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La legge contro la tortura si arena alla Camera dei deputati

Come era prevedibile, il disegno di legge che prevede l’istituzione del reato di tortura nel codice penale, approvato in prima lettura al Senato a marzo, si è arenato nella Commissione giustizia della Camera dei deputati.

Il disegno di legge approvato dal Senato rappresentava un compromesso fra diverse istanze e presentava alcuni limiti: la scelta di non introdurre un reato proprio, che può essere commesso solo dal pubblico ufficiale, bensì un reato comune a cui si accompagna tuttavia la previsione di un’aggravante nell’ipotesi che il fatto sia commesso da un pubblico ufficiale; e l’uso, nella descrizione della condotta in cui consiste la tortura, del plurale “violenze o minacce”.

Alla Camera dei deputati il fronte dei favorevoli all’introduzione del reato di tortura (che ci viene chiesto dalla Convenzione Onu contro la tortura, ratificata dal parlamento oltre un quarto di secolo fa), si è presentato senza una strategia unitaria.

Da un lato, vi è chi sostiene che “il meglio è nemico del bene” e che sarebbe meglio che la Camera non modificasse il testo approvato dal Senato per evitare ulteriori modifiche (peggiorative) in terza lettura e che, dopo 26 anni di ritardo, sarebbe importante avere nel codice penale una disposizione che ponga fine all’impunità per i responsabili della tortura, introducendo un reato specifico.

Di fronte all’eventuale ripetersi di episodi analoghi a quelli che hanno avuto purtroppo luogo nella storia recente del nostro paese, gli accusati verrebbero, con ogni probabilità, incriminati per tortura (o tortura aggravata) e non, come avverrebbe invece in presenza di un ennesimo nulla di fatto, per uno dei reati generici a cui i giudici hanno dovuto fare ricorso fino a questo momento.

Dall’altro lato, l’esigenza è quella di non scivolare verso una definizione troppo indeterminata che finisca col fare perdere al reato di tortura i suoi elementi caratterizzanti, avvicinandolo a quei reati ordinari dai quali lo si vuole tenere distinto. La previsione di un’aggravante quando il fatto è commesso da un pubblico ufficiale contribuirebbe a ridimensionare il problema della tortura e farebbe venir meno l’aspetto educativo e preventivo della norma. Da qui, due strade: tentare di migliorare il testo approvato dal Senato e, se impossibile, rinunciare per ricominciare da capo nella prossima Legislatura.

Lo scenario più probabile è che il disegno di legge sarà emendato alla Camera e dovrà essere riesaminato dal Senato, sempre che l’attuale Legislatura ne metta a disposizione i tempi, ormai lunghi.

Intanto, il 18 dicembre, a seguito di un’articolata proposta di modifica presentata dal relatore Franco Vazio (Pd), il Movimento 5 Stelle ha chiesto tempo per riflettere. Da qui, la decisione di rinviare l’esame del provvedimento.

 

Questo articolo è stato pubblicato qui

Commenti all'articolo

  • Di (---.---.---.47) 23 dicembre 2014 13:26

    Il lato intrinsecamente maligno delle società moderne, le società delle opinioni, le società progressiste, quelle dove governa l’uomo e la sua "religione", non può fare a meno né delle "guerre preventive", né della tortura. Non è un fatto politico, ma una condizione spirituale.

  • Di (---.---.---.209) 23 dicembre 2014 14:56

    Semplicemente i torturatori o i fiancheggiatori dei torturatori non vogliono questa legge. I figli di Mussolini, Hitler, Obama, Pinochet, e di tutti i torturatori dell’America del Sud, dell’Asia, della Spagna, non vogliono questa legge. E i figli sono anche in parlamento oltre che votare nelle democrazie.

    Le parole sono belle ma la realtà dopo 26 anni è che non ci sono se o ma, solo la volontà maggioritaria di volere la tortura in Italia, volontà costante che dura da molte generazioni. In Italia ai tempi di Mussolini non si voleva istituire questo reato: nulla è cambiato. Meglio non farsi abbindolare dalle belle parole dei giornalisti.

  • Di GeriSteve (---.---.---.32) 28 dicembre 2014 22:00

    da un parlamento di nominati non ci si può aspettare coraggio: è un banale effetto della legge elettorale porcellesca e lo sarà ancor più se passasse l’italicum

    GeriSteve

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