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La questione meridionale nel 2015

L'economia al momento dell'unificazione

La disparità tra le due parti del Paese continua ad aumentare. Al momento dell'Unità d'Italia questa differenza molto probabilmente esisteva ma non era così forte. Su "Impresa e industria in Italia dall'Unità a oggi", Franco Amatori e Andrea Colli forniscono questi dati sull'economia preunitaria: "Alla vigilia dell'unificazione Piemonte, Lombardia, Liguria e Veneto con appena il 30% della popolazione producevano i 3/4 del reddito nazionale". Guido Pescosolido nel suo libro "Unità nazionale e sviluppo economico", ci dice che i dati a disposizione indicano che "Piemonte, Lombardia, Veneto e Liguria avevano intorno al 1857 circa 250 000 fusi di cotone contro 70 000 del Regno delle Due Sicilie, i telai di lana nel 1866 sarebbero stati 4 450 contro 1640". Stessi dati riporta la storica Vera Zamagni nel suo libro: "Dalla periferia al centro. La seconda rinascita economica dell'Italia (1861-1981)".

Tutti i libri di storia economica riportano questa disparità. Anche se, a onor del vero, non bisognerebbe guardare troppo alle differenze tra le varie parti del Paese, ma tra questo e le potenze economiche europee dell'epoca. Là si nota quanto l'Italia al momento dell'unificazione fosse un Paese arretrato, da Nord a Sud. Quindi urgeva una forte spinta che industrializzasse tutte le parti della Penisola. Cosa che venne fatta a partire dagli ultimi decenni dell'Ottocento, ed è da lì che le disparità cominciarono a farsi vedere prepotentemente. Il discorso sull'esistenza e sull'entità del divario economico e sociale tra Nord e Sud Italia al momento dell'Unità ha assunto oggi una rilevanza non indifferente anche in fuori dall'ambito accademico e scientifico. Con varie correnti che si spingono fino ad un ultrameridionalismo filoborbonico. 

Questione meridionale oggi 

Oggi il partito filoborbonico sembra godere di un buon seguito. A testimonianza di ciò, ci sono le miriadi di siti filoborbonici e (nonostante non si dichiari neoborbonico), i bestseller di Pino Aprile. "Terroni" ha rappresentato un caso editoriale con le sue 500 000 copie vendute. In questo libro l'autore si diverte a paragonare i piemontesi ai nazisti e a parlare di Fenestrelle (tanto caro ai neoborbonici) come se fosse stato un lager. Afferma anche che il Regno delle Due Sicilie era la terza potenza d'Europa, cosa del tutto falsa. Dall'altra parte c'è un partito al governo che ha fatto da sempre del razzismo la sua bandiera. Però ultimamente, con Salvini al timone, sembra essersi attenuata quella spinta antimeridionalista, anzi, per la prima volta la Lega sbarca al Sud. A Pontida Salvini ha dichiarato che Pietrangelo Buttafuoco è uno degli intellettuali a cui si ispira. Buttafuoco dice che giù al Sud lo spazio per Salvini c'è, sta a lui conquistarlo.

Quello che è certo, comunque, è che la disparità economica oggi è aumentata. La tanto vituperata Cassa per il Mezzogiorno ha ottenuto invece risultati degni di nota (anche se non quanto ci si aspettasse). Dunque, ritornare a parlare di questione meridionale, forse, non sarebbe così anacronistico. Ovviamente dovrebbe essere un dibattito scevro da ridicoli revisionismi.

 

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