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La vera questione criminale italiana

 

Su noiseFromAmerika, Giancarlo Pagliarini spiega come funzionano i cosiddetti rimborsi elettorali italiani. Non che non lo sapessimo, ma leggere i numeri e la descrizione del processo che ci ha portato a questo punto è sempre istruttivo.

In sintesi, dopo il referendum del 1993 che aveva sancito l’eliminazione del finanziamento pubblico dei partiti, il parlamento ha deciso di introdurre un sistema di rimborsi elettorali, basati in realtà non sulle spese effettivamente sostenute dai partiti, ma su un contributo per elettore moltiplicato per il numero di aventi diritto al voto. Il valore del contributo unitario è stabilito dal parlamento. Per ogni consultazione elettorale sono circa 500 milioni di euro. Malgrado i rilievi della Corte dei conti, che ha più volte segnalato che non di rimborso elettorale si tratta, ma di vero e proprio finanziamento, in quanto le erogazioni sono sganciate dalla documentazione di spesa, lo sconcio prosegue.

La legge prevedeva la fine dell’erogazione dei “rimborsi” in caso di interruzione della legislatura, ma la Casta ha manomesso questo principio di decenza minimale. La parola a Pagliarini:

Quando la legge era entrata in vigore, se non altro, prevedeva che “in caso di scioglimento anticipato del Senato della Repubblica o della Camera dei Deputati il versamento delle quote annuali dei relativi rimborsi è interrotto.” Ma all’inizio del 2006 c’è stato un autentico colpo di mano. In una lunghissima e orribile legge chiamata “mille proroghe” (legge n 51/06) accanto a norme per l’edilizia pubblica, per gli ammortizzatori sociali, per il reclutamento dell’arma dei carabinieri, per la ricostruzione del Belice (quella del 1968) eccetera, nell’articolo 39 – quater decies (!) i signori del parlamento romano hanno cambiato un paio di parole nel comma relativo ai rimborsi elettorali nel caso di scioglimento anticipato del Parlamento. Le vecchie parole “il versamento è interrotto” sono state sostituite dalle nuove parole “il versamento è comunque effettuato”. E’ stato sufficiente cambiare “interrotto” con “comunque effettuato” per far incassare ai partiti politici, se non sbaglio i calcoli ed applicando il principio di “non duplicazione” dei contributi nello stesso anno, circa 300 milioni di Euro sulle elezioni del 2006 che con il vecchio testo i partiti non avrebbero incassato. Più altri 200 milioni sulle elezioni del 2008, se l’anno venturo ci saranno elezioni anticipate.

Grazie a quella piccola modifica approvata alla fine della legislatura il “rimborso” per le elezioni politiche del 9 e 10 Aprile 2006 (499,6 milioni di euro) sarà incassato per cinque anni, fino al 2010, anche se la legislatura è stata interrotta nel 2008, dopo due soli anni. E anche il “rimborso” per le elezioni del 13 e 14 aprile 2008 (503,1 milioni) sarà incassato per 5 anni, fino al 2013, anche se la legislatura verrà interrotta prima. Ovvero, nel 2009, 2010 e 2011 i partiti ricevono rimborsi doppi!

Due conti della serva. Solo nell’anno 2008 i partiti politici hanno avuto diritto ad incassare: 1) 99,9 milioni di euro per la terza rata del contributo pubblico per le elezioni politiche del 2006, 2) 100,6 milioni per la prima rata del contributo per le elezioni politiche del 2008, 3) 41,6 milioni per la quarta rata del contributo per le elezioni regionali del 2005, e 4) 49,4 milioni per la quinta rata del contributo per le elezioni europee del 2004. In totale 291,5 milioni di euro nel solo anno 2008 (fonte: Corte dei Conti referto sulle elezioni politiche del 2008, pagina 180). E’ una cifra uguale ai 300 milioni presi dai fondi FAS per fronteggiare la crisi degli stabilimenti Fiat di Pomigliano d’Arco e Termini Imerese. E se paga in ritardo lo Stato deve versare ai partiti politici anche gli interessi.

Nel 2010 lor signori hanno deciso, nel quadro dell’”austerità” a cui tutti devono assoggettarsi, perché viviamo tempi difficili, di tagliare del 10 per cento i contributi pubblici e di reintrodurre la non cumulabilità dei rimborsi, ma “a partire dalla prossima legislatura”, vecchia canzoncina della nostra cleptocrazia. Pagliarini ricava poi un indice di ritorno sull’investimento per i partiti politici, dato dal rapporto tra “rimborsi” ricevuti e spese certificate:

Per le elezioni del 2008 il record, invece, spetta alla Lega Nord: le spese accertate dalla Corte dei Conti sono state di 2 milioni e 940 mila euro e i voti ottenuti hanno dato al Carroccio il diritto di ricevere dalla pubblica amministrazione 8 milioni e 277 mila euro all’anno per cinque anni. In totale 41 milioni 385 mila euro. Dunque 100 euro investiti dalla Lega nella campagna elettorale del 2008 sono diventati 1.408 euro. Per quanto riguarda i due partiti (per ora) maggiori, il PDL e il PD, la Corte dei Conti ha certificato che per le elezioni del 2008 il primo ha speso 54 milioni e ne incasserà 206 mentre il secondo dopo averne speso 18 ne incasserà 180.

Quanto sono diversi i nostri verdolini padani, vedete? C’è una sola conclusione da trarre: l’Italia è inequivocabilmente uno stato criminale e criminogeno. Tenete il concetto bene a mente, quando ci sarà il salvataggio del debito italiano e vi verranno chiesti nuovi “sacrifici”.

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