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La recessione e gli inviti al consumo

Crisi economica, guerre, povertà. L’attuale recessione impone una riflessione sul sistema economico mondiale. Mentre da un lato si ribadiscono inviti a mantenere integro l’ambiente, a riciclare e a incentivare l’uso di combustibili puliti, dall’altro si invita al consumo come strumento di ripresa economica e di benessere. Senza pensare alle conseguenze.

Lo spettro della recessione economica sta mettendo in allarme aziende e famiglie, governi e banche. Fiumi e fiumi di denaro sono stati dirottati verso gli istituti bancari da buona parte dei governi occidentali, nella speranza di far ripartire un ciclo economico ormai a pezzi e per niente in grado di autoregolamentarsi. Le gigantesche frodi perpetuate da ristretti, ma potentissimi gruppi di banchieri (come la trasformazione dei debiti bancari in titoli azionari da poi rivendere ai cittadini, i mutui subprime) hanno finito poi per essere un’arma a doppio taglio che ha inciso irrimediabilmente sul panorama economico mondiale dipendente per massima parte dagli Stati Uniti. E probabilmente anche dal punto di vista politico e sociale.

In Italia la recessione, stando alle statistiche Istat e a diverse analisi finanziarie (oppure facendo un giro per le strade), sarà più pesante. Ad onor del vero la situazione non è mai stata troppo rosea in territorio italiano, ma è innegabile che l’attuale crollo andrà a colpire ulteriormente un sistema economico già zoppicante. Berlusconi & Co. hanno annunciato misure. Da poco infatti il governo ha lanciato la campagna di promozione per la Social Card, auspicando anche tramite il suo utilizzo una ripresa dei consumi almeno sotto le ferie natalizie. Leggendo i giornali o ascoltando radio e televisioni, si sono susseguiti comunicati e dichiarazioni del premier e di vari uomini legati agli ambienti politici ed economici del Paese invitando i cittadini a spendere e spandere per rivitalizzare le aziende e il PIL nostrano. Addirittura l’imprenditore Diego Della Valle, ospite al talk show di Annozero su Raidue, si è spinto oltre affermando che chi acquista un oggetto di consumo deve sentirsi "gratificato" perchè (a detta sua) ha compiuto un’azione benefica per tutta quanta la società italiana.

Inviti al consumo si stanno succedendo non solo in Italia, ma anche nel resto del mondo occidentale. Proprio come fece il presidente USA George W. Bush all’indomani dell’attentato al World Trade Center dell’11 Settembre, quando in diretta annunciò: "Cittadini americani, consumate di più per aiutare il vostro Paese!" Ed ecco i risultati: indebitamento e recessione.



Qualcuno dice che il capitalismo è al capolinea. Il Terzo Millennio impone di rivedere assolutamente le regole economiche. Le conseguenze sono sotto i nostri occhi, anche se le dinamiche non sono mai ben chiare: sfruttamento massiccio delle risorse naturali, impoverimento di territori e popolazioni, inquinamento, produzione di rifiuti etc. Si sono poi combattute, e si stanno combattendo tuttora, guerre per mandare avanti l’attuale sistema economico. Anche il terrorismo (come i recenti attacchi a Mumbai in India; nella zona Sud-Orientale Asiatica abbondano infatti interessi economici e strategici) è alimentato da un distacco sempre più grande fra fasce povere e ricche. Fa sempre comodo avere la possibilità, per gruppi terroristici o criminali come Al Qaeda, attingere dalle aree più degradate del mondo uomini disposti al martirio.

La storia lo insegna: dietro conflitti, guerre, tensioni vi è quasi sempre una motivazione economica, anche quando apparentemente non è così. Perfino la Dichiarazione d’Indipendenza Americana del 1776 servì come status giuridico per poter riprendere i commerci bloccati dall’Inghilterra con il resto d’Europa. Più recente è poi l’esempio della guerra in Iraq: col pretesto di togliere a Saddam le presunte armi di distruzione di massa e di esportare la democrazia nella Nazione Irachena, le big degli idrocarburi si son pappate tutto il petrolio.

Ne deriva infine che il consumo massiccio è causa di stragi e guerre, nonchè di rovina ambientale, di certo non di benessere e crescita economica, come affermano Berlusconi e Della Valle. 

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