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Le cause delle vergogne umane e gli svergognati della finanza

Dopo il disastro di qualche giorno fa, che ha visto morire a pochi metri dalla riva di Scicli, nel ragusano, tredici immigrati, nonostante i gesti eroici di semplici cittadini e dei carabinieri (ma che ci ha testimoniato anche l’indifferenza di una giovane donna che proprio su quella spiaggia ha continuato a fare jogging, scansando anche i cadaveri sul bagnasciuga) ebbene dopo solo pochi giorni, nel mare di Lampedusa, si è verificata un’altra tragedia dalle proporzioni ancora più devastanti: centinaia di morti annegati a causa dell’affondamento di un’altra “bagnarola” del mare, che trasportava tanti poveri disgraziati in cerca di una vita migliore qui in Europa.

Abbiamo assistito alle solite scene: tanti isolani si sono adoperati in ogni modo per soccorrere i naufraghi, poi le solite dichiarazioni di dolore o almeno di sincera commozione di tantissime persone, ma anche dei commenti o atteggiamenti che sottendevano ben altro! Non c’è da meravigliarsi che vi sia sempre qualche imbecille a sottolineare che gli immigrati qui da noi non sono i benvenuti e che queste disgrazie dovrebbero essere da monito, per scoraggiare altri ad intraprendere questi viaggi della speranza.

Il mondo politico e istituzionale ha tuonato contro questo scandalo, ha puntato il dito contro l’indifferenza dell’Unione europea, ha indetto il lutto nazionale e un minuto di silenzio nei luoghi pubblici per commemorare le vittime della tragedia. Notevole è stato, nella sua magistrale semplicità, il monito del pontefice Francesco, che ha gridato ripetutamente “vergogna!“, ripetuto anche l'altro giorno ad Assisi.

Ma chi veramente dovrebbe vergognarsi? Quali sono i modelli, le cause e i veri colpevoli di queste vergogne? Sicuramente devono vergognarsi gli xenofobi, coloro che per sport additano sempre gli stranieri come causa di tutti i malesseri nazionali, soprattutto con quegli slogan demenziali che navigano come escrementi in una cloaca, su Facebook e in genere sul web e su molti giornali. E qui anche il divin poeta esclamerebbe "non ti curar di loro, ma guada e passa", perché i frustrati e i poveri di spirito, per sentirsi realizzati, hanno bisogno sempre di cercare un capro espiatorio (basta ricordare la sorte degli ebrei, dei rom, degli handicappati nella Germania di Hitler). Ma le cause vere di questi disastri vanno oltre l’indifferenza e la cultura del rifiuto di tanti nostri miseri connazionali.

La causa prima, la feccia che appesta l’umanità è l’avarizia, il dio Mammona, la tracotanza del potere finanziario mondiale, che dall’Imperialismo di fine Ottocento ad oggi, con strategie diverse ha messo sotto il suo controllo intere nazioni dal nord al sud del mondo, da occidente ad oriente. È quel finanzcapitalismo che negli ultimi decenni ha trovato un nuovo complice nel neoliberismo, che fattura con il denaro artificiale (i soli bip del computer) a partire dal 2008 qualcosa come 1285 trilioni di dollari, (cioè 1285 miliardi di miliardi) pari a 21,4 volte il Pil mondiale! E per creare tutto questo denaro dal denaro, con le speculazioni senza nessun controllo legale sono stati sconvolti da decenni piani alimentari e industriali mondiali (1), solo per il piacere infernale di pochissime lobby, gestite da pochi “figuri”, di sottomettere l’intera umanità al proprio potere.

Allora, se tanti flussi di poveri disgraziati attraversano i deserti dal centro dell’Africa e dall’Oriente per imbarcarsi sulle coste del Mediterraneo e approdare in Europa, la colpa unica che offende l’intera Umanità e grida vendetta al cospetto di Dio, è di quella finanza che si è arricchita con il debito mondiale, che ha impoverito nazioni solide come gran parte dell’Europa, e ha portato al collasso Paesi già prostrati dall’Imperialismo, fino agli anni Sessanta, e poi dalle fazioni locali, manovrate dalle lobby finanziarie mondiali, oltre agli imbecilli dell’integralismo islamico che hanno gettato benzina sul fuoco, sulle popolazioni già sottomesse dagli speculatori stranieri. Quindi la causa di questa vergogna ha origini lontane, ma gli effetti, altrettanto indegni, vanno ricercati nei pregiudizi di alcuni, nell’indifferenza di altri e nell’ignoranza di molti che non vedono al di là del proprio naso.

 

(1) Luciano Gallino “Finanzcapitalismo”; Andrea Benares ” Finanza per indignanti”.

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