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La legge è uguale per tutti, dicono. La differenza tra Sallusti e Alioune

In Italia ogni detenuto ha a sua disposizione in media non più di tre metri quadrati di spazio in carcere, quando va bene. Una situazione di sovraffollamento drammatico, insostenibile, a cui la chiusura anticipata della legislatura e l'ottusa opposizione della Lega ha impedito di porre parziale rimedio con l'adozione di pene alternative alla carcerazione per i reati minori, come avviene in tutti i Paesi civili.

Tutti uguali i condannati, allora? Tutti, tranne almeno uno: Alessandro Sallusti, direttore del Giornale. Condannato a 12 mesi per il reato di diffamazione a mezzo stampa in quanto più volte recidivo, aveva subito ottenuto gli arresti domiciliari. Avendo a sua disposizione i circa 1.000 metri quadrati della lussuosa abitazione della sua compagna, l'onorevole Santanchè, con cui vive. Con la possibilità di uscire due ore al giorno, di contattare chiunque, di ricevere visite, di lavorare alla schifezza di giornale che dirige, ecc. Non male come espiazione della pena.

Sallusti, dopo aver tentato di farsi passare per vittima della magistratura ed eroe della libertà di stampa con proclami bellicosi e roboanti, e avere inscenato la farsa della tentata evasione (da casa), era venuto a più miti consigli e aveva chiesto la grazia al Presidente della Repubblica tramite il suo avvocato, l'onorevole Ignazio La Russa.



Per gravi ragioni di salute? Per l'insopportabilità della sua condizione carceraria? Non si sa. Quello che invece si sa è che Napolitano non gli ha concesso la grazia ma ha fatto di peggio, commutando la pena detentiva in pena pecuniaria di 15.000 euro (cifra ridicola per uno superpagato come lui). Di peggio, perché Sallusti - se graziato - avrebbe dovuto stare attento a non incorrere di nuovo nello stesso tipo di reato punibile con il carcere, mentre invece la commutazione della pena gli consentirà di continuare a diffamare, sapendo che se gli va male potrà cavarsela con una multa. E bravo il nostro Napolitano!

Per finire, lasciamo gli ambienti giornalistici bene e andiamo al carcere di Velletri. Fra i poveri cristi là detenuti c'è il senegalese Fall Alioune, condannato a 12 anni (sì, avete letto bene: dodici) per la vendita di CD contraffatti. Anche lui recidivo, come Sallusti. Ma diversamente da Sallusti senza amici onorevoli, senza la solidarietà trasversale di una casta potente come quella dei giornalisti professionisti, senza essere il direttore strapagato di un quotidiano di Berlusconi. E quindi niente domiciliari. In compenso, i suoi tre metri quadrati di spazio a disposizione, e zitto!

Anche per Fall Alioune bisognerebbe chiedere la commutazione del carcere in pena pecuniaria. Diciamo, 15 euro, proporzionati ai 15.000 del Sallusti, data la differenza abissale di reddito. Si muoverà Napolitano? Voi cosa ne dite?

Questo articolo è stato pubblicato qui

Commenti all'articolo

  • Di (---.---.---.165) 24 dicembre 2012 10:45

    Direi di mettere su un comitato che questa grazia, pardon commutazione della pena, chieda a Napolitano. La somma dovrebbe essere più congrua, diciamo 150 euro.

    Ero un ammiratore di Napolitano negli anni ottanta. Negli anni novanta (seconda metà) quando fu nominato ministro degli interni ne fui oltremodo felice, convinto che ne avremmo viste delle belle. Invece, fu una cocente delusione. Tuttavia fui contento quando fu nominato presidente della repubblica, un ruolo delicato, nel quale è meglio avere una persona equilibrata e affidabile. Tutto sommato per i primi sei anni ha svolto il suo ruolo dignitosamente, ma nell’ultimo anno del suo settennato sta inanellando errori uno dietro l’altro. Questo di Sallusti è stato solo l’ultimo in ordine di tempo, ma il più grave resta lo scontro con i giudici amtimafia di Palermo, se uno di loro devesse essere ucciso, Napolitano macchierà indelebilmente e negativamente tutta la sua, sin quì, non negativa esperienza politica.

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