• AgoraVox su Twitter
  • RSS
  • Agoravox Mobile

 Home page > Tempo Libero > Viaggi > La incrollabile vocazione culturale della città di Nuoro

La incrollabile vocazione culturale della città di Nuoro

Ho più di un motivo per amare Nuoro, la mia città.

Il primo di essi, qualcuno potrà forse giudicarlo banalmente romantico, in tempi di ‘modernità liquida’ e di globalizzazione imperante, è che in una casa di uno dei suoi quartieri più antichi chiamato Seuna ci sono nato.

Il secondo risiede nel fatto che ogni volta che ci vado, a Nuoro (di solito capita poche volte l’anno e per pochi giorni), sto bene, mi ritempro e tanto riesco a riposarmici che riparto infine per Cagliari con l’inebriante impressione di essere rinato.

Intendiamoci: non parlo qui solo del riposarsi per allontanare quella stanchezza anche fisica che specie nei periodi di caldo feroce prende ciascuno di noi e che è legata in massima parte alla naturale necessità dell’uomo di interrompere i ritmi imposti dal lavoro e dagli impegni quotidiani. La definirei piuttosto una questione di ‘appartenenza’. Ulisse ed Itaca, siamo, io e la mia città. ‘Nuoresità’, la chiamerei, questa intima esigenza, o anche, con espressione più immediata che denota meglio l’‘urgenza’ del proprio desiderio, ‘bisogno di tornare’. Naturalmente questo ‘forte richiamo delle origini’ non fa mancare mai il mio senso critico anche nei confronti di quell’agglomerato urbano cresciuto molto, negli ultimi decenni, per tentare di far fronte agli spostamenti di nuclei familiari e di singoli che decidono di trasferirsi a Nuoro per i motivi più vari (principalmente per lavoro o per motivi di studio) e per assecondare le crescenti esigenze di chi in città ha sempre abitato.

Chi si avventura per un giro nei quartieri sorti più di recente o fa due passi in quelle zone della città che ospitano la grande distribuzione commerciale o che sono ancora in fase di completamento urbanistico potrà rimanere impressionato assai negativamente nel constatare che anche in questa città ‘a misura d’uomo’ alcune zone scontano tutti i disagi causati dal disordine edilizio, dalla penuria di spazi verdi e dalla, sotto i più vari aspetti, trascuratezza che così frequentemente, in tutti i centri, caratterizza gli agglomerati e le strade e le piazze di più recente costruzione. Anche a Nuoro i ‘non luoghi’ privi di qualsiasi identità e gli inarrestabili processi di globalizzazione fanno a gara nel contendersi ciò che ancora rimane di una cultura fiorentissima che ha avuto inizio in un antico villaggio di pastori.

Tuttavia oggi a Nuoro si vive meglio rispetto a, diciamo, venti o trent’anni fa. Il livello di ‘qualità della vita’, misurato in rapporto ai parametri più diversificati e significativi, compresi quelli che riguardano il rapporto con la cultura nelle sue molteplici manifestazioni delle popolazioni della provincia, è sempre piuttosto elevato (l’indagine 2010 relativa alle 107 province italiane svolta dal quotidiano Il sole 24 ore collocava il capoluogo barbaricino al ventottesimo posto) e i nuoresi mantengono sempre alto il loro senso di identità e di appartenenza alla loro città

Città che ha alle spalle una lunga tradizione politica e forense costellata da figure intellettuali come oggi non se ne trovano più, luogo di mille fermenti civili, culturali, artistici e letterari, Nuoro un tempo veniva definita la ‘Atene sarda’. 

