Io la vedo diversamente, non si tratta di libertà ma di prezzi dei
generi alimentari che sono ai loro massimi storici e che in paesi che
non hanno agricoltura e che devono importare tutto si è determinata una
situazione insostenibile.
Poi quei ragazzi e quella popolazione non spendono la maggior parte dei
loro redditi in cellulari e Internet ma li spendono in mangiare, quindi
la crisi economica più prezzi del cibo ai massimi hanno determinato le
rivolte.
La FAO l’aveva previsto nei suoi comunicati, quindi nulla di nuovo. Le
avvisaglie le si avevano avute durante le rivolte di un paio d’anno fa
nel sud America, famosa è stata quella delle Tortillas in Messico
durante il precedente picco dei prezzi del cibo.
Adesso tocca al Nord Africa che importa molto del suo cibo e dove i
proventi del petrolio non arrivano alla gente. Hanno una popolazione
molto elevata in rapporto alle proprie risorse e questo è il principale
problema, possono però sperare di ridistribuire maggiormente i proventi
del petrolio, credo sarà difficile è più facile che la loro condizione
peggiori.
Per esempio in Egitto sono in 80 milioni e hanno un territorio quasi
tutto desertico (ho letto che la popolazione è quasi tutta nei pressi
del Nilo), producono tre quarti di milione di barili di petrolio al
giorno e nel 2010 li hanno utilizzati tutti per il consumo interno: come
fanno a comprare il cibo dall’estero se non hanno i soldi della vendita
di petrolio? Gli egiziani andranno solo in peggio, non vedo possibilità
di miglioramento della propria condizione economica con qualsiasi
regime democratico o non democratico, socialista o liberale.