Giuseppe Meazza (268) e Francesco Totti (250). La sua eccezionale media gol (0,69 a partita) rappresenta tuttora un primato tra i calciatori italiani che hanno segnato almeno 100 reti in Serie A, e seconda in assoluto dietro Gunnar Nordahl (0,77). Col Bologna vinse 4 campionati e 2 volte la prestigiosa (è arrivato il momento di rivalutarla, dopo decenni in cui è stata dimenticata) Coppa Europa Centrale. Personalmente lo ritengo il più grande bomber italiano di sempre dopo i mostri sacri Piola, Meazza e Riva, ma davanti a tutti gli altri.

In Nazionale (21-15) fu iridato 1934, segnando in Finale il gol decisivo per il Titolo (4 sono in totale i suoi gol iridati). Riportò inoltre le vittorie del 1930 e 1935 nella Coppa Internazionale (un piccolo Europeo ante litteram).

 

25 DINO ZOFF (1942) CALCIO

È considerato da molti esperti il più grande portiere del dopoguerra dopo Jascin. A livello di club giocò 842 partite subendo 694 gol. Ha indossato le maglie di Udinese (1961-1963), Mantova (sino al ’67), Napoli (sino al ’72), Juventus (sino al 1983, a 41 anni), con la quale vinse 6 Scudetti e 1 Coppa UEFA. Per un paio di decenni ha mantenuto il record di presenze in Serie A (570).

In Nazionale giocò 112 partite (record superato poi da P. Maldini, ed in seguito anche da altri) subendo 84 reti. Ha vinto un Oro (1982, il più anziano della storia a riuscirci, a 40 anni) ed un Argento (1970) ai Mondiali, ed un Oro continentale (1968). È l'unico giocatore italiano ad aver ottenuto sia il titolo di Campione Europeo sia quello di Campione del Mondo a livello di Nazionale. Inoltre detiene il record mondiale d'imbattibilità per squadre nazionali, non avendo subito reti per 1142 minuti consecutivi.

 

24 JURY CHECHI (1969) GINNASTICA

 

E’ ritenuto il Re degli Anelli, specialità in cui non ha avuto eguali nella storia. Malgrado la sua carriera sia stata costellata da infortuni molto gravi, Chechi è riuscito ugualmente a vincere l’inimmaginabile, ovvero 5 Mondiali (e 2 Bronzi) consecutivi dal '93 al '97, 4 Europei (e 2 Bronzi rispettivamente nell’individuale e a corpo libero) ed 1 Olimpiade nel 1996, dopo che aveva dovuto rinunciare al sogno olimpico 1992 (in cui era il grande favorito) per infortunio. Nel 1997 Jury annuncia il ritiro per problemi fisici ma due anni dopo decide di tornare alle gare. Nel 2000 un altro grave infortunio, la rottura del tendine brachiale di un bicipite, interrompe la sua preparazione per le olimpiadi di Sydney e questa volta il campione toscano sembra deciso al ritiro definitivo. Nel 2003 però, per una promessa fatta a suo padre, torna ad allenarsi in vista delle Olimpiadi di Atene dove ha l'onore di essere il portabandiera della spedizione italiana durante la cerimonia di apertura: a 35 anni vincerà un inatteso Bronzo.

 

23 COSTANTE GIRARDENGO (1893) CICLISMO

 