Ciò che rimane del glorioso retaggio ereditato dalla Nuoro dei nostri giorni comunque non è poco e sta li a dimostrare la incrollabile propensione alla cultura e allo sviluppo del sapere che da sempre contraddistinguono la città. Sul piano del folclore e su quello delle tradizioni popolari, oltre alle manifestazioni più conosciute (la Sagra del Redentore e il Festival del folclore che si tengono a fine agosto sono, per tradizione consolidata, eventi di carattere internazionale) e a un’importante spazio museale come il Museo del costume, ove è raccolta una collezione di costumi provenienti da molti paesi della Sardegna (gli esemplari esposti sono, in molti casi, di antica e originale fattura) la sede dell’ISRE (Istituto superiore regionale etnografico), istituito nel 1972 con un provvedimento di legge della Regione. L’importante presenza dell’ISRE in città conferma la particolare vocazione del capoluogo barbaricino a far da guida nel campo delle tradizioni popolari; tale vocazione è dovuta anche al grande patrimonio di usanze e materiali di particolare interesse folcloristico e demo-antropologico di cui Nuoro e l’intera sua provincia possono disporre. Sul piano delle risorse ambientali, chi abita a Nuoro e chi soggiorna in città anche solo per pochi giorni può godere di tutto ciò che offre il Monte Ortobene in fatto di aria pura, foltissimi boschi, amenità dei luoghi e panorami che tolgono il respiro.

Ma non è tutto. Chi ha già visitato la città sa che gli amanti dell’architettura possono ammirare, oltre alla seicentesca chiesetta delle Grazie, monumento di commovente semplicità, e al convento delle carmelitane scalze, interessante opera contemporanea dovuta al talento dell’architetto francese Savin Couelle, la cattedrale di S.Maria della Neve (primi decenni del XIX secolo) e alcuni palazzi di grande fascino sorti durante il Ventennio fascista tra i quali: l’Istituto Magistrale ‘Satta’, il Liceo classico ‘Asproni’, la sede della Camera di Commercio in Via Papandrea, il palazzo delle Poste centrali e, prospiciente i giardini pubblici, la Scuola elementare ‘Podda’.

Ancora occorre sapere che a Nuoro il Museo di arte moderna e contemporanea (MAN, la cui sede occupa il bel palazzo già sede dell’Ente Provincia, al centro della Città) espone spessissimo artisti di livello internazionale, che la casa museo di Grazia Deledda è tra i siti più frequentati da chi sosta in città per turismo e che nel capoluogo della Barbagia si tiene ormai da molti anni una importante rassegna di concerti di musica Jazz cui si aggiungono, in separata sede, seminari di jazz tenuti da musicisti di levatura mondiale (tra i quali, protagonista assoluto in tutte le manifestazioni musicali isolane di grande livello, Paolo Fresu); Nuoro è inoltre città universitaria dotata di un sistema bibliotecario pubblico d’eccellenza gestito dal Consorzio per la pubblica lettura ‘Sebastiano Satta’.

Al centro dell’abitato si trova la Piazza Satta, luogo di grandi suggestioni impreziosito da sculture dell’oranese Costantino Nivola; alle pendici dell’Ortobene, invece, la chiesetta della Solitudine, che accoglie le spoglie mortali di Grazia Deledda. Sono entrambi luoghi magici, silenti e, se vogliamo, fuori dal tempo; luoghi dove sedere e riflettere e lasciarsi trasportare dall’emozione suscitata dalla scarna essenzialità delle forme e degli oggetti che circondano chi osserva. Sono i luoghi della mia città che preferisco perché continuano ancora oggi a rievocare l’indole fiera, silenziosa e riservata che ha sempre caratterizzato le genti barbaricine. Chi conosce l’opera dello scultore nuorese Francesco Ciusa intitolata ‘La madre dell’ucciso’(1907) e ne ha apprezzato la realisticità e la capacità di rappresentare l’emozione e la rassegnazione di una vecchia madre che sembra peraltro non voler farsi sopraffare da un dolore infinito che tutto sommato costituisce parte costante della tormentata vita di tutti i sardi, sa esattamente a che cosa mi riferisco. 

Nuoro è certamente molto di più e molto meglio di quanto io non sia riuscito a descrivere nelle righe che avete appena letto, scritte unicamente sotto l’impulso dell’inestinguibile affetto che nutro per questi luoghi incantati. 

Anche per questo vi suggerisco di passarci, questa estate.

Lasciare un commento

Per commentare registrati al sito in alto a destra di questa pagina

Se non sei registrato puoi farlo qui


Sostieni la Fondazione AgoraVox







Palmares