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La nazionale e il calcio in Italia

L'Italia è uscita dal mondiale, forse meritatamente, perché non siamo riusciti a vincere né con la Costarica né con l'Uruguay. Nel mondiale vai avanti se sei brillante, se imponi il tuo gioco (offensivo o impostato sulle ripartenze, non conta). Ma noi non abbiamo creato occasioni da gol e abbiamo sofferto troppo in difesa; solo il centrocampo ha dimostrato un livello da prima della classe, ma soffriamo anche lì le sostituzioni che non sempre sono state all'altezza della situazione. 

Prandelli ha le sue responsabilità e da signore quale è se le è prese tutte. L'errore più grande, a mio avviso, lo ha fatto contro il Costarica: non ha riconfermato Verratti dall'inizio e ha smontato la catena di destra Darmian-Candreva (che aveva funzionato benissimo contro l'Inghilterra). Nota negativa anche la scelta del preparatore atletico, che si è rivelato assolutamente non all'altezza del compito assegnatogli. Tutte le squadre hanno sofferto il caldo, ma noi mancavamo di agilità ed esplosività (raramente siamo riusciti a saltare l'uomo nell'uno contro uno).

Dobbiamo anche dirci però che siamo una delle poche Nazionali ad aver giocato due partite alle 13.00, mentre l'altra, quella delle 24.00, in piena foresta amazzonica, vicino al Rio Negro. Qualcosa conterà pure. E conterà qualcosa anche l'arbitro dell'altra sera, reo di averci penalizzato con un'espulsione inesistente e di aver fatto finta di non vedere il morso di Suarez. Chiunque abbia mai messo piede in un campo di calcio sa che in questo tipo di partite, in tornei di questo livello sono anche gli episodi a fare la differenza. Non sono scuse è semplicemente realtà. Diamo all'Uruguay quello che è dell'Uruguay, ma diamo a Cesare quello che è di Cesare. Fino al momento in cui la nostra squadra giocava in 11, l'Uruguay non ha fatto un tiro in porta. Nemmeno noi, ma neanche loro. Poteva bastare? Non so. Ma mi pare che la partita la stavamo controllando. E a noi bastava un pareggio. "E che giochi per il pareggio? Ma sei pazzo?" Rispondo che è sciocco fare finta che quella non fosse un'opzione favorevole all'Italia. Se ci fossimo sbilanciati in avanti in cerca di un gol, e se questo avesse scatenato un contropiede vincente di Cavani, sicuramente ci sarebbero stati 60 milioni di allenatori pronti a crocifiggere Prandelli: "Idiota cosa hai fatto? Ti scopri per segnare quando ti basta il pareggio? Fai fare a loro il gioco e poi riparti tu in contropiede! Incompetente, a casa!". 


I forcaioli del calcio non mi sono mai piaciuti. Il qualunquismo applicato allo sport non porta a nulla.

Non possiamo liquidare l'era Prandelli con due battute. Non penso ce lo possiamo permettere, se vogliamo sperare di rilanciare il nostro calcio e aprire un nuovo ciclo. Prandelli d'altronde ha portato a casa anche un secondo posto agli Europei e un terzo posto in Confederations Cup. Poco? Sicuramente è qualcosa.

Sbaglia chi ci racconta che nel calcio bastano una o due partite per descrivere una storia, un'idea tecnico-tattica, un percorso condiviso. Il calcio è materia composita e sono tanti i fattori che incidono sul livello di una prestazione collettiva. C'è una Federazione, c'è uno staff tecnico, ci sono i giocatori, c'è la stampa, ci sono i tifosi, c'è un popolo.

Credo che dovremmo interrogarci sullo stato del nostro calcio cominciando a riflettere sul livello dei nostri campionati che negli ultimi anni è sceso vertiginosamente. A partire dalla prima categoria, per finire con la serie A. Bisognerebbe cominciare dal riorganizzare il sistema societario (non solo delle big), favorire le scuole calcio anche con interventi legislativi, investire sulle infrastrutture e sull'aggiornamento dei tecnici e dei preparatori. Serve, in definitiva, una politica dello sport, del calcio nella fattispecie. Idee forti, pensieri lunghi e azioni concrete. D'altronde il calcio (anche qui, non solo il calcio dei professionisti) descrive la nostra nazione, fa parte della nostra storia, è un nostro patrimonio, un valore culturale, sociale e anche un settore importante della nostra economia: andrebbe curato e spurgato dalle tante incrostazioni che lo stanno uccidendo. Gufi e radical chic permettendo, of course.

 

Foto: Wikimedia

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