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Le immense opportunità di un mondo arabo in pace

Oggi le rivoluzioni in Nord Africa e in Medio Oriente sono un punto interrogativo per il futuro del mondo. Ma se invece della solità negatività accadesse qualcosa di positivo?

Tutti noi in questi giorni siamo estremamente colpiti da questa inaspettata quanto clamorosa escalation di rivolte nel mondo arabo che stà portando piano piano al crollo dei regimi dittatoriali.

I nostri occhi guardano con interesse e con un pizzico di malcelata paura l'evoluzione di quanto stà accadendo. D'altra parte l'Italia è davvero a un passo da tutto questo e, qualsiasi cosa accada, saremo senza dubbio i primi a subirne le conseguenze.

Ma se vogliamo lasciare per una volta da parte le paure dei paventati sbarchi biblici nelle nostre coste o dei regimi islamici fondamentalisti che si potrebbero instaurare davanti ai nostri occhi minacciandoci da vicino, possiamo scorgere in lontananza una luce rassicurante.

In fondo questi paesi stanno combattendo una storica e importantissima guerra per la democrazia, la libertà, la pace. Se riusciranno con un clamoroso effetto domino a rendere ovunque possibile l'impossibile, rovesciando anche i regimi più sanguinari e repressivi e sostituendo ad essi un modello democratico di giustizia, diritto e tolleranza, allora tutto il mondo entrerà in una nuova, positiva era.

Il bacino del mediterraneo per esempio, potrebbe finalmente trovare l'occasione e l'equilibrio necessario per unire assieme tutte le millenarie culture che sono da sempre considerate come la culla dell'umanità. Un Nord Africa pacifico e democratico potrebbe infine decidere col tempo di unirsi assieme agli altri paesi europei e medio orientali e fondare una vasta unione dei paesi democratici del mediterraneo.



Questa integrazione di culture che ipoteticamente posiziono attorno al 2025, sarebbe la vittoria degli uomini e la sconfitta dei regimi, la dimostrazione che il popolo ama la pace, desidera la libertà, pretende la democrazia e che le guerre, siano esse di religione o politiche, sono sempre state mosse da chi detiene una qualche forma di potere e di interessi personali.

Il popolo trovata la pace e un mondo nel quale vivere serenamente, ama conoscere terre nuove e solidarizzare, unirsi con i suoi simili, sopratutto se provenienti da altre terre o di altre culture perchè lo arricchisce culturalmente. L'uomo ama la cultura, la curiosità, ama crescere.

Quello che voglio condividere con voi è solamente un sogno e non certo un trattato di politica estera o di filosofia politica. Sarebbe bello un giorno ricordarsi di questo storico 2011 come di quell'anno in cui si posero le basi per una futura e pacifica convivenza tra i popoli del mare mediterraneo.

Un mondo arabo finalmente libero dai poteri anti democratici porterebbe dritto a quel periodo d'oro di pace che tutte le tradizioni tramandano da sempre. E se tutte le tribolazioni stessero per finire? E se fossimo davvero ad un passo dallo scoppio di una pace mondiale?

Commenti all'articolo

  • Di aellebì (---.---.---.225) 22 febbraio 2011 16:47
    aellebi

    Beh, visione, interpretazione positivamente originale, la tua.
    Spero che, nella maggioranza dei casi e almeno in una certa misura, questo prevarrà.
    Anche se, considerando la storia e la natura dell’uomo, devo constatare che la prima non è, molto spesso, quello che dovrebbe essere, MAGISTRA VITAE, e che la seconda non è certo come Rousseau, con la teoria del ’buon selvaggio’, pensasse.

  • Di Diego (---.---.---.114) 22 febbraio 2011 16:54
    Diego

    è una visione molto, forse troppo ottimista. Nell’ articolo fai capire che anche tu non ci credi poi troppo e non hai torto. Mi piacerebbe che tu avessi ragione, ma fin che ci saranno gli interessi occidentali ed israele non credo che gli USA gli permettano una democrazia del genere.

  • Di (---.---.---.124) 22 febbraio 2011 19:28

    Io la vedo diversamente, non si tratta di libertà ma di prezzi dei generi alimentari che sono ai loro massimi storici e che in paesi che non hanno agricoltura e che devono importare tutto si è determinata una situazione insostenibile.

    Poi quei ragazzi e quella popolazione non spendono la maggior parte dei loro redditi in cellulari e Internet ma li spendono in mangiare, quindi la crisi economica più prezzi del cibo ai massimi hanno determinato le rivolte.

    La FAO l’aveva previsto nei suoi comunicati, quindi nulla di nuovo. Le avvisaglie le si avevano avute durante le rivolte di un paio d’anno fa nel sud America, famosa è stata quella delle Tortillas in Messico durante il precedente picco dei prezzi del cibo.

    Adesso tocca al Nord Africa che importa molto del suo cibo e dove i proventi del petrolio non arrivano alla gente. Hanno una popolazione molto elevata in rapporto alle proprie risorse e questo è il principale problema, possono però sperare di ridistribuire maggiormente i proventi del petrolio, credo sarà difficile è più facile che la loro condizione peggiori.

    Per esempio in Egitto sono in 80 milioni e hanno un territorio quasi tutto desertico (ho letto che la popolazione è quasi tutta nei pressi del Nilo), producono tre quarti di milione di barili di petrolio al giorno e nel 2010 li hanno utilizzati tutti per il consumo interno: come fanno a comprare il cibo dall’estero se non hanno i soldi della vendita di petrolio? Gli egiziani andranno solo in peggio, non vedo possibilità di miglioramento della propria condizione economica con qualsiasi regime democratico o non democratico, socialista o liberale.

    • Di Diego (---.---.---.114) 23 febbraio 2011 01:35
      Diego

      Si, sono d’ accordo con la tua visione: non è tanto una "crisi della libertà", quanto una crisi economica che si manifesta con mancanza di posti di lavoro, aumento dei prezzi ed impoverimento dilagante. L’ intero sistema globale è in crisi ed è normale che siano i paesi più poveri i primi a pagare. A mio avviso la soluzione è semplice quanto improponibile ed irrealizzabile, perche contraria agli interessi del mercato globale: nazionalizzazione delle risorse e delle ricchezze dei vari paesi, in modo tale che i beni siano messi a disposizione delle intere società nazionali, con il conseguente allontanamento degli interessi privati oaccidentali ed americani in particolare. Ma siamo sicuri che gli Stati Uniti siano disposti ad abbandonare le riserve petrolifiche a di Gas di Egitto e Libia? Non credo proprio.

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