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La disgrazia giuridica. L’esempio napoletano della prova scritta per l’esame d’avvocato

La nuova generazione, fatta di migliaia di ragazzi che agitano in questi giorni la piazza, porta all’attenzione non sono della politica ma anche dell’opinione pubblica tutta, profondi disagi. Il disagio di trovarsi con un diritto allo studio sommerso, con un presente nullo ed un futuro inimmaginabile. A preoccupare di più la generazione del “nulla da perdere” (definizione puramente sociologica) è la quasi inesistente prospettiva occupazionale. Dal lavoro pubblico al privato, passando per il girone infernale della libera professione, tutto sembra mostruosamente chiuso. Si ha l’impressione di entrare in un tunnel senza via d’uscita, percorrere il quale è impossibile vista l’assenza di fari.
 
Un concorso pubblico, così come l’acquisizione di un’abilitazione per l’esercizio di un’attività professionale, implica sacrifici immani e delusioni catastrofiche. Il 14-15-16 dicembre scorso, si è tenuta la prova scritta per l’esame di avvocato. Prova consistente nella redazione di un parere in diritto civile, uno in diritto penale, ed infine la redazione di un atto giudiziario. Migliaia di ragazzi, armati di codici, hanno presso d’assalto le diverse sedi d’esame nei rispettivi distretti di Corte d’Appello. Ovviamente agli occhi di molti può sembrare un esame come tanti, ma se hai la sfortuna di far parte dell’esercito dei quasi settemila della Corte di Appello di Napoli, il gioco diventa davvero duro. Non essendo, logisticamente parlando, prevista né la consegna dei codici anticipata né tantomeno il banco assegnato, per tre giorni si è costretti a fare la fila alle prime ore dell’alba per accaparrarsi i posti strategici.
 
Una tre giorni in cui si entra col buio mattutino e si esce col buio serale; una tre giorni in cui visto l’alto numero dei respinti ogni anno, s’incontrano sempre le stesse facce; una tre giorni in cui la dignità di essere umano viene messa all’angolo da una prova che definire farsa non è azzardato. Immaginate cosa significhi provare a concentrarsi in un padiglione con circa duemila persone ove regna sovrano un brusio che preme le meningi con una violenza inaudita. La cosa particolare è che in questa canea, c’è anche qualche giovane donna, aspirante principe del foro, che nel bel mezzo del proprio intento a sfogliare il codice per trovare la soluzione al caso in esame, viene gentilmente invitata al varco di competenza per ottemperare al rito dell’allattamento. Questo fa capire che la prima volta in cui la neo mamma si è cimentata in quest’avventura era nubile, ma vista l’impossibilità di essere chiamata avvocato, ha deciso di mettere su famiglia. A questo stress pazzesco, i futuri “azzeccagarbugli” devono fare i conti col meccanismo delle correzioni incrociate, la cui “saggezza” porta ad essere bocciati con dei compiti sui quali oltre all’annotazione dell’insufficienza non c’è altra motivazione del “mancato gradimento”. Non bisogna dimenticare la quantità di danaro che gira intorno ad un appuntamento simile: i corsi preparatori, l’alloggio, i codici annotati con la giurisprudenza, portano intere famiglie a dissanguarsi per una semplice abilitazione. S’intuisce bene come l’Italia sia un Paese preistorico, ove non è mai il più bravo e meritevole a trionfare attraverso il meccanismo della libera concorrenza, ma vengono sempre più premiati i poteri forti, gli interessi particolari i quali disgraziatamente tracciano il confine tra la beatitudine e la disperazione.
 
Il dramma vero però è che la gran parte dei beati sono degli autentici incompetenti ed imbranati. La grande democrazia italica, affonda anche in questo.

