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Le donne e l’appello di repubblica.it su AgoraVox

A quest’ora di notte, farei un bilancio.

Il primo articolo "Per la dignità delle donne, non firmate l’appello di repubblica.it" è stato pubblicato sabato 10, mentre il secondo, "Per la dignità dell’uomo, donne firmate l’appello di repubblica.it", è pubblicato il lunedì 12. Il primo articolo ha ricevuto e continua a ricevere molte visite, mentre il secondo meno. Il primo è stato ripreso in molti blog, su Twitter o Facebook, il secondo no. Il primo è stato molto commentato, il secondo no. Ma non importa (oppure sì, vedremo dopo). Il bilancio che m’interessa fare è questo: ogni articolo è stato votato. Il primo da 127 lettori, il secondo da 23. Nel vademecum di AgoraVox c’è scritto di dare il voto alla pertinenza o meno dell’articolo e non alle idee o concetti che veicola l’articolo. Ma purtroppo questo non avviene e chi vota, vota a favore o contro la proposta suggerita dall’articolo. Ed è questo che importa.

Vediamo che i 127 lettori/votanti di "Per la dignità delle donne, non firmate l’appello di repubblica.it" hanno detto sì al 77%; i 23 lettori/votanti di "Per la dignità dell’uomo, donne firmate l’appello di repubblica.it" hanno detto no al 70%.

Certo non è un sondaggio scientificamente rigoroso, ma un’indicazione la dà. Seppure ci sia una grande differenza tra il numero dei votanti (127,23) il risultato è coerente. 8 su 10 per il primo, 7 su 10 per il secondo dicono di non firmare o non voler firmare l’appello di repubblica.it. La differenza (1 su 10) potrebbe essere dovuto al margine d’errore o più probabilmente alla sensibilità di questo un lettore su dieci agli argomenti esposti dall’autore dell’articolo. Succede qui quello che succede durante una campagna elettorale: i discorsi sono destinati non a convincere i convinti (i cui voti sono comunque già acquisiti) ma a quella frangia mobile di elettori esitanti o attenti ai contenuti delle proposte.

In riassunto (e estrapolando): tre lettori/cittadini su quattro non sono d’accordo di firmare l’appello di repubblica.it per richiedere a chi ci rappresenta, noi popolo italiano sovrano (Art. 1 della Costituzione), nelle istituzione della Repubblica e nelle sedi internazionali, la dignità di esprimere nelle parole pronunciate rispetto e responsabilità verso le donne.

Bene. A questo punto no c’è altro che costatare il fatto.

Ma magari c’è da chiedersi in se stessi il perché.
La Repubblica.it titola l’appello "Il premier offende le donne" e propone di firmare una petizione redatta da Michela Marzano, Barbara Spinelli e Nadia Urbinati.

Il testo dell’appelo

QUEST’UOMO OFFENDE NOI DONNE E LA DEMOCRAZIA: FERMIAMOLO

È ormai evidente che il corpo della donna è diventato un’arma politica di capitale importanza, nella mano dei Presidente del consiglio. È usato come dispositivo di guerra contro la libera discussione, l’esercizio di critica, l’autonomia del pensiero. La donna come lui la vede e l’anela è avvenenza giovanile, seduzione fisica, ma in primissimo luogo è completa sottomissione al volere del capo. È lì per cantare con il capo, per fare eco al capo, per mettersi a disposizione del capo, come avviene nelle fiere promozionali o nei dispotismi retti sul culto della personalità. Le qualità giudicate utili per gli show pubblicitari si trasformano in doti politiche essenziali, producendo indecenti confusioni di genere: ubbidienza e avvenenza diventano l’indispensabile tirocinio per candidarsi a posti di massima responsabilità. Diventano il burqa gettato sul corpo femminile, per umiliarlo sulle scene televisive e tramutarlo in arma che ferisce tutti e tutto. Contro questa cretinizzazione delle donne, della democrazia, della politica stessa, protestiamo. Quest’uomo offende le donne e la democrazia. Fermiamolo.

Chi sono queste tre donne?



Michela Marzano - Nata nel 1970 a Roma, ha studiato all’università di Pisa e alla Scuola Normale Superiore. Dopo aver conseguito un dottorato di ricerca in filosofia alla Scuola Normale Superiore di Pisa, è diventata docente all’Università di Parigi V (René Descartes). Autrice di numerosi saggi e articoli di filosofia morale e politica, ha curato il "Dictionnaire du corps" (PUF 2007). Si occupa di Filosofia Morale e Politica e in particolar modo del posto che occupa al giorno d’oggi l’essere umano, in quanto essere carnale. L’analisi della fragilità della condizione umana rappresenta per lei il punto di partenza delle sue ricerche e delle sue riflessioni filosofiche.