È stato, assieme a Binda, il più grande ciclista dell’epoca eroica (il primo ad essere chiamato con l’epiteto Il campionissimo). La sua notorietà raggiunse livelli di vera eccezionalità per gli echi dei non certo tanti media del suo tempo. Girardengo (con all’attivo 106 successi su strada, di cui 19 nel ’19, e 965 su pista!) si dilettava e svettava in ogni tipologia di corse, da quelle in linea a quelle a tappe, dalla regina delle classiche, la Sanremo, alla regina delle gare a tappe, il Giro italiano: insomma era poliedrico come ve ne saranno pochi nella storia, simile in caratteristiche ad un certo Francesco Moser, sebbene Costante rimanga inavvicinabile. Girardengo nel corso della sua lunghissima carriera conquistò 2 Giri d'Italia (30 tappe, 26 maglie rosa, non ne vinse di più a causa delle cadute, che all’epoca erano molto frequenti). Poi si fregiò di ben 6 Sanremo (in un'occasione vinta con 13' sul 2°), 3 Lombardia ed addirittura 9 Titoli Nazionali di seguito (record), che ai suoi tempi valevano quasi quanto dei Mondiali... All’estero non vinse quasi nulla (partecipo’ ad un solo Tour) anche perché a quei tempi si voleva essere…casalinghi. Tra le pagine più belle del suo "carnet" di vittorie troviamo però il trionfo nel "Gran Premio Wolber", nel 1924, dove riuscì a sconfiggere - a casa loro - i fratelli Pelissier. Questa corsa era considerata una specie di Campionato del Mondo ufficioso e rimane l'unica prova estera prestigiosa da lui vinta. A 34 anni partecipò alla prima vera edizione del Campionato del Mondo finendo 2° a 7’ da Binda. Cessata l'attività a 43 anni, divenne industriale di biciclette e salì in ammiraglia. Come Commissario Tecnico azzurro guidò Bartali al successo al Tour de France 1938. Diresse, inoltre, proprie squadre professionistiche di buon livello.

 

22 ALFREDO BINDA (1902) CICLISMO

 

Alfredo Binda (95 successi - 20 nel 1927 -) è stato forse il più grande ciclista dell’era tardo pionieristica. Fra i primi sportivi italiani entrati nella cultura popolare (assieme a C. Girardengo ed al pugile P. Carnera), era in grado di spadroneggiare su di ogni asperità, in salita come in pianura. Fortissimo in fuga come in volata (sebbene le volate dell'epoca non fossero paragonabili a quelle a ranghi compatti dei tempi odierni, poiché si disputavano su strade accidentate che di certo non favorivano la nascita di velocisti puri: per capirci, dubito che oggi Binda riuscirebbe a battere Cipollini o Petacchi su percorsi ben asfaltati...), “don” Alfredo svettava sia nelle gare a tappe che in quelle di un giorno. Vinse a mani basse 5 volte il Giro d’Italia (che all’epoca non era inferiore al Tour, anzi per certi versi era la gara regina dell’intero panorama mondiale) - record che molto tempo dopo avrebbero soltanto eguagliato Fausto Coppi ed Eddy Merckx -, fregiandosi altresì di 2 Milano-Sanremo (nel 1929 con +8'30''), 4 Lombardia (nel 1926 con 30’ di distacco inflitto al secondo classificato; nel 1931 con 18'33'' sul diretto inseguitore; nel 1925 con +8'20'') e 4 Campionati Italiani.

Ad un certo punto della carriera la sua supremazia arrivò ad essere talmente schiacciante che, per far riguadagnare interesse alle gare, gli organizzatori in più di una circostanza arrivarono a pagarlo per non farlo partecipare. Ciononostante il palmares di Binda risulta sterminato: come detto vinse 5 Giri, aggiudicandosi ben 41 tappe (in un'epoca in cui il Giro era molto più breve di oggi) di cui 12 (su 15 tappe) in una sola edizione (è tuttora un primato inarrivabile), fregiandosi di 61 giorni in maglia rosa. Al Tour gli italiani a quei tempi non amavano prenderne parte spesso (causa problemi logistici, costi, impopolarità, per non parlare di razzismo) e così il Nostro si dovette accontentare di 2 vittorie di tappa. Binda vanta un altro record mitico (che però condivide con altri ciclisti) ovvero l’aver vinto 3 edizioni dei Mondiali (nel 1927 con +7'16''). Lasciò l'attività nel 1936, a 34 anni, dopo un incidente che gli provocò la frattura del femore. Diventò perciò commissario tecnico della Nazionale italiana, ruolo che ricoprì per ben 22 anni, in cui accumulò fama e successi degni della sua carriera da corridore (come il Tour del ’49, in cui convinse Bartali a fare da chioccia a Coppi). Tornando al Giro d'Italia, ricordiamo che Binda è il corridore con più successi di tappa dopo Mario Cipollini (41 a 42), piazzandosi davanti a Learco Guerra 31, Costante Giardengo 30 ed Alessandro Petacchi 27; è inoltre il corridore che ha trascorso più giorni in rosa dopo Eddy Merckx (60 a 77), piazzandosi davanti a Francesco Moser 57, Gino Bartali 50 e Beppe Saronni 49. Sebbene sia impossibile fare dei paralleli con i corridori del Dopoguerra, c’è chi sinora lo considera il più grande di tutti i tempi, persino superiore a Bartali, Coppi e Merckx. Fermo restando l'ardua difficoltà nello stilare una classifica credibile non suscettibile di critiche, personalmente, tenendo conto della sua scarsa partecipazione al Tour ed alle classiche straniere (eccetto il Mondiale), lo colloco “solamente”all'8° posto di sempre, dietro Coppi, Bartali, Merckx, Hinault, Anquetil, Indurain e Bobet, pur consapevole che se solo avesse voluto, viste le sue potenzialità infinite, sarebbe sicuramente potuto essere sul podio di questa graduatoria immaginaria.

