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Abolire la Corte Costituzionale

Non credo sia necessario commentare l’aggressione a Berlusconi. Siamo tutti contro la violenza. Le punizioni corporali sono state giustamente abolite da tempo, adesso per i criminali basta la galera...

Piuttosto, mi sembra utile fare notare ciò che è evidentemente passato in secondo piano, ovvero ciò che ha detto Berlusconi durante il comizio.

Non voglio, come al solito, criticare tutto ciò che ha detto, dimostrandone l’incoerenza, la falsità, l’illegalità. Credo che ormai Berlusconi abbia raggiunto un livello superiore: le sue dichiarazioni sono diventate semplicemente surreali, quindi impossibili da giudicare.

Perché dico questo? Provate a leggere una volta la Costituzione; poi confrontatela con una qualsiasi delle dichiarazioni di Berlusconi degli scorsi giorni (soprattutto al congresso del PPE). Vi renderete conto che il 90 % delle cose che dice sono incostituzionali. Ma ancor più che incostituzionali (avevo promesso di non parlare della sua illegalità), sono dichiarazioni che se dovessero essere messe in pratica sovvertirebbero a tal punto l’ordine esistente da eliminarlo del tutto. Perciò, a meno di non credere che Berlusconi possa e voglia davvero modificare i fondamenti dello Stato italiano, quello che dice non dovrebbe meritare alcuna considerazione perché si tratta di affermazioni assurde, folli, insensate. O, ancora meglio, surreali.

In concreto, mi riferisco a molte affermazioni del nostro premier, che più volte con grande disinvoltura ha affermato di voler modificare principi basilari del nostro ordinamento (come quando ha proposto di far votare solo i capi-gruppo, cancellando in due secondi il potere legislativo del Parlamento e senza rendersi conto o meno delle implicazioni costituzionali di una tale decisione), ma in particolare alle ultime uscite, degne del più grande statista, sulla Corte Costituzionale.

La prima al congresso del PPE a Bonn. Berlusconi, avendo capito che in Italia le televisioni e i giornali funzionano, ma all’estero difficilmente la gente crede alla storia del martire perseguitato (soprattutto perché c’è anche chi, per quanto possa sembrare strano, è in grado di andare oltre al ragionamento: “ma non è stato mai condannato definitivamente!”), decide di raccontare la sua verità. Ovvero, i giudici sono dei pazzi ecc. ecc. Però, da qualche tempo a questa parte, cioè da quando i giudici costituzionali hanno riscoperto l’acqua calda (“la legge è uguale per tutti”), Berlusconi aggiunge al suo discorso qualche sua teoria sulla Corte Costituzionale.

A Bonn, infatti, disse: “Il Parlamento fa le leggi ma, se queste leggi non piacciono al partito dei giudici, questo partito si rivolge alla Corte costituzionale, dove 11 giudici su 15 sono di sinistra perché purtroppo sono stati eletti dagli ultimi tre presidenti della Repubblica di sinistra, e abroga le leggi. Così la sovranità è passata dal Parlamento al governo dei giudici".

Poi, allo sfortunato comizio milanese, aggiunse: “Non possiamo accettare che giudici possano influenzare un altro organo istituzionale come il Parlamento”. Dai due discorsi si evince che, in pratica, Berlusconi vorrebbe abolire la Corte Costituzionale. Ora, se una persona qualunque dicesse una cosa del genere, non sarebbe ascoltata da nessuno: semplicemente verrebbe presa per una persona stupida o ignorante che non ha idea di cosa sia la Costituzione e di cosa voglia dire cancellare un organo come la Corte Costituzionale. Ma se fossimo in un Paese normale, anche un politico di alto livello sarebbe preso per uno stupido o un ignorante. Invece, quello che accade è che nessun politico zittisce con due parole Berlusconi e che la gente lo applaude come fosse il più grande Presidente degli ultimi 150 anni.

Allora, cerchiamo di spiegare noi rapidamente cosa vorrebbe dire eliminare la Corte Costituzionale.

In realtà, basterebbero dire due parole: la nostra Costituzione è nata, per volere dei Costituenti, come Costituzione rigida; eliminare la Corte Costituzionale e, di conseguenza, eliminare la rigidità della Costituzione significa eliminare la Costituzione stessa, che non avrebbe più alcun significato. Infatti, cancellare la Corte non vuol dire solamente eliminare tutti gli articoli della Costituzione che si riferiscono ad essa, poiché senza di essa il senso di moltissimi di altri articoli, ma soprattutto il senso degli articoli più importanti si perderebbe immediatamente.

Penso che basti dimostrare anche solo che i primi tre articoli non avrebbero significato. Partiamo dal primo (comma 2): “La sovranità appartiene al popolo, che la esercita nelle forme e nei limiti della Costituzione”. La Costituzione, come è evidente, dice che la sovranità popolare non è assoluta, ma ha un limite, che è la Costituzione. Ciò implica, in particolar modo, che il potere legislativo, il cui esercizio è affidato ai rappresentanti del popolo, non è assoluto, ma ha dei precisi limiti imposti dalla Costituzione. In particolare, i limiti sono formali (la formazione delle leggi, a seconda della loro natura, deve seguire un determinato procedimento), ma anche sostanziali, poiché non si possono modificare determinati principi fondamentali espressi implicitamente o esplicitamente dalla Costituzione. In pratica, ciò vuol dire che se una determinata legge, pure costituzionale, appare in contrasto con dei principi fondamentali dell’ordinamento, essa non può entrare in vigore.