Barbara Spinelli - Nata a Roma nel 1946 da Altiero Spinelli e Ursula Hirschmann, lui antifascista e lei ebrea. Barbara inizia la carriera scrivendo articoli per il "Globo". È stata tra i fondatori del quotidiano "Repubblica" per passare, negli anni 1984 -1985, al "Corriere della sera" e infine alla "Stampa", prima come corrispondente da Parigi, dove tuttora lavora e vive, poi come editorialista.

Nadia Urbinati
- Studiosa di scienze politiche di fama internazionale, è titolare della cattedra di Scienze Politiche alla Columbia University di New York. Come ricercatrice studia e si occupa del pensiero democratico e liberale contemporaneo, delle teorie della sovranità e della rappresentanza politica, e infine delle concezioni antidemocratiche. In qualità di autrice ha dato alle stampe numerosi saggi sul liberalismo, su John Stuart Mill e su Carlo Rosselli. Collabora con il quotidiano La Repubblica e con Il sole 24 ore, negli Stati Uniti d’America è condirettrice della rivista Constellations.

"è stranoto che il sottoscritto ama l’ altra metà del cielo, ovvero il dono più bello che Dio ci ha fatto..." (Silvio Berlusconi, La Maddalena, 10 settembre 2009)

In un articolo su Repubblica del 30 giugno scorso Nadia Urbinati scriveva: "Non è facile essere donne in questo tempo di stravolgimento dei valori e dei costumi, di smarrimento del senso comune. Non è facile trascendere ciò che ci sta intorno e ci offende". "Le donne sono sempre lo specchio della società, il segno più eloquente della condizione nella quale versa il loro paese". [1]
Il 10 ottobre scriveva: "Berlusconi ripete spesso che ’la maggioranza degli italiani è con me’. Ma forse pensa che quando parla di donne la totalità degli italiani (uomini ) è con lui. Il silenzio protratto di molti, troppi uomini su come il premier tratta e descrive le donne, sembrerebbe provare che egli rappresenta davvero il costume di una gran parte dei maschi". "La donna, dice il Signor Berlusconi, è il più bel dono che il creato ci (leggi: a noi uomini, non al genere umano) ha dato. La logica è vecchia come il mondo ma sempre nuova: noi siamo state create ed educate per alleggerire il peso di chi ha potere e responsabilità. Noi siamo solo privato. Se proviamo a essere noi, né doni né veline, allora siamo niente, oggetto di offesa e di attacco: brutte, vecchie, e via di seguito. Anche in questo caso l’ accusa di invidia viene usata per squalificare le nostre ragioni: perché, presumibilmente, se fossimo giovani e belle non ci offenderebbe essere trattate come un dono. Se ci offende, ecco la conclusione della filosofia dell’ invidia del signor Berlusconi, è perché nessuno ci vuole più come un dono. Risultato: a bocca chiusa siamo accettate sempre, da giovani o vecchie, se belle o brutte; ma se usiamo il cervello siamo offese sempre: se belle perché pensare non si addice alla bellezza, se brutte perché pensareè germe di invidia. La logica é chiara: il leader del nostro paese usa le armi del maschilismo più trito per azzerare nelle abitudini la cultura dei diritti e dell’ eguale dignità che generazioni di donne e di uomini hanno con durissima fatica costruito". "E per troppo tempo questo fenomeno è stato digerito come cibo normale, come se, appunto, il Signor Berlusconi fosse davvero rappresentativo della mentalità generale di tutti gli italiani. È vero che troppo spesso si vedono platee di convegni o di eventi pubblici popolate di soli uomini, come se il genere femminile non contemplasse anche studiose oltre che intrattenitrici. Ed è vero che purtroppo è quasi sempre solo l’ occhio delle donne a vedere questa uniformità al maschile. Certo, è bene non generalizzare. Tuttavia non é fuori luogo ricordare anche a chi lo sa già che la dignità violata delle donne è dignità violata per tutti, anche per gli uomini. I quali, in una società compiutamente berlusconiana non sarebbero meno subalterni e più autonomi delle loro concittadine". [2]
 


[1] L’ Italia, il potere e il silenzio delle donne di Nadia Urbinati su Repubblica del 30 giugno 2009
[2] Il Cavaliere e la dignità violata di Nadia Urbinati su Repubblica del 10 ottobre 2009
Altri articoli di Nadia Urbinati su Repubblica

Anche la fede ha bisogno del dubbio, La Stampa, 17/9/2009

 

Commenti all'articolo

  • Di Giovanni Mistero (---.---.---.32) 13 ottobre 2009 12:47

    "In riassunto (e estrapolando): tre lettori/cittadini su quattro non sono d’accordo di firmare l’appello di repubblica.it per richiedere a chi ci rappresenta, noi popolo italiano sovrano (Art. 1 della Costituzione), nelle istituzione della Repubblica e nelle sedi internazionali, la dignità di esprimere nelle parole pronunciate rispetto e responsabilità verso le donne".