 

21 AGOSTINO ABBAGNALE (1966) CANOTTAGGIO

 

Fratello minore dei "Fratelloni d'Italia", Agostino Abbagnale può considerarsi uno dei più grandi canottieri d'ogni epoca. Nonostante gravi problemi di salute, con i quali ha dovuto convivere durante la carriera, si è fregiato di 3 Ori olimpici (1988 nel 4 di coppia, 1996 nel doppio e 2000 nel 4 di coppia) e 2 Titoli iridati (1997 e 1998). Ai Mondiali vanta anche 2 Argenti. Nella stagione 2004 fu costretto al ritiro a causa del riacutizzarsi di una trombosi che già in passato aveva rischiato di decapitarne la carriera e di condurlo alla morte.

 

19 GIUSEPPE e CARMINE ABBAGNALE (1959 e 1962) CANOTTAGGIO

 

Indissolubili nella vita come nello sport, i "Fratelloni d'Italia" non potevano non esserlo in questa classifica. Fra i più grandi canottieri di sempre, assieme al loro timoniere Peppiniello di Capua, hanno fatto la storia del DUE CON, vincendo ben 7 Titoli iridati consecutivi (3 Arg – Carmine 4 - ed 1 Bro) e soprattutto 2 Ori ed 1 Argento olimpici fra il 1984 ed il 1992. Giuseppe fu portabandiera ai Giochi di Barcellona.

 

18 ALBERTO TOMBA (1966) SCI ALPINO

 

E' ritenuto dagli esperti uno degli sciatori più grandi di sempre, sicuramente il migliore fra gli italiani. Ha vinto in primis 3 Olimpiadi (1988, Gigante e Slalom; 1992, Gigante) e 2 Mondiali (1996 Gigante e Slalom). Si è fregiato inoltre di 1 Coppa del Mondo Generale ('95), 4 Coppe di Speciale ed altrettante di Gigante, per un totale di 50 successi di coppa (35 in Slalom e 15 in Gigante), che lo pongono fra i plurivittoriosi all time. Ha contribuito notevolmente ad elevare la popolarità dello Sci Alpino in Italia.

 

17 KLAUS DIBIASI (1947) TUFFI

Considerato il più grande tuffatore italiano di sempre, Klaus Dibiasi ebbe un palmares davvero sterminato. Alle Olimpiadi, dalla Piattaforma 10 m. vinse 3 Ori in 3 edizioni consecutive, dal ’68 al ’76 (anche 2 argenti di cui uno nel Trampolino 3 m.), cogliendo il tris olimpico nonostante fosse in precarie condizioni fisiche. Ai Mondiali vinse 2 Ori e 2 Argenti (quest’ultimi nel Trampolino). Agli Europei 3 Ori (1 nel Tramp) e 2 Argenti (1 nel Tramp). Considerato un rivoluzionario della disciplina, Klaus era dotato di un fisico statuario; la sua caratteristica peculiare era l'entrata in acqua: i pochi spruzzi sollevati contribuivano a convincere i giudici della validità della sua esecuzione. È l'unico tuffatore al Mondo ad aver vinto tre Olimpiadi consecutive nella stessa specialità ed in Italia è l'unico atleta, insieme a Valentina Vezzali, ad aver vinto tre Olimpiadi consecutive nella stessa specialità in uno sport individuale nonchè l'azzurro, assieme alla stessa Vezzali, Nedo Nadi, Ugo Frigerio e Niccolò Campriani, ad aver vinto più Ori individuali ai Giochi. Nel 1981 è stato inserito nella International Swimming Hall of Fame, la Hall of Fame internazionale degli sport acquatici. Fu portabandiera ai Giochi 1976.

