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Per il riscatto del paese

Se non ora, quando?

La situazione internazionale vede i paesi del Maghreb incendiarsi di rabbia. Rabbia generata dalle ingiustizie e dai soprusi, dalla fame che morde lo stomaco dei figli e che li fa piangere la sera, dall'opulenza ostentata delle gerarchie del potere. I manifestanti chiedono pane e libertà e sono pronti a sacrificare le loro esistenze pur di offrire un futuro migliore ai propri figli. Tutto intorno a noi brucia. A pochi chilometri dalle nostre coste, "uno dei nostri migliori alleati" sta massacrando, bombardando, sgozzando, crivellando indiscriminatamente uomini, donne, bambini. "Colpiscono chiunque si muova, anche nelle proprie auto" (Reuters).

Il premier inglese Cameron ha già visitato l'Egitto del post-rivoluzione, tutti i principali leader europei hanno condannato fermamente le violenze, schierandosi in tutte le situazioni a favore delle proteste e contro i regimi dittatoriali. L'Italia rimane balbuziente nel momento in cui, più di qualsiasi altro paese, dovrebbe alzare la voce. 

Il nostro paese, privo ormai di qualsiasi credibilità internazionale, rimane ingessato, imbrigliato dagli affari privati del premier, che occupano abusivamente la scena pubblica sia sul fronte della politica estera (attraverso la quale ha stretto patti privati con Putin e Gheddafi), sia su quello della politica interna (costringendo il paese, anche attraverso il controllo quasi totale dei media, a schierarsi nella contesa tra poteri dello Stato, obbligando il parlamento ad occuparsi dei suoi affari privati, umiliando le donne ed i lavoratori, stravolgendo le prassi costituzionali). 

Appare evidente che l'Italia necessita di un riscatto. Un riscatto che sappia restituirle onore, prestigio e credibilità. Un riscatto che possa segnare il limes, il confine che gli Italiani non sono disposti a valicare. Un riscatto che urli alle tante oligarchie di potere "Di qui non si passa!". 

E' palese a tutti il fatto che ormai il Parlamento, simbolo e strumento della sovranità dei popoli, è diventato, mediante il mercimonio delle coscienze, proprietà privata del premier. E dunque, Il Parlamento difficilmente potrà farsi carico del cambiamento, poiché siamo ormai già oltre l'ordine democratico.

D’altro canto, però, se arriverà prima la magistratura ad interdire Berlusconi dai pubblici uffici, vorrà dire che l’Italia sarà stata incapace di riscattarsi. L’ingombro, infatti, è soprattutto il berlusconismo, la cui sconfitta non può che passare per un atto propriamente politico che deve necessariamente arrivare dalla parte viva e pulsante della società italiana. Non una manovra di nicchia, ma un atto di popolo.

II riscatto, quindi, che cammini con le gambe di quei milioni di cittadini che in questi anni non si sono rassegnati e che non si rassegnano adesso. Le opposizioni, i sindacati, le associazioni, i movimenti, dopo anni di faide, ritrovino il popolo nella piazza: convochino tutti insieme e all'unisono i cittadini in una grande manifestazione generale ad oltranza finché Berlusconi non rassegnerà le dimissioni da Presidente del Consiglio. Solo così sapremo riscattare l'Italia e gli Italiani.

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