    Cara Enza, direi proprio che non è così.
    Direi - sempre dando per indicativa la rappresentatività dei votanti, ecco: ma va bene, diamola come indicativa, assumiamola come rilevante - direi che:
    tre lettori/cittadini su quattro non sono d’accordo di firmare l’appello di repubblica.it per evitare di fare il gioco facile degli appelli lanciato da Repubblica.it e per evitare l’imbarazzo di firmare un articolo a favore delle donne su un sito che, per mezzo del suo colonnino di "all news", regolarmente e scientificamente e quotidianamente veicola un’immagine mercificata del corpo delle donne per mezzo di culi tette e cosce spiattellati un tanto al chilo in faccia ai visitatori".

    E’ di questo che parlava il testo che ho scritto e pubblicato su Agoravox, e la prego di non modificarne lo spirito e la lettera. Se vogliamo discutere di quello, bene. Ma appunto, che si rispetti la volontà e le intenzioni retoriche e comunicative dell’autore del testo di partenza, grazie.

  • Di Doriana Goracci (---.---.---.195) 13 ottobre 2009 15:02
    Doriana Goracci

    Ho seguito per filo e per segno tutta la vicenda dell’appello, e ho commentato anche quanto ha scritto Giovanni che non conosco affatto e ne ho scritto ma come succede anche oggi, appare e per fortuna che appare...su Agoravox magari tra dodici giorni, quando "la notizia" non è neanche letta per curiosità a posteriori. Ma il tempo è una grande Signora e Signore e si ritrovano nella memoria, oggi anche in Rete, scritti che sono del tutto attuali, da appiccicare a qualunque "notizia del giorno, fossero pure di settanta anni fà, signore esignori invecchiatissimi, morti, comunicando... A mio avviso chi ha "votato" l’articolo ha rifiutato la facile e largissima Immagine delle donne autorevoli che fanno appello contro il Re di turno. L’ho rifiutata totalmente anche io questa logica del clic e dei convegni e dei tavoli e dei seminari e dei testi e dei crediti delle Accademiche, Letterate, Femministe che ho frequentato in parte anche io, senza titolo alcuno ma donna e che ama la comunicazione. La conclusione della giornata alla Casa internazionale è finita come ce l’ha e me l’ha raccontata Luisa Di Gaetano e scusate ma stavolta mi cito in tempo reale http://www.reset-italia.net/2009/10...
    Dei voti non me ne frega niente, e neanche voto ed ho votato, il merito non è così quantificabile...mi interessa un’ altra storia di donne e uomini e sapere da loro se vogliono riappropriarsi della vita e dello spazio, serve a me avere informazione e darne come so e posso fare, magari senza limiti e con fantasia.E da ultimo pongo io una domanda già posta in passato e a cui nessun* mi ha risposto: cosa ci faceva Barbara Spinelli ad uno dei tanti incontri del Bilderberg Group, se nè lei nè tantomeno la Stampa tutta non ci ha mai descritto questo Convegno Internazionale di due giorni dal 1952?
    La stampa italiana e i Media indipendenti non trovano forse dignitosa la domanda, eppure è un affare che ci riguarda tutte e tutti. Mah...

    • Di Resist Enza (---.---.---.190) 13 ottobre 2009 18:16

      [Era il 2006 e in Sicilia si votava]

      Siamo capaci di parlare, scrivere, curare, proporre, siamo capaci noi “femmine” di gridare, combattere, resistere, amare.

      Invece sembra senza fine questo remare all’incontrario, l’unico che ci viene permesso di fare. Se si propone una candidata a ruoli istituzionali, ecco una levata di scudi sulla sua età anagrafica: è troppo vecchia...

      Se si propone un’incarico femminile che prevede di usare il portafoglio dei cittadini...: in questo caso non si discute nemmeno, si cancella solo la possibilità.

      Visibili come madri coraggio, come cassandre filosofeggianti, come giovani spudorate, come cinquantenni in menopausa, come donne sole e frustrate, come sgambettanti trapeziste, come meste pensionate, come api operaie a formare un’alveare, insoddisfatte-vogliose-servette, intellettuali snob perditempo, apprensive chiocce, sante e devote, ansiose e ambiziose segretarie, rrampicatrici sociali, isteriche donnette, disfatte precarie lavoratrici, teste semivuote di ogni età. BASTA.