Chi controlla che la legge possa o no essere promulgata? La Corte Costituzionale, senza la quale i limiti della Costituzione sarebbero senza significato, poiché il Parlamento potrebbe approvare qualsiasi legge. Da ciò si deduce che il comma 2 dell’articolo 1 non avrebbe più senso, poiché, di fatto, la sovranità popolare non si eserciterebbe “nelle forme e nei limiti della Costituzione”.

Passiamo all’articolo 2: “La Repubblica riconosce e garantisce i diritti inviolabili dell’uomo, sia come singolo sia nelle formazioni sociali ove si svolge la sua personalità”. Dunque l’articolo 2 (in questa sua prima parte) stabilisce che vi sono dei diritti inviolabili, ovvero dei diritti che non possono essere oggetto di eliminazione né di una restrizione tale (infatti talvolta la restrizione è consentita, quando si tratta di “relativizzare” tali diritti e di bilanciarli con altri di pari valore) da renderli inconsistenti.

Alcuni di questi diritti sono specificamente indicati nella Costituzione: “La libertà personale è inviolabile” (art.13); “il domicilio è inviolabile” (art.14); “la libertà e la segretezza della corrispondenza e di ogni altra forma di comunicazione è inviolabile” (art.15). Ma ci sono pure molti altri diritti inviolabili che, pur non essendo esplicitamente dichiarati come tali, sono deducibili dal testo oppure sono stati esplicitati dalla giurisprudenza della Corte. In ogni caso, quel che è evidente è che se non ci fosse la Corte Costituzionale, le leggi o gli atti aventi forza di legge potrebbero violare tali diritti senza che ci si possa opporre in alcun modo. E’ chiaro, quindi, che l’inviolabilità dei diritti ha senso solo e soltanto se c’è un organo in grado di giudicare gli atti legislativi eventualmente lesivi di tali diritti; altrimenti l’articolo 2 non ha senso.

Infine, passiamo al comma 2 dell’articolo 3, che tra l’altro permette di ricollegarci a molti altri articoli. Come è noto, ma vale la pena ripeterlo di questi tempi, il comma 1 dell’articolo 3 (“Tutti i cittadini hanno pari dignità sociale e sono eguali davanti alla legge...”) stabilisce l’eguaglianza formale di tutti i cittadini; il comma 2, invece, esprime l’eguaglianza sostanziale dei cittadini e caratterizza il nostro ordinamento come Stato sociale: “E’ compito della Repubblica rimuovere gli ostacoli di ordine economico e sociale, che, limitando di fatto la libertà e l’uguaglianza dei cittadini, impediscono il pieno sviluppo della persona umana e l’effettiva partecipazione di tutti i lavoratori all’organizzazione politica, economica e sociale del Paese”.

In pratica, si afferma che il riconoscimento dell’eguaglianza formale non basta, ma bisogna pure porre le condizione perché tale eguaglianza possa diventare effettiva, attraverso la rimozione degli ostacoli economici e sociali. Ciò implica che non solo le leggi non possono stabilire differenze ingiustificate tra i cittadini (violando dunque l’uguaglianza formale), ma anche che devono agevolare l’effettività dell’uguaglianza evitando di porre impedimenti al libero “sviluppo della persona umana” ed eliminando (o almeno tentando di eliminare) gli impedimenti esistenti.

Da ciò si deduce che è necessario un giudizio sulla “ragionevolezza” delle leggi, ovvero un giudizio che prenda in considerazione se effettivamente le leggi favoriscono l’eguaglianza sostanziale dei cittadini oppure no (a prescindere dal rispetto dell’uguaglianza formale). Questo giudizio vale non solo per l’art.3 ma anche per tutti gli altri articoli che prevedono un intervento statale per realizzare determinati obiettivi “sociali”. Il che vale, ad esempio, per l’art.4, in cui dice che lo Stato ha il compito di promuovere il diritto al lavoro, o per gli art.41, 42, 44, che prevedono un intervento diretto a “guidare” (ma non controllare...) l’economia verso scopi sociali. In tutti questi casi, è necessario un giudizio di ragionevolezza sulle leggi.

Ancora una volta dobbiamo chiederci: chi compie questo giudizio? Ovviamente, è sempre lei, la Corte Costituzionale: senza di essa il carattere sociale e tutte le disposizioni “sociali” della Costituzione non potrebbero trovare realizzazione, poiché le leggi prive di controllo potrebbero aggirare tali principi senza alcun problema.

Insomma, la Corte Costituzionale è leggermente importante nel nostro ordinamento e dire di volerla abolire equivale a dire di voler eliminare la Costituzione, il che può avvenire solo attraverso un colpo di Stato. Poiché nessuna persona ragionevole ritiene che Berlusconi possa o voglia fare un colpo di Stato, l’unica considerazione possibile è che dice cose senza senso, assurde. Non si può neanche dire se siano giuste o sbagliate, poiché sono surreali. Ora, il colpo che ha portato il premier sulla terra ha avuto anche i suoi aspetti positivi: ci permette infatti di pensare che è stata l’aggressione che ha fatto trascurare a tutti le parole assurde del premier.

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