Commenti all'articolo

  • Di Toscana (---.---.---.3) 24 dicembre 2010 15:30

    Ho visto un video su youtube del 2008: http://www.youtube.com/watch?v=LmRY... veramente impressionate il numero di persone , però finchè ci saranno piaceri di famiglia, favori e favoreggiamenti non si potrà mai vivere in un paese democratico. Il problema è che nessuno vuole che il vicino di banco sia favorito ma se noi ne abbiamo la possibilià siamo i primi a chiedere alle persone giuste di essere favoriti. Questo non riguarda solo napoli ma tutta l’italia, purtroppo solo in pochi hanno l’orgoglio di poter dire "ce la voglio fare senza che nessuno mi aiuti". E finchè l’italiano cercherà l’aiuto il paese non riuscirà a crescere.
    Ciao dalla Toscana

  • Di Luigi Iovino (---.---.---.5) 25 dicembre 2010 13:43
    Luigi Iovino

    Natale 2010 - Pacco bomba alla magistratura italiana... 

    http://www.facebook.com/IovinoLuigi?ref=name#!/photo.php?fbid=1615971872324&set=t.1027141243

    Berlusconi si lamenta dei PM (ma non della P3)

    D’Alema giudica la magistratura un pericolo per la democrazia in Italia... (Chissà se parlano degli stessi magistrati...)

    Per Luca Palamara tutto va bene..., (ANM) ma Piergiorgio Morosini (MD) la pensa in modo diametralmente opposto...

    Intanto, stanchi di essere vittime inascoltate i cittadini cominciano ad organizzare Comitati contro la MALAGIUSTIZIA e ricevono anche l’appoggio di magistrati e parlamentari Prossima una conferenza stampa e una nuova protesta a Roma per la mancata risposta dei vertici delle istituzioni, della politica e della magistratura...

    http://www.facebook.com/IovinoLuigi?ref=name#!/home.php?sk=group_164403996913619&ap=1

  • Di Luigi Iovino (---.---.---.5) 26 dicembre 2010 08:55
    Luigi Iovino

    Vuoi un futuro assicurato?

    Pre-affiliati alla fratellanza giuridica e sarai premiato!!!

    http://paolofranceschetti.blogspot.com/2010/07/fratellanza-giuridica-imagistrati-e-la.html

    Cosa importa il diritto se tutto quello che dovrai fare nella tua vita forense sarà storto?

    www.luigiiovino.it


  • Di paolo (---.---.---.102) 26 dicembre 2010 10:43

    Caro Bozza 

    Hai dato un’immagine molto realistica della realtà di un concorso di quel genere . Certamente non invidio i candidati . Molto provocatoriamente però io sarei del parere non solo di bandire per almeno trenta anni i concorsi di avvocatura , tempo per smaltire almeno una generazione , ma soprattutto interdirei tutti coloro di etnia al di sotto della latitudine di Viterbo , dall’accesso alle facoltà di giurisprudenza per lo stesso periodo di tempo . Capisco la drasticità e forse anche la demenzialità della proposta , ma francamente sarebbe ora che le popolazioni di cultura "borbonica" (il termine non vuole assolutamente essere offensivo ) cominciassero a indirizzare le loro intelligenze verso qualcosa di diverso dagli studi in giurisprudenza . 
    E’ veramente aberrante lo sfornatutto delle facoltà di giurisprudenza meridionali . Ormai abbiamo più avvocati del resto d’Europa e nessuno , dico nessuno , capisce che la riforma della giustizia ha come premessa inderogabile la riforma dell’avvocatura in Italia . Soltanto un numero fisiologico di avvocati può consentire la rapidità dei processi , gli eccessi abnormi fanno si che un avvocato ,quando ha una causa , non la molla fino a babbo morto, a costo di inventarsi un cavillo al giorno.
    Questo è il vero dramma della giustizia in Italia ,altro che Silvio B. e le sue deliranti e molto interessate riforme .

    paolo 
  • Di (---.---.---.112) 26 dicembre 2010 11:07

    X paolo

    mi sembra che ti sfugga che il numero di avvocati, di per sè, è solo un vantaggio per i clienti, che hanno molta più scelta ed anche la possibilità di negoziare costi ragionevoli. (Oltre alla facoltà di revocare e cambiare il proprio avvocato in qualsiasi momento). Ma veramente pensi che una causa possa essere rallentata per "il cavillo del giorno" inventato da qualcuno che vuole tirarla per le lunghe? Ho la sensazione che la tua conoscenza del mondo del diritto sia piuttosto approssimativa. Ti ricordo che l’Italia è un paese a fortissima illegalità e, proprio per questa ragione, il numero dei contenziosi nel nostro paese è circa dieci volte superiore a quello della media europea. Con la lentezza (e inefficienza) della giustizia non hanno proprio nulla a che fare nè gli avvocati nè i magistrati.

