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La storia di Talla Ndao: un’occasione mancata

 

In Italia succede qualcosa di strano. Qualcosa di anomalo, di contraddittorio, di ambiguo. Talla Ndao nasce 29 anni fa a Dakar (Senegal) dove vive con tutta la sua famiglia. La situazione economica, come quella di tanti altri ragazzi del posto, lo porta presto alla decisione di emigrare verso altri lidi più fertili, così che nel 2002 attraversa il Mediterraneo ed approda nell’isola dalle spiaggie d’oro, la Sardegna.

Qua si stanzia in una piccola città di venticinque mila abitanti, Iglesias, a pochi chilometri da Cagliari. Inizialmente le risorse di sostentamento sono molto scarse, tanto da costringerlo ai lavori più umili, come quello di vendere svariate mercanzie nei periodi estivi ai turisti occidentali che affollano il mare sardo, tra l’indifferenza della gente da una parte e i sorrisi di commiserazione dall’altra. Nei prodotti che vende Talla c’è davvero di tutto: dai braccialetti alle statuette di legno, dai fazzoletti fino ai compact disk masterizzati di musica. Sarà proprio la musica, la grande amica di tutti i giorni, quella che gli ha permesso nel tempo di intraprendere un viaggio personale verso l’integrazione, a portare alla denuncia del giovane senegalese. Intanto gli anni passano assieme ai diversi lavori che Talla ha la fortuna di fare, in modo più o meno stabile, tanto da essere assunto come commesso all’interno di un negozio gestito da connazionali, la Dakar Boutique, e di chiudere poi la sua avventura con un impiego a contratto come collaboratore domestico. In questi sette anni Talla migliora il suo italiano, frequenta i locali assieme al grande gruppo di amici che ha la fortuna di incontrare e che ricambiano con amore il suo speciale modo di essere. Poi la musica, come dicevo, fatta da egli stesso con tanta passione e poco denaro, la musica che dovrebbe ancora far piangere e arrabbiare, è la stessa musica che adesso viene subordinata al denaro e, per un ideale di proprietà, lo accusa di essere un criminale ritorcendoglisi contro (l’accusa che gli è stata mossa contro è che nel lontano 2003 vendeva CD masterizzati, ndr)



Questo paradosso Talla lo incontra lunedì scorso, in questura, mentre munito di tutti i documenti necessari si reca per il rinnovo del permesso di soggiorno che non avverrà mai. Da là inizia la trafila che lo porterà prima ad Elmas, poi a Lamezia Terme (Calabria), all’interno di un CPT dov’è attualmente detenuto in attesa di espulsione e dove “tutti vengono trattati come cani randagi”, per usare le sue parole. La decisione ha comportato automaticamente la reazione della città, con degli appelli su Facebook a cui hanno aderito, almeno per il momento, più di 4000 contatti, ed attraverso le espressioni di solidarietà da parte della maggior parte dei cittadini. Appelli che sono arrivati anche nei salotti del Parlamento e, per la precisione, alle orecchie di Mauro Pili, ex sindaco della città e attualmente deputato del PdL, il quale ha espresso la volontà di volersi mobilitare direttamente per la questione in modo che possa avere degli esiti diversi rispetto a quelli previsti dall’attuale “pacchetto sicurezza”.

