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La laicità in Chiesolandia

Quando si parla di questioni religiose nel nostro Paese, il livello di tragicomicità, già normalmente abbastanza alto, si eleva a dismisura. Nel caso più recente la miccia è stata fatta scattare da una sentenza del Tar del Lazio, che ha stabilito che i docenti di religione non possono partecipare a pieno titolo agli scrutini e che partecipando all’ora di religione non si può ottenere alcun punto di credito. Ora questa sentenza ha creato un putiferio nel nostro Paese, o dovremmo dire tra i nostri politici, ma a me sembra che la sentenza sia la più naturale e normale del mondo in un Paese laico, quale dovrebbe essere il nostro, almeno secondo l’articolo 8 della Costituzione, al quale, se i politici ce lo permettono, ci atteniamo. Come è ovvio, per quanto il quotidiano Avvenire non sia d’accordo e prospetti qualcosa di diverso negli anni futuri, l’ora di religione non fa media: non si può giudicare un alunno in base alla sua conoscenza di una religione (quella cattolica) che, sempre secondo la Costituzione, è uguale alle altre. Perché chi conosce la Bibbia dovrebbe avere un voto maggiore di chi conosce il Corano o di chi preferisce disinteressarsi delle religioni perché ateo? Poiché il voto di religione non fa media, non è per nulla strano che i docenti di religione non partecipino agli scrutini!

 

Tuttavia, il ministro Fioroni (Pd) nel 2007 e nel 2008 firmò delle ordinanze che prevedevano, tra l’altro, che l’ora di religione potesse fornire un punto di credito, che non è poco. Non si capisce come sia possibile che un rappresentante di un partito laico, quale dovrebbe essere il Pd, abbia firmato un’ordinanza che pone evidenti discriminazioni tra una religione o un’altra, poiché, a questo punto, bisognerebbe dare un punto di credito a chi frequenta lezioni sull’Islam o sul buddismo o, perché no?, sull’ateismo. E soprattutto bisognerebbe predisporre tali corsi, cosa alquanto inverosimile. Insomma, si capisce quanto siano intelligenti e lungimiranti i politici che ci governano, anche a sinistra.

Ma il tragicomico della questione sta soprattutto nelle reazioni della Chiesa e dei partiti. Il monsignor Diego Coletti, presidente della Commissione episcopale per l’educazione cattolica, chiama addirittura in causa l’intero sistema giudiziario italiano: la sentenza rischia di “incrementare il sospetto e la diffidenza verso la magistratura che e’ già fin troppo alto in Italia e che invece va in tutti i modi contrastato e ridotto’’. Insomma, la magistratura dovrebbe smettere di difendere la laicità dello Stato, perché questo incrementa “il sospetto e la diffidenza”, non si capisce da parte di chi. Ah, sì, da parte della Chiesa. Oltretutto, il monsignore ci informa che il sospetto è già “troppo alto” in Italia e, a quanto pare, la soluzione risiederebbe nell’emettere sentenze compiacenti nei confronti della Chiesa, o almeno non contro i suoi interessi. Ci permettiamo di dissentire, i problemi della magistratura sono ben altri.

Ma da parte della Chiesa dichiarazioni di questo tipo, per quanto molto strane (il monsignore ha pure parlato di “bieco illuminismo”...), si possono comprendere. Il bello arriva quando si buttano in campo i politici, che fanno a gara a chi difende meglio e con più impegno la Chiesa. Allora in questi casi arriva sempre lui, il prode eroe, lo strenuo guerriero, il grande condottiero di mille battaglie combattute per tenere alto l’onore del cattolicesimo in Italia e nel mondo: Maurizio Gasparri. E il suo primo colpo è di una violenza inaudita: “Siamo di fronte ad una deriva anticattolica che non ha precedenti nella storia e nella tradizione del nostro paese”... Credo si commenti da solo, soprattutto se consideriamo che il mitico appartiene al Pdl, cioè al partito del cattolicissimo Berlusconi, già pluridivorziato cliente di prostitute di alto bordo.

Poi arrivano i guerrieri dell’Udc, l’altro partito cattolicissimo di Totò Cuffaro. Interessanti le dichiarazioni della deputata Santolini, secondo cui si tratta di una “sentenza ideologica”, che mira a distruggere “le tradizioni italiane”. E’ in gioco il futuro della nostra Nazione, a quanto pare. Poi aggiunge: “Non capisco perché una minoranza debba pregiudicare il diritto di chi ha seguito le lezioni di ricevere un voto in una materia che è importante per la formazione degli alunni”. Non vorremmo risolvere questo insolubile enigma alla Santolini, ma probabilmente è perché, giustamente e in accordo con la Costituzione, le leggi non prevedono che si riceva un voto per delle lezioni che, poiché lo Stato è laico, sono facoltative. Ma in Italia la laicità è un concetto molto relativo, sebbene questo relativismo non preoccupi tanto la Chiesa.

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