  • Di paolo (---.---.---.102) 26 dicembre 2010 17:51

    caro xxx.xxx.xxx.112

    Ho una esperienza di causa civile che è durata anni 35 ( ripeto anni 35!! ) in due tranche la prima di 16anni e la seconda di 19 anni . Ad un certo punto la mia causa era pure finita al reparto stralcio del tribunale( mi hanno detto per errore), per poi riapparire magicamente qualche anno dopo. Tanto è vero che per la seconda parte stò avvalendomi della legge Pinto con la speranza, spero non proprio remota , di ricavarci qualcosa. Per inciso , la causa lo vinta . 35 anni !! e attenzione stò parlando del 1° grado di giudizio !!. Quando è iniziata ero un ventisettenne di belle speranze e visto che me la sono letteralmente caricata sulle mie spalle con tanto di codici alla mano, posso assicurarti che le mie idee sono chiarissime . Molto meglio che sui libri . Con l’avvocato , allora mio coetaneo , siamo diventati amici . Nessuno mette in dubbio le inefficienze generali della giustizia , cosi’ come nessuno nega la facilità tipicamente italiana di andare al contenzioso , ma ti assicuro che ci sono in giro avvocati che andrebbero arrestati perchè su stupidaggini creano artificiosamente contenziosi allucinanti al solo scopo di prolungare la causa .Ne ho impattato una decina e sono la causa principale della lungaggine dei processi . Al secondo posto ci metto i CTU dei tribunali , altra categoria da prendere con le molle .Poi ovviamente è da riformare tutto il sistema , non si discute .

    paolo
  • Di Marco Bozza (---.---.---.5) 26 dicembre 2010 18:14

    Leggo con particolare attenzione quanto segue al mio articolo, e mi fa piacere che si sia animato un dibattito costruttivo. Tuttavia, c’è da scindere nettamente la status pietoso in cui versa la giustizia dalla possibilità di diventare un operatore del comparto giudiziario, quale la figura dell’avvocato. Sono davvero sotto gli occhi di tutti le difficoltà nel trovare lavoro, e per i laureati in giurisprudenza, molto spesso l’avvocatura rappresenta davvero l’ultima spiaggia, dopo aver inviato curricula a iosa tentando altre strade. In questo modo, si va ad ingolfare pazzescamente la carriera forense. Infatti, capita molto spesso che chi davvero vuole indossare la toga, vede soffiarsi l’abilitazione da chi magari è totalmente disinteressato. E’ un meccanismo perverso che è dato dalla scarsa capacità di sapere regolare il delicato passaggio università-mercato del lavoro. L’università odierna è un po’ come una diga senza controllo, sforna laureati a raffica i quali non sanno poi dove sbattere la testa. Se solo si scardinassero i monopoli, le caste, i poteri forti, se solo si desse più spazio alla concorrenza, anche l’Italia potrebbe recuperare in termini di virtuosismo occupazionale, altrimenti continuerà ad affondare in una dimensione dannatamente retriva. Per quanto riguarda la lentezza giudiziaria, non si profila davvero nulla di buono, se si considera il progetto di riforma balentante nella mente di chi detiene lo scettro del potere.

  • Di paolo (---.---.---.102) 26 dicembre 2010 18:52

    Caro Marco , su questo tuo ultimo compendio all’articolo ,sono totalmente d’accordo , anzi lo sottoscrivo alla lettera . E’ il dramma degli ordini professionali e delle mancate( e sempre promesse) liberalizzazioni che non consentono a giovani laureati di diventare consulenti legali di aziende e far valere il proprio valore senza andare ad ingolfare le fila degli avvocati . Un’azienda può anche assumere un neolaureato ma,se questi non consegue l’abilitazione , è una figura professionalmente incompiuta.

    Dovrebbe essere un mercato libero dove , conseguito il titolo accademico, ciascuno possa far valere le proprie capacità , " sic et simpliciter ".

    paolo
  • Di (---.---.---.83) 17 dicembre 2011 13:48

    Hai dipinto a chiare lettere l’immane scempio che si compie ogni anno ma questa è solo la punta dell’iceberg rispetto a quanto accade.Non parliamo delle liste di raccomandati che io stessa ho visto e dei commissari che si sedevano tra ibanchi a dettare il compito.

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