      Alla Sicilia: un appello alle donne - di Doriana Goracci

  • Di Doriana Goracci (---.---.---.2) 13 ottobre 2009 19:06
    Doriana Goracci

    Cara Enza non solo ho consigliato di votare ma ho votato, non solo ho dato supporto a giovani donne per niente note ma anche a ottuagenarie che hanno avuto incarichi costituzionali. Cambio, non pelle, semmai invecchiata pure la mia ma a chi dare sostegno, e non voto da tempo, da anni, neanche per le amministrative, mi sono abbastanza guardata intorno, certi dintorni... Come mi sono trovata oggi, non potendo "contenermi" dal criticare...un articolo di Lidia Menapace che diffonde la " nuova" rivista: " Lidia Menapace chiamata a dirigere il nuovo mensile "Rifondazione Comunista"
    http://www.tellusfolio.it/index.php....
    Pari pari il mio commento, visibile a tutt* con finalino guarda caso neanche ci fossimo messe d’accordo del 2006.
    "Buona vita a tutti i coordinatori e supporter della Sinistra e Libertà, delle Liberazioni Loro e Giornate di lotta e festa. Lunga vita alla Menapace, a cui ho fatto la postina, prima che si riposasse,lei, per votare il Rifinanziamento in Afghanistan.
    (http://www.womenews.net/spip/spip.p...)
    E perdonate se sono in movimento...non solo realmente perchè ringraziando la sorte ancora cammino,ma anche nella considerazione su cose e persone, compresa la signora Menapace, i loro Spazi come Bella Ciao, Liberazione e le future Riviste, mensili annuali, settimanali...come meglio credono. Ancora non mi hanno legata e contenuta, nella Simbolica Pace nonviolenta, tutto attaccato come mi fecero notare, altri Fautori e Fautrici del cammino in rete, di Genere sempre nobile e onesto, politicamente corretto http://www.lamianotizia.com/comment...

    “A voi, saltimbanchi della politica, la parola che avete sempre pronta. VERGOGNA, in saldi di pace, come gli stracci nelle vetrine d’Italia” l’ho scritto nel 2006...Auguri!

  • Di falilulela (---.---.---.47) 21 ottobre 2009 15:20

    Credo che per una persona come Berlusconi il principio della sottomissione al capo valga per gli uomini come per le donne. E’ il suo modo di rapportarsi all’altro da sé che é inaccettabile. Sono rimasta molto colpita dall’appello che invitava a non firmare...Perché? Perché in una realtà come quella che ci circonda, di fronte all’arroganza degli uomini politici che guidano il Paese è ...un gesto piccolo. Come quasi sempre avviene, nella iattura di una crisi economico-finanziaria come quella che stiamo attraversando, sono le donne a pagare il prezzo più alto: sono loro le prime a perdere il posto di lavoro e le ultime a trovarne uno nuovo, sono loro ad avere tempi biologici più ristretti. Se il marito, licenziato, dovessere cadere preda della depressione oltre a sorbirsi le sue paturnie potrebbero anche rischiare di essere ammazzate. (perchè le donne depresse si uccidono, gli uomini prima uccidono la compagna, poi - eventuamente - si sparano). Può bastare una firma per cambiare le cose? Rosy Bindi (a cui va tutta la mia stima) si è difesa egregiamente e l’aggressione verbale che ha subito ha avuto il giusto strascico di commenti e articoli sui giornali. Non sono le donne come lei che, in questo momento) hanno bisogno di sostegno e tutela. La mia solidarietà mi sembra debba di diritto riguardare le donne che stanno lottando per conservare il posto di lavoro, le operaie, le precarie della scuola. La mia paura è che si faccia uno spezzatino della protesta per minarne la forza, per spostare l’attenzione su ciò che è meno importante, per omologarla verso il basso, in forme meno disturbanti. Così come si alimenta il dibattito su Berlusconi mentre il Paese va in malora.
    Ricordo a Milano "i girotondini" scomparsi come neve al sole all’inizio dell’estate perché venivano riaperte le case al mare. Si può continuare a vivere come sempre e protestare efficacemente? Io penso ci siano forme di protesta più valide ( scioperi, manifestazioni) , ma più faticose e costose.Di questo penso si dovrebbe parlare, non soltanto del secondo appello, a vostro avviso trascurato. Non è forse arrivato il momento di stabilire delle priorità? Si parla - forse? -troppo poco anche di altre cose, non credete?





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