• AgoraVox su Twitter
  • RSS
  • Agoravox Mobile

 Home page > Attualità > Politica > Le risate Agcom: si risveglia l’Authority, ma in difesa di chi?

Le risate Agcom: si risveglia l’Authority, ma in difesa di chi?

Che ci si voglia credere o meno l’Italia ha una propria authority per le telecomunicazioni. Si chiama Agcom, e come tutte le autorità indipendenti del paese – naturalmente – non è indipendente.

La procedura di legge vorrebbe il presidente Agcom nominato dal Capo dello Stato su proposta del Presidente del Consiglio e i commissari metà su proposta della Camera, metà del Senato. Questo il dettame dell’ordinamento. La realtà invece si fonda su un principio tanto caro alla pubblica amministrazione italiana: lo spoil system, meglio noto sotto il termine “lottizzazione”. Lo svelava impietosamente lo scorso giugno Il Fatto Quotidiano, in occasione dell’ultimo rinnovo dell’Agcom.

Una vergogna tripartisan, per citare il Fatto, nella quale l’indipendenza andava a farsi benedire sotto la trinità di PdL, PD e UDC. Una storia decisamente vecchia, considerata la velocità degli eventi che ci stanno travolgendo. Basti però citare la selezione avversa del Partito Democratico, il Casini che s’impunta e l’imbarazzante nomina Martuscielli, su proposta PdL, un ex-dirigente Fininvest. Una realtà capace di far dire a Frank La Rue, relatore speciale dell’ONU per la protezione della libertà d’espressione, queste parole consolatorie: “La Bbc per esempio è davvero indipendente dal governo: ci dovete arrivare anche voi. Invece in Italia c’è una concentrazione di gruppi di potere che manipolano l’opinione pubblica. E questa è una violazione dei diritti umani”. Sì, un giorno ci arriveremo anche noi. Forse.

Nel frattempo la situazione non è affatto cambiata. La nomina del presidente è nelle mani del premier e Mario Monti ne approfitta per nominare un bocconiano quale Angelo Marcello Cardani. Solo cattivo gusto, finora, ma c’è dell’altro. È proprio Frank La Rue ad indicare uno stato di malessere in continuità con il governo Berlusconi. Dopo aver incassato un insulto da Frattini ai tempi di Silvio, La Rue si ritrova di nuovo beatamente ignorato dallo stato italiano. La risposta che il relatore si dà è molto semplice: “Il problema è che questo governo non ha fatto dei diritti umani una priorità. Libertà di espressione e di stampa, parità tra uomini e donne – di ruolo e di salario – non sono certo in cima alla lista. Solo la crisi economica lo è“. Il cattivo gusto comincia a rivelare qualcosa di più, ma non è abbastanza.

Se il silenzio-assenso dell’Agcom ne caratterizza l’attività da molti anni a questa parte, l’improvviso attivismo ne è un segnale ancora più interessante. Specialmente se si considera la sequenza che ha portato a due decisioni pesanti per lo scenario della par condicio tra partiti. L’autorità su esposto di alcuni esponenti del PD ha dichiarato l’intenzione di riconoscere ai leader di partito uno spazio analogo a quello occupato da Berlusconi in questi ultimi giorni. Fin qui nulla di strano, anzi un normale esercizio delle proprie funzioni, pur in concomitanza con l’attacco avviato nei confronti dell’eterno ritorno di B. Successivamente l’Agcom arriva però addirittura a rivedere il proprio regolamento. Anche i non candidati rientreranno nelle regole della par condicio: in altre parole a Monti e Grillo è limitato l’utilizzo dei media a fini di propaganda elettorale, ma si assicura loro comunque una presenza base nel sistema d’informazione. Considerando che al secondo questo non fa né caldo né freddo, il punto rimane Monti. In una decisione unanime l’autorità ha rivelato un sostanziale endorsement nei confronti del premier, che non si fonda solo sulla posizione presumibilmente amica del presidente Cardani, ma si avvale del sostegno dei principali partiti: PdL, PD e UDC.

I conti iniziano a tornare: se la figura di Monti sembra ormai uno spauracchio in mano al centro, l’ambito delle autorità può essere valido per un’analisi più trasparente delle intenzioni dei partiti, che ne fanno chiaramente una propria emanazione. Un quid iuvat è obbligatorio e se si considera il monumentale spirito di sopravvivenza di cui dispongono i nostri parlamentari non può che spuntare da qualche parte l’ipotesi che quel senatore Monti poi giovi a più correnti di quelle che osano effettivamente dirlo. E non solo perché effettivamente non si sa più dove sbattere la testa, ma anche perché forse lo scenario di coalizione non è propriamente quello che ci viene offerto. L’unanimità all’interno del contesto Agcom sembra esserne la prova, se nulla si muove al suo interno senza il benestare dei partiti. Se l’Agcom quindi è unanime, anche loro lo sono. Nel frattempo segnaliamo un particolare di poco conto, se non fosse che a fargli da eco è che la medesima decisione è stata recentemente presa in un paese piuttosto vicino al nostro, vale a dire la Grecia. Se infatti ad Atene i vertici militari sono stati azzerati, Dagospia giunge prontamente a segnalare che il Consiglio dei Ministri ha provveduto a sostituire i vertici dell’esercito con elementi vicini all’attuale ministro della difesa Giampaolo Di Paola. Tutti con Monti, tutti contro di Monti, dunque. Il futuro al riguardo lascia più di qualche perplessità. A voler essere generosi.

Casa originale dell'articolo

Lasciare un commento

Per commentare registrati al sito in alto a destra di questa pagina

Se non sei registrato puoi farlo qui


Sostieni la Fondazione AgoraVox







Palmares