 

16 TAZIO NUVOLARI (1892) AUTOMOBILISMO

 

Nonostante all'epoca non esistesse il Mondiale di Formula 1, Tazio Nuvolari è universalmente riconosciuto come uno dei più grandi piloti della storia dell'automobilismo mondiale, forse il più grande di tutti, la cui fama onirica è rimasta inalterata sino ai giorni nostri; un personaggio che per l’epoca era davvero eccezionale e che pertanto eccitò come nessun altro la fantasia popolare. Nuvolari fu quindi fa i primissimi idoli delle folle, al pari di altri mostri sacri suoi contemporanei, come Nedo Nadi, Costante Girardengo, o Paavo Nurmi. A Nuvolari è attribuita l'invenzione della tecnica della sbandata controllata: egli affrontava le curve con un secco colpo di sterzo, facendo slittare le ruote posteriori verso l'esterno, quindi controsterzava e schiacciava l'acceleratore a tavoletta. In questo modo usciva di curva con la macchina già rivolta verso il rettilineo e in piena accelerazione, a velocità maggiore di chiunque altro. Enzo Ferrari raccontò che, quando per la prima volta salì come copilota su un'auto guidata da Nuvolari, alla prima curva avvertì che le ruote slittavano e credette che il mantovano avesse perso il controllo e che la vettura stesse uscendo di pista, ma con sua grande sorpresa questo non accadde; alla seconda curva avvenne lo stesso, e così alle successive, finché Ferrari comprese che Nuvolari faceva sbandare l'auto di proposito. Nuvolari è ricordato altresì per essere stato anche un grande motociclista.

Nuvolari non annunciò mai formalmente il suo ritiro (vinse sino al 1950, ovvero a 58 anni!!!), sino a quando nel 1952 venne colpito da un ictus che lo lasciò parzialmente paralizzato, per poi morire un anno più tardi, l'11 agosto, a causa di un altro ictus. Pressoché tutta la città di Mantova partecipò ai suoi funerali, che si tennero il 13 agosto 1953 e ai quali parteciparono circa 40 mila persone. Il corteo funebre era lungo alcuni chilometri e la bara di Nuvolari fu messa su un telaio di macchina scortato da Alberto Ascari, Luigi Villoresi e Juan Manuel Fangio.

 

15 ANDREA GIANI (1970) VOLLEY

 

Il centrale nonchè jolly azzurro è stato uno dei simboli della cosiddetta generazione di fenomeni che portarono l'Italia a vincere negli anni '90 ben 3 Mondiali e 4 Europei (1 Arg ed 1 Bro), fallendo soltanto l'appuntamento con l'Oro olimpico (2 Arg ed 1 Bro). A livello di club vanta fra l’altro 5 Scudetti (recordman di punti in A1) e 2 Coppe dei Campioni. Chiuse la carriera nel 2007 a 37 anni. Detiene il record di presenze nella Nazionale azzurra (474) ed insieme ad Andrea Gardini e Lorenzo Bernardi è uno dei tre italiani inclusi nella Hall of Fame del Volley.

 

14 ERALDO PIZZO (1938) NUOTO

 

L’Italia vanta dei numeri 1 in molti sport e la Pallanuoto si adegua a tale prerogativa. Il più grande pallanotista di sempre, infatti, è l’azzurro Eraldo Pizzo, considerato il Pelè della disciplina. Pizzo si è sempre e solamente allenato in mare e mai in piscina, e non aveva mai lavorato alla sua tecnica, c'era solo la grande passione per il nuoto ed il mare. Con la Nazionale azzurra (178 caps) si è laureato campione Olimpico 1960 a 22 anni. Nel campionato italiano di serie A ha giocato oltre 450 partite vincendo addirittura 16 scudetti (15 con la Pro Recco e 1 con il Bogliasco) ed una Coppa dei Campioni (con la Pro Recco).
Nella sua straordinaria carriera ha segnato più di 1.200 reti in partite ufficiali. È noto col nomignolo di caimano. Si ritirò nel 1982, all'età di 44 anni!, dopo aver vinto l'ultimo Scudetto.