Pili ha infatti dichiarato di voler contattare direttamente il Ministro dell’Interno Maroni, se necessario, in modo che Talla possa continuare a stare in Italia e svolgere serenamente il suo lavoro. Al di là della possibilità concreta che ciò avvenga e della reale intenzione di risolvere il problema da parte delle istituzioni tutte, la vicenda mette in luce quel che in effetti era palese da tempo, prima che questa si verificasse: le falle di questa legge. Non è questa la sede per discutere sul sistema in cui vengono protetti i diritti di copyright in Italia e sulla logica che muove il mercato della musica (anche se, dal mio punto di vista, in questo caso i temi sono strettamente connessi), ma sarebbe opportuno sottolineare come il tanto acclamato pacchetto non faccia alcun distinguo tra i clandestini e coloro che, invece, clandestini non sono. Questa sorta di uniformità verso lo straniero, accompagnata dall’idea che un criminale resti tale anche se nel tempo ha conseguito un posto di lavoro e si è perfettamente integrato, che non fa alcuna distinzione tra i reati e non va ad indagare sulle motivazioni sociali che sono alla base di questi ultimi, soffre ancora, secondo me, di una forma di ignoranza tipica del nostro paese. Essa non permette, in ultima istanza, che si creino delle vere e proprie condizioni di integrazione che possano portare la nostra società a modificarsi e modellarsi nel tempo (e non viceversa) per accogliere, adesso e nel futuro, quelle generazioni di immigrati che faranno la ricchezza economica e culturale del nostro paese negli anni a venire. Non vorrei mettere altra carne al fuoco, parlando ad esempio della fissità del nostro sistema economico o dei nostri partiti politici, la mia intenzione era essenzialmente quella di sensibilizzare l’opinione pubblica verso un problema che riguarda un mio caro amico e tutta la società. Forse anche la musica.

Commenti all'articolo

  • Di grazia Gaspari (---.---.---.3) 3 novembre 2009 08:14

     Se per aver venduto dei CD masterizzati è un "criminale", chi è o cos’è chi si appropria della vita degli altri, del loro lavoro per poche lire, pardon euro? La nostra vita, il nostro lavoro, i nostri sentimenti non hanno diritto d’autore? Non si può masterizzare un CD, ma pagarlo 20, 30 euro, sì. Non si può masterizzare un CD, ma sovvenzionare le banche sì. Non si può masterizzare un CD ma far rientrare quattrini portati fuori illegalmente sì....sì...sì e potrei continuare all’infinito. Con la nuova legge sulla sicurezza poi ...ogni diritto umano svanisce, non ha storia!
    Povero Talla Ndao il tuo diritto d’autore vale zero e dunque se ti è tolto che cambia? Quello di un dischetto di plastica, invece, è sacro e in suo nome la tua vita, questa sì, può essere masterizzata. 

  • Di Riccardo Scano (---.---.---.226) 6 novembre 2009 14:15

    Chi volesse sostenere le spese legali per il ricorso giudiziario contro il diniego del rinnovo di permesso di soggiorno di Ndao Talla può versare il suo contributo sul conto corrente appositamente aperto su Unicredit Banca di Roma

    Coordinate: IBAN IT28G0300232974023266152446 intestato Baraglia Roberta - pro Talla Ndao

  • Di (---.---.---.152) 8 novembre 2009 11:15

    A Cagliari la presenza degli extracomunitari ha assunto numeri veramente consistenti.

    Chi vive a Cagliari, si ricorda che inizialmente i senegalesi si mettevano con il loro banchetto per tentare di vendere la loro merce, senza disturbare nessuno.

    Oggi l’approccio degli extracomunitari è cambiato, sono divenuti dei veri e proprio molestatori, non è possibile fare la spesa senza essere importunati da uno di essi, così come non puoi andare in ospedale, negli uffici del centro, alla fiera, allo stadio senza che uno, due, tre di essi si avvicinino e ti chiedano insistentemente l’acquisto della propria merce, a cui si è anche aggiunta la richiesta, insistente, di un obolo per il parcheggio dell’auto.

    L’Unione Sarda, giornale locale di Cagliari, in un articolo dello scorso anno, riportava che il centro commerciale le Vele aveva deciso di allontanare i senegalesi perché erano stati denunciati dei piccoli furti, dei danneggiamenti a danno delle auto dei clienti.

    In spiaggia è impossibile godersi la giornata perché una vera e propria folla di queste persone ti molesta, questo lo sa sia il Cagliaritano che il turista.

    Se chiedi a Cagliari il 99 per cento delle persone è d’accordo sul fatto che queste presenze sono troppo invadenti, moleste e vive questa presenza con crescente disagio.

    Chi non è mai stato a Cagliari non può rendersi conto del fenomeno.

    Ho girato l’Italia in lungo e largo ma un fenomeno come quello cagliaritano non l’ho visto da nessuna parte.

