Le attività culturali del Palazzetto Bru Zane
Festival, cine-concerti, conferenze. Un palazzetto vitale, che da 15 anni apre le porte alla musica romantica francese
Si è concluso con soddisfazione reciproca, del pubblico e della direzione artistica, il festival Il Filo di Faurè, che per la prima volta ha proposto un concerto, all’auditorium Lo Squero, nell’isola di San Giorgio Maggiore. Si è strattato di una coproduzione AsoloMusica/Bru Zane, in collaborazione con la Chapelle Musicale Reine Elisabeth di Bruxelles.
In pedana, volgendo le spalle alla laguna, un quartetto di giovani musicisti – Hawijch Elders, olandese, violino ; Natanael Ferreira, brasiliano, viola ; Aleksey Shadrin, ucraino, violoncello ; Frank Braley, francese, pianoforte – hanno eseguito, nell’ordine, il Quartetto con pianoforte n°1 in Do minore, op.15 (1880), in 4 movimenti di Gabriel Faurè (1845 - 1924) e il Quartetto con pianoforte n°1 in Re maggiore, op.16 (1909), in 3 movimenti, di George Enescu (1881 – 1955).
E’ affiorata presto, durante l’ascolto, un’affinità fra i due brani, al punto che quello del compositore rumeno va visto come un omaggio dell’allievo verso il maestro. Nitidezza espressiva e suono cristallino hanno affascinato la platea, conquistata, la parte convenuta per la prima volta allo Squero, anche dalla visione panoramica, unita allo sciabordìo della risacca.
‘VOCE AL FLAUTO’ ha presentato un nutrito repertorio – sette i compositori in scaletta – per flauto accompagnato, che durante la Belle Epoque si arricchì soprattutto in due modi : la composizione di Sonate e quella di brani da concorso.
Alcuni pezzi, ad esempio Sonate pour flute et piano, in tre movimenti, di Charles Koechlin (1867 – 1950), dalla struttura prevalentemente modale, eseguita per la prima volta il 3 giugno 1914 a un concerto della Societé musicale indépendante, vivono in un’atmosfera antica.
Altri, come Fantaisie pour flute et piano (1898) di Fauré e Cantabile et Presto pour flute et piano (1904) di Enescu, scritto per il concorso al conservatorio, sono destinati a mettere alla prova le qualità del solista : destrezza, purezza di emissione del suono e capacità espressiva. In questi casi il pur bravo pianista Vassilis Varvaresos, è rimasto in secondo piano per permettre al flautista, Alexis Kossenko, di distinguersi. Dopo la conclusiva Sicilienne et Burlesque pour flute et piano (1914), commissionato ad Alfredo Casella (1883 – 1947) per il concorso della classe di flauto del conservatorio, in cui è indubbiamente impegnativa l’impostazione ritmica – il virtuosismo del pianoforte costringe il soslista a cambiare regolarmente metro, mantenendo la fluidità del discorso – il duo, sommerso dagli applausi, ha esguito un breve bis di Prokof’ev.
ODE AL VIOLONCELLO ha visto protagonista il Duo Domo, ossia Domonkos Hartman, violoncello e Domonkos Csabay, pianoforte, fondato dai musicisti, entrambi ungheresi, nel 2019.
In programma, composizioni di Fauré, Koechlin, Roger-Ducasse (1873 – 1953), allievo di Fauré per la composizione e Nadia Boulanger (1887 – 1979).
Caratteristica comune ai brani ascoltati, la libertà dai vincoli di forme classiche, per entrare nell’ambito dei brani di genere, attingendo all’immaginario dei salotti (Romance pour violoncelle et piano di Roger-Ducasse) e alla musica popolare (Chansons bretonnes pour violoncelle et piano di Koechlin), mentre la Boulanger ha reso popolari sul violoncello brani originariamente scritti per organo.
Applauditissimi, si sono congedati dagli astanti, eseguendo Après un Reve di Fauré e Du bist wie eine Blume, un Lied di Robert Schumann, tratto da Myrten.
Due lunghe composizioni hanno tenuto con il fiato sospeso il pubblico, in occasione del concerto conclusivo, DISCENDENZE, che ha visto salire sulla pedana l’Ensemble da camera dell’Accademia Teatro alla Scala : Chiara Rollini, violino ; Yanina Prakudovich, viola ; Andrea Cavalazzi, violoncello ; Riccardo Stiffone, pianoforte.
Dopo essersi dedicati alle mélodies e alle arie d’opera di Jules Massenet, ai quartetti di César Franck e alle creazioni vocali dei vincitori del Prix de Rome, gli allievi hanno studiato i quartetti per pianoforte di Fauré e dei suoi eredi.
Nel concerto si sono ascoltati : Quatuor avec piano en sol mineur n°2 (1887) di Faurè e Quatuor avec piano en fa mineur (1886?), tra i primi lavori conosciuti di Léon Boellmann (1862 – 1897), il quale seguì lo stesso percorso di Fauré, studiando all’Ecole Niedermayer e intraprendendo la carriera di organista.
Applausi affettuosi hanno salutato una brillante formazione, nata all’interno del percorso di formazione per professori d’orchestra, che affianca allo studio e alla prassi esecutiva del repertorio operistico, sinfonico e di balletto un focus sulla musica da camera.
Interessante, la serata dedicata in estate al Cine-Concert, sulle immagini di tre episodi della saga Les Vampires (1915 – 16) di Louis Feuillade. Protagonista Irma Vep, indimenticabile antieroina, interpretata dalla geniale regista, sceneggiatrice e attrice Musidora.
Le proiezioni, precedute dalla consueta presentaione esaustiva di Marco Bellano, sono state accompagnate dal vivo da una selezione di musiche per pianoforte, suonato da Gabriele Dal Santo, scritte da compositrici romantiche francesi, per celebrare la genialità femminile e la migliore tradizione del Silent Movie.
Il 21 settembre è iniziato il festival autunnale – 7 concerti dal 21 settembre al 24 ottobre – Violoncelle, l’Ame Romantique/ Passione Violoncello .
Strumento di grandi possibilità tecniche e straordinarie potenzialità liriche, il violoncello assunse un ruolo di primo piano nella Francia del XIX secolo.
Il secolo romantico è stato un momento culminante nella storia dello strumento, conseguente alla grande ascesa conosciuta nel Settecento. L’evoluzione della posizione del pollice permise di acquisire il registro acuto dello strumento e di aumentare il virtuosismo della mano sinistra, facilitando in particolare l’uso delle doppie corde nella parte del manico più vicina al ponticello.
Valorizzato dai più grandi compositori dell’epoca, il violoncello si emancipò definitivamente dal tradizionale ruolo di accompagnamento. Nacque anche una letteratura scritta da violoncellisti, che esplora i confini tecnici ed espressivi dello strumento, rivelando ad altri compositori le possibilità del violoncello, il cui lirismo era così in sintonia con l’estetica dei tempi.
Nel primo concerto ha suonato il quartetto d’archi Quatuor Combini-Paris; nel secondo, il giorno successivo, un formidabile quartetto di violoncellisti : Anne Gastinel, Xavier Phillips, Lila Beauchard e Leonardo Capezzali .
Il terzo concerto, il 25 settembre vedrà protagonista il quartetto d’archi Quatuor Dutilleux, impegnato in due composizioni, rispettivamente di George Onslow e di Thèodore Gouvy.
Lasciare un commento
Per commentare registrati al sito in alto a destra di questa pagina
Se non sei registrato puoi farlo qui
Sostieni la Fondazione AgoraVox