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Le elezioni anticipate, il piano di Berlusconi, il Governo di transizione

C’è una voce ricorrente sui giornali e nei partiti: Berlusconi è finito, si è conclusa una fase politica. Niente di più falso. Berlusconi è in crisi, non ha la maggioranza semplice in Parlamento, ma è ancora vitale. L’uomo ha sette spiriti. L’errore più grave in questo momento è sottovalutare chi ha ancora il controllo dell’informazione, un piano in corso di realizzazione per superare la crisi politica, e sopravalutare l’opposizione che è divisa, non ha alcun piano, se non l’ipotesi di un governo di transizione vuoto di contenuti programmatici. E d’altra parte c’è il rischio che Fini, temuto da tutti perché apprezzato da destra e sinistra, diventi polo di attrazione degli strali dei partiti dell’opposizione timorosi di perdere voti, facendo dimenticare la cricca e l’incapacità di governo del cavaliere. In questa posizione Berlusconi, può fare la scarpe a tutti.
 
Ma vediamo qual è la situazione politica.
 
Le elezioni anticipate immediate sono una necessità per il Cavaliere che ha tutto l’interesse a battere il ferro finché è caldo, insomma a sfruttare quel margine di consenso che gli consente di vincere di nuovo le elezioni. Ma in quest’operazione trova gli ostacoli dei suoi parlamentari, che temono di non essere ricandidati. Per questo il cavaliere non è ancora salito al Quirinale. Non vuol correre il rischio che i suoi, per evitare le elezioni, votino un governo di transizione e vadano ad infoltire il gruppo dei finiani.
 
Fini ha bisogno di tempo per rinsaldare le sue truppe, organizzare il suo gruppo, definire con Casini Rutelli e Lombardi il terzo polo, ma soprattutto consentire agli italiani e in particolare al popolo di AN, di accettare l’idea di un centro destra democratico e far man bassa nel gruppo degi incerti del PDL.
 
Bossi si rende conto della necessità di elezioni anticipate, ma tergiversa per portare a casa quanto più federalismo è possibile. Non puo tornare dai suoi elettori senza niente in tasca, dopo essersi svenato nelle difesa delle vicende giudiziarie del cav. e della cricca.
 
Vendola e Di Pietro sono per le elezioni anticipate, ma per ragioni diverse. Vendola si adopera per marcare una cesura rispetto alle incertezze veltroniane, bersaniane del passato e del presente, e cosi conquistare quella parte del popolo di sinistra che non è andato a votare. Ha comuque già acquisito all’interno del Pd l’appoggio di Veltroni, Cofferati e Franceschini e della sinstra PD. Di Pietro per continuare nel suo percorso identitario di lotta senza paura al governo Berlusconi.
 
Il PD è fuori gioco. C’è D’Alema che sta lavorando a governo di transizione. Ma il suo popolo è diviso. Parte del Pd si sta convincendo di andare subito alle elezioni anticipate per l’attrattiva Vendola, e parte invece segue la politica del governo di transizione come trampolino di lancio per l’alleanza con il polo di centro destra.
A fronte di questa situazione, Berlusconi ha predisposto un programma per riportarlo in sella, così articolato:
Colpire mediaticamente Fini
Rassicurare i suoi
Dare a Bossi il federalismo
Recuperare l’ala liberale del suo partito.
 
Il Giornale e tutti i media berlusconiani continuano e continueranno ancora con l’affaire Montecarlo, e con altri scandali, per colpire Fini sul suo terreno: la questione morale e chiedere le sue dimissioni da Presidente della Camera. Un Fini debole crea scompagine nelle sue truppe ed offre al Cavaliere l’occasione per riportarle all’ovile.
 
Il gruppo PDL sta perdendo pezzi, per questo Berlusconi si è subito pronunciato per una riconferma della candidatura degli attuali parlamentari. Ma qualche dubbio ancora serpeggia nelle file del PDL se Pisanu può dire che moltissimi sono i parlamentari contrari alle elezioni anticipate. E allora, prima di qualsivoglia elezione anticipata, si rendono necessarie una verifica della fedeltà dei parlamentari berlusconiani ed una campagna acquisti nel campo finiano.
 
Via libera all’approvazione dei provvedimenti attuativi del federalismo. La fedeltà di Bossi e quindi l’alleanza Lega-Pdl è fondamentale per la sopravvivenza politica di Berlusconi.
 
L’ala liberale del PDL è traballante, e così l’elettorato meridionale; di qui il piano, articolato in quattro punti: giustizia, fisco, federalismo e mezzogiorno, per recuperare quest’area politica, e assicurarsi una tenuta elettorale nel mezzogiorno dove il governatore della Sicilia, Lombardi può determinare un’emorragia di voti.
Una controffensiva tattica basata sull’alleanze, sugli accordi sottobanco, quale quella avviata da D’Alema e perseguita da gran parte dell’opposizione, non è vincente.
 
Né si puo smontare il piano di Berlusconi, sfruttando i punti deboli dell’avversario e quindi l’indecisione dei parlamentari del PDL, o qualche divergenza all’interno della Lega. 
 
Non è questo il collante che tiene insieme Fini e Vendola. E se Fini e Vendola non stanno insieme, sia pure in via momentanea, non si va da nessuna parte
 
Occorre dare alla controffensiva un respiro di restaurazione democratica, di risposta emergenziale. Solo su questa base è possibile una sorta di CLN che ristabilisca la democrazia, superi l’emergenza e poi vada a casa.
 
Il terreno è fertile, basta lavoralo. C’e un parlamento di nominati che rende precaria la democrazia in Parlamento, un’opinione pubblica influenzata e condizionata che delegittima le elezioni, ci sono i precari che non ce la fanno a vivere, sono queste le ragioni della crisi politica del Governo. La democrazia, l’informazione, il disagio economico, l’assenza di futuro danno un senso ad un nuovo CLN.
 
Su queste basi si puo anche puntare su un governo di transizione, con pochi obiettivi ma tutti urgenti e necessari e dove c’è sicura convergenza: una legge elettorale per un Parlamento di eletti e non di nominati, la risoluzione del conflitto d’interessi per dare un senso al principio conoscere per deliberare, una legge sul precariato per dare da vivere ai disagiati, una legge sulla ricerca per far conquistare ai giovani un futuro, e qualche tassa sui capitali finanziari per finanziare questi obiettivi. Subito dopo le elezioni per riprendere il cammino: la destra con la destra, la sinistra con la sinistra, il centro con il centro.

Commenti all'articolo

  • Di pv21 (---.---.---.131) 8 agosto 2010 19:43

    Il Cavaliere non vuole coni d’ombra sul suo carisma e preparerà un documento per dimostrare che Fini "ha tradito il mandato elettorale". Saranno 4 punti del programma interpretati con un occhio di riguardo verso l’alleato Bossi e "non emendabili" dai Finiani (dice Frattini). Bossi sente odore di "provocazione" e non esclude elezioni già a novembre. La storia insegna che la Febbre del Tribuno non rinuncia a dettare le sue regole. D’altra parte il Berlusconismo sta muovendo verso le ultime tappe. Per evitare che la crisi precipiti ci sarebbe bisogno di un’alleanza di "transizione". Resta però l’ostacolo di una casta di Primi SUPER Cives attenta solo a privilegi, interessi e immunità ...

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