    Scusate ma in Germania, o in Francia, esistono folle di persone che, ovunque tu parcheggi, si avvicinano e cercano di venderti di tutto? Che ti chiedono l’obolo per il parcheggio? A me non risulta, allora perché devono esserci a Cagliari?


     

    • Di RICCARDO SCANO (---.---.---.224) 8 novembre 2009 12:41

      Qua sta l’egoismo delle persone: non riuscire a mettere prima la disperazione, e quindi l’insistenza, dei senegalesi di Cagliari (come quella di tanti extracomunitari in tutta Italia), rispetto alla nostra serenità acustica (visto che solo di quello si tratta). Cmq guarda, io studio a Cagliari, e quello che dici è FALSO. Non c’è nessun extracomunitario, nei posti che hai citato, che ti importuna o disturba. Se qualche sbandato c’è, questo è italiano, ma infondo non ci si può nemmeno sorprendere in una società che ha fatto dei divari sociali il suo cavallo di battaglia. Ovviamente la percezione delle cose, come ho già sottolineato anche in altri articoli, cambia a seconda dell’idea che hai. Riguardo gli articoli dell’Unione Sarda nemmeno mi esprimo, le posizioni del proprietario, Sergio Zuncheddu, sono note ormai ai più. 

    • Di RICCARDO SCANO (---.---.---.224) 8 novembre 2009 12:45

      Inoltre, sono stato in FRANCIA, non in GERMANIA, e ti posso assicurare che queste realtà, purtroppo, esistono ovunque, forse cambia il modo di approcciare, visto che a Parigi o Londra ho notato come l’integrazione ha comportato dei risultati differenti. Forse è un paragone che nemmeno si può fare, o forse si, chissà. Cmq, Talla non era ne un molestatore, ne un ladro, ne un parcheggiatore, etc etc. Talla è un collaboratore domestico, a contratto. La prossima volta firmati.

  • Di (---.---.---.78) 8 novembre 2009 23:33

     Chi frequenta Cagliari non può non sapere che ci sono molte persone che stazionano in varie aree della città per vendere oggetti o chiedere soldi e che per farlo importunano e disturbano la gente.

    Io invito chi legge questo articolo a fare dieci numeri a caso di utenti telefonici di Cagliari e domandargli se veramente, nei luoghi che citerò, ci sono le persone prima citate.

    Parcheggio del centro commerciale Le Vele di Quartucciu.

    Parcheggio dell’ospedale Civile di Cagliari.

    Parcheggio di Via Cammino nuovo, Cagliari.

    Parcheggio del Cis, Cagliari.

    Parcheggio dell’ospedale Brotzu.

    Parcheggio di Conforama.

    Parcheggio dell’ospedale Oncologico.

    Inoltre sono presenti in innumerevoli semafori cittadini e dell’hinterland.

    Nei giorni di partita di calcio, sono presenti nello stadio Sant’Elia.

    Nei giorni di Fiera, sono presenti in piazza Marco Polo e nelle aree antistanti la Fiera Campionaria.

    D’estate sono presenti nelle spiagge cittadine e in quelle relativamente vicine alla città, esempio la spiaggia di Chia.

    Probabilmente mi è sfuggito di citare qualche posto ma vi assicuro che la loro presenza è massiccia.

    Comunque, se non ci credete, provate a fare la prova, provate a comporre dieci numeri telefonici a caso e domandate se quello che sostengo io sia vero o frutto della mia fantasia.

    • Di RICCARDO SCANO (---.---.---.23) 9 novembre 2009 00:16

      Non ho messo in dubbio che non ci siano, ho messo in dubbio il fatto che importunino la gente, come sostenevi prima. Se poi per importunare tu intendi che ti chiedono di comprare qualcosa perchè, purtroppo, da quel braccialetto che compri dipende la loro cena, beh, allora ti posso dar ragione, ma credo che il problema a questo punto sia più tuo (e di chi la pensa come te) che loro. Hai sprecato tempo e fatica. La prossima volta firmati. 

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