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Le nuove norme anti-corruzione - La corruzione in atti giudiziari

Le nuove norme anti-corruzione - La corruzione in atti giudiziari

Prima ancora di avere conoscenza del testo completo del decreto anti-corruzione varato dal governo, il vostro reporter vorrebbe trattare un particolare aspetto del fenomeno corruttivo, quello della corruzione in atti giudiziari; magari molto meno esteso degli altri del filone, ma sicuramente di grande pericolosità di risvolti per il vivere sociale. Infatti è socialmente riprovevole in maniera estrema chi ha importanti risorse economiche e le utilizza per farsi ragione nei Tribunali corrompendo i magistrati.
 
Non va inoltre trascurata l’eventualità che questo reato venga commesso in forma associativa, e precisamente quando potentati di qualsivoglia natura (politica, economica, massonica, etc.) piegano a se le Istituzioni giudiziarie per il conseguimento dei propri obiettivi. Nel Meridione non sono affatto eventi mai verificatisi. A riprova Leonardo Sciascia, in un suo intervento al Parlamento, ha citato la relazione del procuratore generale di Trapani don Pietro C. Ulloa all’allora ministro della Giustizia Parisio, datata 3 agosto 1838, in cui troviamo ampia traccia della corruzione in atti giudiziari: "Non vi è impiegato in Sicilia che non si sia prostrato al cenno di un prepotente e che non abbia pensato a trarre profitto dal suo ufficio. Questa generale corruzione ha fatto ricorrere il popolo a rimedi oltremodo strani e pericolosi. Vi ha in molti paesi delle “Fratellanze”, specie di sette […] senz’altro legame che quello della dipendenza da un capo. Che qui è un possidente, là un arciprete. Una cassa comune sovviene ai bisogni, ora di far esonerare un funzionario, ora di conquistarlo, ora di proteggere un colpevole, ora d’incolpare un innocente. Il popolo è venuto a convenzione coi rei." E come reagisce il cittadino dinanzi ad una Giustizia non affidabile perché manipolata? Cercando in tutti i modi di farne a meno. E questa è l’omertà dei meridionali, da tutti esecrata negli effetti ma a tutti sconosciuta nelle cause.
 
Ma la cosa più grave di questo reato è che esso è tale da togliere ai cittadini la voglia di far valere i propri diritti e così li trasforma da cittadini in sudditi e li priva della loro dignità di persone. Oggi non resta molto da fare a chi non si rassegna ad accettare questa perdita di dignità: il professore Adolfo Parmaliana di Terme Vigliatore, circa un anno orsono, si è suicidato perchè qualcuno aveva deciso che non dovesse esercitare il suo diritto di far politica e lo aveva ottenuto dalla magistratura.
 
Sulla corruzione in atti giudiziari occorre fare ancora una premessa: come la saga di re Artù e del suo pupillo/cornificatore Lancillotto ci insegna, in questo mondo bene e male sono fra loro mescolati e una loro divisione netta manichea non è in alcun modo realizzabile. Insomma non siamo nel giusto se pensiamo che tutti i giudici in quanto tali siano da osannare, come anche vuole il cosiddetto Giustizialismo alla Di Pietro, perché troveremo invece giudici buoni e giudici cattivi. Quello che è importante è il sistema giudiziario, che deve avere al suo interno gli anticorpi giusti per difendersi dai giudici cattivi (ma oggi non è così : a distanzanza di un anno dall’episodio Parmaliana, non si è avuta alcuna reazione di questo sistema giudiziario omicida). Quanto in premessa dimostra che il problema della corruzione in atti giudiziari può esistere ; ed esiste certamente, come peraltro risulta da taluni importanti processi attualmente in atto e riportati dai media.
 
Nella premessa anche il nucleo da affrontare del problema: quali devono essere gli anticorpi giusti per individuare e per espellere gli eventuali giudici cattivi ? Ebbene, nell’attesa che anche il Sindacato dei magistrati trovi una risposta a questa domanda (è di pubblico dominio che se ne sta occupando al suo interno), la risposta che il vostro reporter trova è quella della trasparenza e della valutabilità a posteriori di tutti gli atti della magistratura.
 
Innanzitutto la trasparenza degli atti giudiziari. Si badi bene che essa non spacca in due la magistratura, pubblici ministeri da un lato e giudici dall’altro: vero è che uno dei requisiti fondamentali dei dibattimenti è la loro pubblicità, mentre per la fase inquirente del procedimento penale in atto è esclusa ogni forma di trasparenza (i.e. segreto istruttorio), ma, giunti al dibattimento, il segreto istruttorio vien meno ed è possibile la più ampia trasparenza sull’attività già svolta dal soggetto inquirente. Riguardo poi la valutabilità a posteriori degli atti della magistratura, ebbene anche essa, a parere del vostro reporter, è assolutamente necessaria per conseguire un corretto funzionamento del sistema giudiziario; e ciò in aperto contrasto con la decisione del C.S.M. di escluderla da ogni valutazione ai fini delle carriere dei giudici, decisione deprecabile e causa di tanta parte dell’attuale sfascio della Giustizia.
 
Trasparenza e valutabilità a posteriori degli atti giudiziari costituiscono le prime fondamentali esigenze per poter giungere ad accertare eventuali casi di corruzione giudiziaria. La gravità sociale del reato dovrebbe poi portare a pene ed a termini di prescrizioni nel grado maggiore previsto dalla nostra giurisprudenza, così come ad una illimitata possibilità di utilizzo di mezzi di indagine ed all’esclusione di ogni tutela preventiva in merito per gli eletti dal popolo a pubbliche cariche.
 Forse per la corruzione in atti giudiziari non saranno tante le novità contenute dal decreto anti-corruzione del governo, ma resta pur sempre l’opposizione ad avere facoltà di proporle nelle sedi e nei modi di legge. Sempre se esiste, una opposizione.

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