 

13 LORENZO BERNARDI (1968) VOLLEY

 

Nel 2001 lo schiacciatore-laterale azzurro è stato eletto dalla FIVB "Miglior giocatore di pallavolo del XX secolo" assieme allo statunitense Karch Kiraly ed è per questo considerato come il pallavolista più forte di tutti i tempi, oltre che un simbolo in Italia della cosiddetta generazione di fenomeni. In Nazionale (306 caps) vinse 2 Mondiali (MVP nel 1994) e 3 Europei (1 Argento), ed un Argento Olimpico. In 373 gare di Serie A1 mise a segno 6.473 punti; è terzo in classifica generale dietro Andrea Giani e Michele Pasinato. Precede Luca Cantagalli e Andrea Zorzi. Si è ritirato nel 2007 a 39 anni dopo aver vinto a livello di club in primis ben 9 Scudetti (record), 4 Coppe dei Campioni e 2 Coppe delle Coppe. Giocatore più completo di sempre in tutti i fondamentali, la sua più grande delusione professionistica fu senza dubbio la finale olimpica persa nel 1996 contro l'Olanda (considerata da molti la partita più bella della pallavolo moderna), in cui giocò un grande match e per molti meritò il riconoscimento (non ufficializzato da alcun premio) di miglior giocatore dei Giochi.

 

12 ARMIN ZOEGGELER (1974) SLITTINO

 

Viene considerato uno degli sportivi più grandi e vincenti di sempre, sicuramente il migliore slittinista di tutti i tempi, guadagnandosi l'epiteto di "Cannibale". Alle Olimpiadi Invernali ha vinto la medaglia d'Oro in due occasioni: nel 2002 a Salt Lake City e nel 2006 a Torino; ha conquistato l'Argento a Nagano nel 1998 e il Bronzo a Lillehammer nel 1994, a Vancouver nel 2010 ed a Sochi nel 2014, a ben 40 anni suonati, entrando nella leggenda dei Giochi Olimpici come l'unico atleta in assoluto ad aver vinto medaglie in 6 Olimpiadi consecutive (comprendendo i Giochi estivi!). Ha inoltre vinto 6 medaglie d'Oro Mondiali (record; vanta anche 5 Arg e 5 Bro), ed ha conquistato 10 volte la Coppa del Mondo di slittino (nel 1997/98, nel 1999/00, nel 2000/01, nel 2003/04, nel 2005/06, nel 2006/07, nel 2007/08, nel 2008/09, nel 2009/10 e nel 2010/11) eguagliando così il primato di trofei ottenuti nella specialità del singolo, detenuto dall'austriaco Markus Prock. A tutt'oggi può vantare 59 vittorie di tappa in totale, di cui ben 57 nella specialità del singolo, che fanno di lui lo slittinista più vincente di sempre in gare di Coppa del Mondo su pista artificiale ed è, nella speciale graduatoria della vittorie in tappe di Coppa del Mondo negli sport invernali, il secondo italiano con più trionfi in assoluto, dietro al solo Patrick Pigneter (specialista in attività della stessa disciplina ma su pista naturale) e davanti ad Alberto Tomba. Fu portabandiera ai Giochi Invernali 2014.

 

11 LIVIO BERRUTI (1939) ATLETICA

 

Il suo trionfo nei 200 piani delle Olimpiadi di Roma 1960 - primo europeo ad aggiudicarsi l'Oro olimpico - è considerato dagli appassionati e dagli esperti uno dei momenti più alti per lo sport italiano. Livio Berruti dopo quell'exploit olimpico inatteso divenne per tutti "l'angelo", per la leggerezza della falcata e la grazia con la quale esprimeva la sua potenza, e continua tuttoggi a essere un modello di tecnica di corsa veloce. Berruti oltre a quella medaglia non avrebbe vinto nient'altro di rilevante, ma tant'è, uno spazio nella leggenda azzurra se l'è ritagliato ugualmente. Dopo di lui nelle gare veloci l'Italia avrebbe vinto solamente un altro Oro Olimpico, con P. Mennea a Mosca '80, sempre nei 200.

 

Lasciare un commento

Per commentare registrati al sito in alto a destra di questa pagina

Se non sei registrato puoi farlo qui


Sostieni la Fondazione AgoraVox


Pubblicità




Pubblicità



Palmares

Pubblicità