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Craxi, Di Pietro e il disprezzo per la verità

Le polemiche su Craxi confermano come in Italia tra vero e falso non ci sia differenza.

L’ultimissima polemica su Craxi, causata dalla decisione del sindaco di Milano, Letizia Moratti, di intitolargli una via, mostra, se mai ce ne fosse ancora bisogno, il disprezzo per la verità e per i fatti imperante nel nostro Paese. Tanto imperante da non poter più permettere di distinguere un esule da un latitante.
 
E’ come se, quando si parla di alcuni fatti, tutti stranamente legati in qualche modo a Berlusconi (ma la televisione non c’entra niente con le scelte politiche, gridano tutti a destra e manca), si levasse una coltre densissima che impedisce di vedere agli italiani (o a una parte consistente di loro) la verità, ma non impedisce loro di sostenere con enorme sicurezza cose che, semplicemente, non stanno né in cielo né in terra.
 
Quando sento alcune persone, anche molto intelligenti e colte, affermare, con l’atteggiamento proprio di chi sa di dire una cosa evidente, che Di Pietro è un pazzo forcaiolo rivoluzionario assassino, semplicemente rabbrividisco. E mi rivengono in mente le parole di Hannah Arendt, che scrisse: “Il suddito ideale del regime totalitario non è il nazista convinto o il comunista convinto, ma l’individuo per il quale la distinzione fra realtà e finzione, fra vero e falso non esiste più”.
 
Si può dire che questa distinzione viene a perdersi nel momento in cui una persona dice una cosa evidentemente, chiaramente, indiscutibilmente vera e viene attaccata come se stesse dicendo una cosa evidentemente, chiaramente, indiscutibilmente falsa. É esattamente quello che si sta verificando in queste ore.
 
Da Wikipedia: Bettino Craxi “fu Presidente del Consiglio... negli anni di Tangentopoli, in seguito alle indagini di mani Pulite, venne condannato e fuggì ad Hammamet, in Tunisia, dove trascorse gli ultimi anni e morì da latitante”. Questi sono i fatti storici veri (ovviamente non perché siano scritti su Wikipedia, ma perché così è dimostrato dalle sentenze e da tutti i mezzi di informazione del tempo).
 
Ora, in queste ultime ore Di Pietro è stato attaccato da tutto il centrodestra in maniera molto pesante. Si presume che abbia detto qualcosa in contrasto con la storia, con la verità. Analizziamo le sue parole: “Mi auguro che il Presidente della Repubblica, se parteciperà a un ricordo su Craxi, lo ricordi per quello che è stato: un politico, un presidente del Consiglio, un corrotto, un condannato, un latitante. Altrimenti non racconterebbe la verità nemmeno lui".
 
Dunque Di Pietro definisce Craxi un Presidente del Consiglio (vero: dal 1983 al 1987), un corrotto (vero: è stato condannato definitivamente a 5 anni e 6 mesi per corruzione), un condannato (vero: è stato condannato per due volte con sentenza passata in giudicato... una volta pure prescritto nel processo All Iberian con Berlusconi, il che si ricollega alle falsità quasi sempre legate al Premier), un latitante (vero: attorno al maggio del 1994 fuggì dall’Italia e il 21 luglio 1995 fu ufficialmente dichiarato latitante). Di Pietro in realtà definisce Craxi anche un politico e in ciò forse si è sbagliato... Ma per il resto, è chiaro che egli non ha fatto altro che dire semplicemente dei fatti storici indiscutibili, invitando il Presidente Napolitano a ricordarli.
 
Ma, come dicevo, il disprezzo per la verità ormai è assoluto ed ecco come viene trattato chi la dice.
 
“Con i suoi insulti a Craxi, estesi a Berlusconi, e con le sue minacce ed intimidazioni (sic!, ndr) al Presidente della Repubblica Napolitano, Di Pietro conferma che purtroppo esiste nel nostro sistema politico e mediatico un grumo di inciviltà, di odio, di rozzezza del quale l’ex Pm ed il suo partito sono la punta dell’iceberg... Di Pietro è il portavoce di un network che ha capacità di fuoco che non può essere sottovalutata" (Il piduista Cicchitto).
 
“Ciò che oggi ha detto Di Pietro riguardo alla memoria di Bettino Craxi, riferendosi addirittura a ciò che dovrebbe o non dovrebbe dire il Presidente della Repubblica in occasione di una cerimonia di commemorazione è senza precedenti... Non ci sono più parole ormai per qualificare, stigmatizzare e polemizzare con un uomo che fa della provocazione, dell’insulto, della volgarità il suo programma politico" (Il poeta Bondi).
 
"Di Pietro sbaglia a non riconoscere il suo errore nel giudizio storico (!, ndr) su Bettino Craxi, ma almeno dovrebbe attenersi alla saggezza latina: de mortuis nihil nisi bonum, dei morti si parla solo se si può dirne bene" (Il latinista Gianfranco Rotondi, che dimentica che è più utile dire cose vere, per quanto sgradevoli, piuttosto che dire cose buone ma false).
 
Infine (ma immagino si possano trovare molte altre dichiarazioni del genere), per Margherita Boniver (Pdl) si è scatenata “la quinta essenza del giustizialismo più barbaro che ha in Di Pietro il suo epigono” (non si sa perché usano tutti termini aulici, forse per non fare capire le... stupidaggini che dicono), mentre Barbareschi (Pdl) si chiede se Di Pietro “non ritenga meglio opportuno, oggi, da politico, tacere”. In effetti Barbareschi, abituato al modello Berlusconi, riterrà impossibile che un politico dica la verità, per cui “da politico” oggi Di Pietro doveva stare zitto.
 
Insomma, se non ci troviamo di fronte a un linciaggio verbale, poco ci manca. Ma quel che mi interessa non è ovviamente difendere Di Pietro. E’, piuttosto, far notare come tutte queste dichiarazioni dei politici del centrodestra non stanno né in cielo né in terra, tutti i richiami agli insulti, alla rozzezza, alla barbarie non hanno nessun senso!
 
Eppure queste dichiarazioni hanno un’eco enorme, sono amplificate dai giornali, dalle radio e dai telegiornali e, in definitiva, sono diffuse a tal punto che piano piano, lentamente ma inesorabilmente la gente ci crede. E la verità storica improvvisamente non ha più alcun valore, la distinzione tra realtà e finzione, di cui parlava la Arendt, non esiste più.
 
Ora, non vogliamo dire che il totalitarismo nazista o comunista è uguale al berlusconismo. Lì si usava la violenza, il terrore; qui si usano le televisioni. Ma è certo che l’effetto (cioè il disprezzo per la verità) è lo stesso e il berlusconiano convinto è quello per cui Craxi (o Berlusconi) è un grande statista perseguitato dai giudici e fuggito in Tunisia per sfuggire alle loro grinfie, cioè quello per cui tra vero e falso non c’è differenza.

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