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Le multinazionali alla conquista dell’alimentare italiano

Non solo la delicata vicenda Parmalat-Lactalis, sono anni che i big player internazionali fanno shopping nel ghiotto settore alimentare made in Italy, da sempre strategico per il nostro sistema produttivo.
 
Sono sufficienti pochi dati per rendersene conto.
 
Il fatturato dell'industria alimentare italiano nel 2010 si aggira sui 124 miliardi di euro, con un incremento del 3,35% rispetto al 2009 (secondo le stime di Federalimentare) e impiega circa 400.000 lavoratori.
 
Con una quota del 12% si posiziona al secondo posto dei nostri comparti industriali, dopo la metalmeccanica.
 
Le esportazioni dei prodotti alimentari italiani pesano per 21 miliardi di euro (+ 11% nel biennio 2009/2010) e rappresentano circa il 7% dell'intero export nazionale.
 
L'Italia inoltre è leader in Europa per le produzioni agro-alimentari certificate ed è ovviamente la vittima globale per eccellenza del fenomeno della contraffazione o dell'imitazione. Il così detto "italian sounding", ovvero l'insieme di prodotti alimentari che utilizzano in modo fittizio le denominazioni italiane sui mercati internazionali (con un giro d'affari illegale di oltre 52 miliardi all'anno).
Anche se gli italiani, complice la generale crisi economica, hanno ridotto i consumi nel settore food del 2,5% (ma il valore complessivo resta di oltre 204 miliardi) è normale che i principali marchi del comparto agroalimentare facciano gola alle multinazionali estere.
 
Alcuni esempi, divisi per settore, sono molto indicativi, come riportato il 30 marzo dal Sole 24 Ore.

FORMAGGI
 
Nel settore dei formaggi l'americana Kraft aveva rilevato Invernizzi nel 1985, cedendola successivamente a Lactalis nel 2003. Quest'ultima aveva già rilevato da Nestlè la linea Locateli.
 
Alla fine degli anni 80 la Galbani viene inglobata nel gruppo francese Danone, per finire sempre a Lactalis nel 2006 (che così consolida la sua posizione sul mercato internazionale dei formaggi).
 
GELATI

Algida, la famosa marca del "Cornetto", fa parte di Unilever, mentre Motta è stata acquisita da Nestlè dopo la privatizzazione Sme (Iri).

PASTA

Nestlè rafforza notelvomente le posizioni in Italia alla fine degli anni Ottanta con la cessione delle attività Buitoni-Perugina dalla Cir di Carlo De Benedetti.

ACQUA MINERALE
 
Sempre Nestlè ha un ruolo strategico rilevante in Italia. Nel 1994 ha acquisito la Sanpellegrino (che controlla a sua volta l'acqua Panna), fondata alla fine del 1800 in provincia di Bergamo e diventata oggi tra i leader mondiali nel settore delle acque minerali. Anche la Coca Cola è scesa in campo rilevando le fonti del Vulture, dove si produce l'acqua Lilia.
 
ALCOLICI

Clamorosa nel 1993 l'operazione della multinazionale cubana Bacardi che comprò l'italiana Martini&Rossi, rafforzandosi nel panorama mondiale degli alcolici.
Anche la birra Peroni, fondata in Lombardia nella metà del 1800, è passata al colosso internazionale SabMiller nel 2003, che oggi ha tra i brand di successo la Peroni Nastro Azzurro.
 
Infine come non ricordare la "birra del baffone"? Ebbene la Moretti, fondata a Udine nel 1859, oggi fa parte del famoso marchio olandese Heineken.
 
OLIO
 
Per concludere, la privatizzazione del gruppo alimentare pubblico Sme (Iri) ha permesso nel 1993 di consegnare alla multinazionale Unilever i marchi Bertolli e Carapelli, poi finiti nel 2008 alla spagnola Sos.
 
La conquista di Parmalat da parte dei francesi di Lactalis non sarebbe che l'ultima di una lunga serie.


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