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La solidità dell’acqua

Un percorso espositivo, tra vialetti e aiuole del degradato giardino pensile Aldobrandini, delle opere che Oliviero Rainaldi dedica al tema dell’acqua.

Villa Aldobrandini, sperone isolato del Quirinale, è coerentemente lasciata nella sciatteria e nell’abbandonata come altre ville romane, ingiustamente divisa tra una parte pubblica e una privata, ha goduto di ben altri fasti, quando alla fine del ‘600 cominciò a trasformarsi da vigna e orti in villa edificata sui testimonianze romane del II secolo, ancora visibili sull’ingresso da via Mazzarino, con un giardino segreto, fontane e viali arredati da statue.

Parte della villa principale, agli inizi degli anni ’30, viene recintata, inglobando l’ampio ingresso originale, e assegnata all’Istituto Internazionale per l’Unificazione del Diritto Privato, il resto, con i tre miseri padiglioni, è passata al Comune di Roma che dovette, alla fine degli anni ’30, aprire un nuovo ingresso, sempre su via Mazzarino, costituita da una scalinata.

Una terrazza su Roma, tra via IV Novembre e via Nazionale, con una segnaletica inesistente e una sorveglianza inavvertibile. Un gioiello di spazio verde, con alberi e palme, arso nei mesi estivi e fangoso in quelli invernali. Delle numerose statue rimangono solo delle copie senza testa e poca cura è orientata alla pavimentazione a ciottolato.
 
Oliviero Rainaldi 2

Il trionfo dell’acqua è ormai uno sbiadito ricordo, tra piante e siepi due vasche timide e una terza senza acqua, sono osservate da lontano da una riservata fontanella.

Un singolare centralissimo e insospettabile giardino pensile, poco frequentato e molto piacevole, regno dell’incuria, più grande di un giardino, ma non ampio come una parco, che cerca il suo riscatto con le opere di Oliviero Rainaldi, collocate sulle aiuole, usate come pedane.

Un percorso tra miti e icone della letteratura, legati all’acqua, come Mosé che attraversa il Mar Rosso o la morte di Marat nella vasca da bagno, per proseguire con la Sete e le Ninfee, Niobe e Tantalo.

Una serie di installazioni-sculture inerenti all’acqua, realizzate con il metallo o il marmo, con il vetro o le resine, che si mimetizzano e all’improvviso emergono dalla terra, materiali che cercano d’illudere l’osservatore delle diverse consistenze dell’acqua: liquido, gassoso e solido.

Sculture che guardano la lezione di Francesco Laurana e Arnolfo di Cambio, ma anche di Arturo Martini e Arp, per trascendere dalla natura del ghiaccio, come quella del vapore, vivendo in un mondo velato, dove i volti sembrano imprigionati nella materia.
 
Oliviero Rainaldi 3

Sculture che riescono a porre in secondo piano tanta noncuranza al centro di Roma, ma non riesce a confutare il recente articolo del NYT sull’incuria delle istituzioni verso il patrimonio storico, scambiandolo con una sfrenata corsa alla modernizzazione, realizzando dei pachidermi come il MAXXI, pensando a Torri e Nuvole, come quelle di Renzo Piano e di Massimiliano Fuksas, che per essere collocata all’Eur si demolisce l’ex sede del ministero delle Finanze, senza trovare un equilibrio tra la conservazione e l’innovazione, come nel caso della teca dell’Ara Pacis che tanto ha fatto indignare gli esteti o l’esasperazione dei fautori di una Roma modello cartolina di Rosler Franz, per scelte da prendere nel realizzare la nuova linea della metropolitana.

Roma in una schizofrenica crisi d’identità che si protrae da decenni: un museo, una modernizzazione, una capitale, una città che cerca una soluzione alla conservazione corretta del proprio passato da coniugare con una città protesa verso una mobilità vivibile e capace di affiancare l’architettura contemporanea con le chiese barocche, un po’ come è successo con le opere di Oliviero Rainaldi, con cristalli e i metalli calati nel giardino pensile su Roma.
 
Roma
Villa Aldobrandini
via del Mazzarino, 1 (via Nazionale)
OLIVIERO RAINALDI
La Natura delle Cose
Dal 21 giugno al 1 agosto 2010
Ingresso gratuito
Tel. 060608
www.olivierorainaldi.net
 

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