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 Home page > Tribuna Libera > La scure della Corte Costituzionale sulla riforma Fornero

La scure della Corte Costituzionale sulla riforma Fornero

La riforma delle pensioni fu attuata con l'art. 24 del D.L. 6 dicembre 2011, n. 201, detto "Salva Italia" ed è meglio conosciuta come "Riforma Fornero" dal nome del Ministro del Lavoro e delle Politiche Sociali del Governo Monti, Elsa Fornero, che ne fu la promotrice.

 

La riforma modifica il sistema pensionistico italiano a partire dal 2012, stabilendo nuovi criteri temporali per conseguire il diritto al trattamento pensionistico, e incide nel contempo sui parametri per definire l'entità dell'assegno medesimo.

Quindi un esimio Professore di economia della prestigiosa Università Bocconi di Milano, ovvero Mario Monti, che si avvale dell'opera di un'economista accademica presso la Scuola di managment ed economia dell'Università di Torino, ovvero Elsa Fornero.

Ditemi se si poteva pretendere di più. Due luminari, due scienziati dell'economia e della finanza, come spesso sento definire questi intellettuali a mio avviso in maniera del tutto impropria, che prestano la loro opera benemerita per mettere a punto un sistema pensionistico ben oliato che quindi garantisca la stabilità dei conti dell'ente erogatore, ovvero l'Inps, anche nel futuro prossimo più o meno remoto. Insomma un'opera meritoria.

Risultato conseguito? Diciamo di si, ma con alcuni inconvenienti non propriamente marginali che derivano sostanzialmente dal metodo utilizzato. E' bene quindi conoscere il "complesso algoritmo " di matematica finanziaria adottato per conseguire questo brillante risultato.

Eccolo spiegato in tre punti al netto delle "parolone" che questi artisti del "camouflage" , tanto per essere in tono con l'Expo, ci hanno rifilato per addolcire la pillola:

1) Vi mando in pensione più tardi, cioè dovete lavorare di più.

2) Elimino per gli anni 2012 e 2013 la perequazione al costo della vita, cioè vi tolgo dei soldi.

3) Vi frego i diritti conseguiti lasciandovi senza pensione e senza lavoro. E' il caso degli esodati.

Il punto 1) faceva seguito al famoso "scalone Maroni" , stabilendo nuove "finestre di uscita" dal lavoro per conseguire il diritto alla pensione. Sostanzialmente e tendenzialmente gli uomini vanno in pensione a 67 anni e le donne a 65 anni se non vogliono vedersi ulteriormente decurtato l'assegno pensionistico. La giustificazione è stata che in altri paesi europei questo già avveniva (non propriamente vero) e che la vita media degli italiani si è allungata (per fortuna vero) .

Il punto 2) è stato introdotto come "una tantum" per recuperare parte del "buco" nei conti lasciato dal consueto "governo precedente" . Il sospetto, come sempre avviene in questo Paese, è che la cosidetta una tantum diventi "una semper", ovvero un furto mascherato o un aumento di tasse camuffato (ecco che ritorna il camouflage). Siccome le pensioni rappresentano la gran parte dell'erogazione di soldi pubblici, miglior ambito dove andare a pescare non esiste (sanità a parte).

Il punto 3) è la plastica dimostrazione di come in questo paese vengono trattati i diritti acquisiti in forza di un contratto tra cittadino e Stato. Chi ha creduto di avere acquisito a norma di legge il diritto al trattamento pensionistico, in particolare i disgraziati nati a cavallo dei primi anni cinquanta, ha cessato di lavorare e si è ritrovato senza stipendio e senza pensione. Oggi molti di loro vagano alla ricerca di un piatto di minestra o mendicano aiuti dai famigliari. Una condizione degradante.

La domanda aurea che ci dobbiamo porre è quindi se davvero servivano due "luminari" dell'economia e della finanza, ovviamente lautamente pagati con soldi pubblici, per eseguire sostanzialmente delle operazioni di algebra elementare; nello specifico, divisione e sottrazione. Bastava ed era ampiamnte sufficiente pigliare il primo ragionierotto appena diplomato, dargli i fatidici 1500 euro lordi al mese (soglia di sopravvivenza)e si otteneva il medesimo risultato con il vantaggio di non vedere poi il pianto televisivo (di coccodrillo) di una povera professoressa Fornero; un pianto che ha commosso (inteso come incazzarsi) tutti gli italiani, esodati in primis.

Oggi, anzi ieri, arriva la sentenza della Consulta che boccia il blocco delle perequazioni 2012-2013, definendolo "incostituzionale", con questa motivazione: "l'interesse dei pensionati, in particolar modo i titolari di trattamenti pensionistici modesti, è teso alla conservazione del potere di acquisto delle somme percepite, da cui deriva in modo consequenziale un diritto costituzionale acquisito" Di rimando l'ex ministro del welfare nel governo Monti, la Professoressa Elsa Fornero, appresa la notizia, e questa volta senza piangere, cosi' si difende "Non fu scelta mia".

E di chi allora? In questo Paese non si riesce mai a capire chi è il responsabile e di cosa. Sta a vedere che la responsabilità è di "Nessuno", non certamente inteso come l'omerico l'Ulisse di Itaca.

Comunque, dai primi pur approssimativi conti, lo Stato dovrebbe risarcire una media di 1.000 euro a pensionato per l'indebito prelievo forzoso operato; per un totale di circa 5 -7 miliardi di euro. Naturalmente già circola voce che questi soldi (rubati) non verranno mai restituiti perché lo Stato ha le tasche bucate ed il fantomatico quanto ipotetico "tesoretto" di Matteo Renzi ammonta a non più di 1,5 miliardi di euro. Oltretutto Matteo ha già impegnato questi soldi per l'altrettanto fantomatico "rilancio dell'economia", dal momento che la disoccupazione nel frattempo è ulteriormente aumentata di un punto percentuale, con i giovani al 45%. Poi c'è anche chi cerca politicamente di screditare la sentenza della Consulta, rea in passato di avere bloccato il taglio ai maxi stipendi dei dirigenti e dei magistrati. Anche allora il taglio del 5% sugli stipendi tra i 90 e i 150 mila euro fu bocciato in quanto contrastava con gli articoli 3 e 53 della Carta costituzionale.

Insomma, come sempre inesorabilmente avviene, invece di chiedere prima un parere di legittimità alla Consulta e poi operare, prima si opera e poi si spera che la Consulta non bocci. Alla peggio se poi la Consulta boccia si fa finta di niente e si tira dritto come niente fosse, oppure mettendo in campo artifizi legislativi ad hoc, che tuttavia potrebbero anch'essi risultare incostituzionali, e cosi' via... all'infinito.

A rimetterci sempre gli stessi.

Foto: Wikimedia ("Elsa Fornero-Festival dell'Economia 2012" di Niccolò Caranti - Opera propria. Con licenza CC BY-SA 3.0 tramite Wikimedia Commons - http://commons.wikimedia.org/wiki/F...)

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