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Le perenni tensioni in Iraq

Che il nuovo anno porti pace sembra subito smentito da decisioni forti da alcuni leader politici: il presidente turco Erdogan ha ufficialmente annunciato l’invio di truppe del proprio esercito e di mercenari in Libia, mentre il presidente americano Trump ha deciso l’eliminazione di Kassem Suleimani, generale e stratega iraniano. Azioni che potrebbero portare ad un'escalation con buona pace della tanto sbandierata "stabilizzazione" dei due Paesi.

Tra le varie guerre del Golfo e false primavere arabe il Medio Oriente vive conflitti esacerbati, dove si ripropone l’antica frattura tra le comunità sciite e sunnite. In particolare con la caduta di Saddam Hussein il quadro geopolitico è variato creando un asse tra Beirut e Teheran, comunemente chiamato la “Mezzaluna sciita”.

L’antica antinomia tra i Paesi egemoni della zona, Arabia Saudita e Iran, si manifesta nei vari teatri di guerra: in Iraq, Siria e Yemen. Anche attori periferici giocano la loro partita: Usa, Israele a favore dell’Arabia, mentre Siria, Russia a favore dell’Iran, infine c’è la Turchia con il sogno di Erdogan della “penetrazione strategica” nei territori ex-ottomani.

Dal ’90 ad oggi le tensioni nel Golfo sono state molto forti con due guerre: il conflitto per la liberazione del Kuwait, a seguito dell’invasione irachena del ’90, e la Seconda guerra del Golfo per un cambio di regime nel 2003 che ha fatto riemergere le antiche diatribe basate su equilibri comunitari, questione dell’autonomia curda, contesto regionale per l’assunzione della leadership tra Arabia Saudita e Iran.

Uno dei primi atti dei vincitori americani è stato lo scioglimento del Partito Ba’ath, partito unico al potere, che rappresentava l’ossatura istituzionale irachena e lo scioglimento dell’esercito iracheno generando la saldatura tra gruppi terroristici, gruppi di insorgenza ed ex appartenenti alle vecchie istituzioni. In un territorio così diviso e in un continuo litigio intercomunitario i vari gruppi terroristici, per la prima volta, avevano un territorio proprio su uno “Stato fallito” sul quale esercitare il proprio potere in funzione anti-occidentale e anti-sciita. 

 Il Medio Oriente oggi è sconvolto da conflitti eterogenei, a cerchi concentrici: guerre civili interne, guerre regionali e internazionali per procura. In gioco vi è l’assunzione della leadership nel mondo musulmano, il riconoscimento di un ruolo regionale per alcuni attori e notevoli interessi economici mondiali.

 

Salvatore Falzone

Foto: Pixabay

 

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