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La trasparenza nei rapporti Rai/politica

Alcuni casi sospetti

La trasparenza nei rapporti Rai/politica

Esiste una legge in Italia sulla trasparenza dei compensi e delle consulenze erogate dalla RAI.
 
E’ la Legge 244/2007 (Legge finanziaria 2008) che all’art. 3 comma 44 recita testualmente: "Nessun atto comprovante spesa può ricevere attuazione se non sia stato previamente reso noto, con l’indicazione dei destinatari e dell’ammontare del compenso, attraverso la pubblicazione sul sito web dell’amministrazione o del soggetto interessato, nonchè comunicato al Governo e al Parlamento".
 
In caso di violazione la RAI e gli stessi consulenti sono tenuti al rimborso, a titolo di danno erariale, di una somma pari a dieci volte l’ammontare della somma illegittimamente erogata.
 
A distanza di tre anni dall’approvazione della predetta legge si viene a scoprire che la RAI, come Amministrazione di Stato, non ha mai rispettato l’obbligo di rendere pubblici i rapporti di consulenza esterna, con nomi e cifre.
 
Il diritto dei cittadini di sapere dove vanno a finire le loro tasse è stato quindi costantemente violato, nonostante, sin dal giugno 2008, sia stata presentata in proposito anche una interrogazione al Ministero dell’Economia da parte della senatrice radicale Donatella Poretti, interrogazione che, neanche a dirlo, è rimasta senza risposta.
 
Perché succede tutto questo e, soprattutto perché non funzionano gli organi di controllo affinché tutto questo non avvenga? La domanda è legittima ed è posta con una certa insistenza dopo i servizi giornalistici pubblicati in questi giorni da "Dagospia" e da "Il Giornale". Questi servizi hanno messo in evidenza certi fatti relativi a compensi per contratti e consulenze esterne erogati dalla RAI a favore di parenti ed amici di personaggi politici, facendo palesare oscuri intrecci di interessi e insinuando nell’opinione pubblica inquietanti dubbi.
 
Si tratta di notizie riguardanti la "suocera" del Presidente della Camera Gianfranco Fini, Francesca Frau (cioè la madre della sua compagna Elisabetta Tulliani), che, come detentrice della maggioranza della società "A.T.Media", ha ottenuto dalla RAI, tramite il direttore di Rai Uno Marco Mazza, finiano di ferro, un contratto per una parte della trasmissione televisiva "Festa italiana" per la ragguardevole cifra di 1,5 milioni di euro. L’anomalia sta nel fatto che si tratta di una società nata nel periodo di frequentazione di Fini con la Tulliani, fra persone senza alcuna esperienza nel campo televisivo.
 
Un’altra notizia riguarda invece la signora Gabriella Buontempo, moglie di Italo Bocchino, vice capo gruppo PdL alla Camera, dimessosi nei giorni scorsi, ex AN e fedelissimo di Gianfranco Fini, che, come titolare della società "Goodtime Enterprice", ha ottenuto dalla RAI l’appalto per la produzione della fiction "La Narcotici", in sei puntate, per il corrispettivo di ben sei milioni di euro.
 
E ancora, l’attore Luca Barbareschi, anch’egli ex AN parlamentare del PdL, molto amico del Presidente della Camera, che pare abbia ottenuto, attraverso la sua casa di produzione "Casanova", un contratto RAI per la produzione di uno show all’interno di "Domenica in" del valore di tre milioni di euro.
 
Tutte coincidenze? Può darsi, ma si tratta comunque di diversi milioni di euro pagati dai contribuenti italiani, che la RAI ha sborsato o dovrà sborsare a favore di parenti o amici di personaggi politici senza il doveroso controllo da parte delle istituzioni. E quanti altri casi del genere non sono stati resi pubblici dalla stampa?
 
Intendiamoci, le notizie tendenziose riportate dai giornali possono anche contenere false illazioni, gonfiate, a seconda della convenienza, dalla destra o dalla sinistra. Ma l’attenzione e i dubbi inquietanti dell’opinione pubblica sono alimentati, oltre che dalla nebulosità delle notizie, anche dalla clamorosa omissione delle regole di trasparenza dettate dalla Legge 244/2007.
 
Ora non resta che fare chiarezza, accertando le relative responsabilità per dissolvere ogni dubbio nell’opinione pubblica e rifondere nei cittadini quella fiducia nelle istituzioni che sembra essere venuta meno. 

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